martedì 23 febbraio 2010

Autori di passaggio - Laura Mancuso

"Questo è il libro che non avrei voluto mai scrivere" - esordisce così Laura Mancuso, in un'intervista a cura di Veronica Viola, conversando sul libro In volo senza confini. Una storia d'amore, di volo e di condor, Corbaccio 2009. E continua "Una storia, la mia storia, di un'esperienza che non avrei mai voluto vivere. Ma è anche il racconto della mia esistenza. Un racconto di successi e di mal di montagna, di passione e di amarezza. Un arcobaleno di emozioni tra le risate e il vento. Ansie e fatiche nel sole cocente del deserto o al freddo pungente dell'Himalaya. Una storia di amore e di coraggio. Di pianti e di onde bianche dell'oceano. Di notti gelide riscaldate dal fuoco e dall'amore. Di mattine finte rischiarate dalle torce frontali. Di amicizia e di rispetto. Di aquile, gru, falchi, poiane, albatros e condor. Poca quiete ma, come diceva Angelo, per riposarsi c'è sempre tempo".



Angelo era un uomo al confine tra avventura e ricerca scientifica. La molla che lo spingeva verso le sue imprese era la voglia di fare, o - come ha scritto lui stesso nel suo libro In volo sopra il mondo (Mondadori 2005) - "la voglia di esistere nella natura a modo mio". Un istinto che lo spingeva a compiere imprese straordinarie "non per qualcosa che cerco ma per quello che sono". Partiva sempre da un'idea, un'intuizione, un sogno. Poi si metteva a studiare, analizzava i particolari, perfezionava i dettagli. Per Angelo il volo era tutto. Aveva scritto nel suo libro: "in me tutto tende all'aria, finché i miei piedi toccano terra fremo dal desiderio di librarmi". Per Laura Mancuso la passione è nata per contagio, e adesso fa parte della sua vita.

Laura Mancuso è la moglie di Angelo D'Arrigo, l'uomo che ha insegnato a volare agli uccelli e che ha sorvolato l'Everest in deltaplano. Dopo averne condiviso la vita, le avventure, le passioni, ne ripercorre le esperienze straordinarie, sul delicato confine tra l'ammirazione per il suo coraggio e la nostalgia per la sua assenza.

Se avete letto o leggerete questo libro, potete lasciare il vostro commento qui.

(Laura Mancuso, Biblioteca Delfini, 8 marzo 2010, ore 21)

lunedì 22 febbraio 2010

Cosa vorresti leggere nel prossimo GdL?

Karen J. Fowler ha scritto un libro che parla di un Gruppo di Lettura, dedicato a Jane Austen, da cui è stato tratto un film: Jane Austen book club.

In previsione dell'avvio del nuovo GdL, ancora senza titolo, puoi continuare a votare il sondaggio che trovi nella barra di destra.

Ma se le proposte non ti convincono, segnalaci il tema che preferisci, usando lo spazio per i commenti.

venerdì 19 febbraio 2010

Un libro un film - Ritratto di signora di Henry James

Isabel Archer, nipote senza fortune di Mrs Touchett (moglie di un banchiere americano espatriato) viene invitata dalla zia a raggiungerla a Londra. Durante gli innumerevoli rituali sociali il suo charme e la sua intelligenza seducono Lord Warburton, gentleman britannico, di cui Isabel rifiuta la corte e la proposta di matrimonio.

Caspar Goodwood, uomo d’affari sincero e volitivo, che la protagonista ha conosciuto in America prima della sua partenza, la raggiunge e le propone anch’egli di sposarla. Lei reclama due anni di riflessione per conservare la sua indipendenza e fare esperienza di vita.

Anche il giovane Ralph, figlio di Mrs. Touchett, è innamorato di lei ma, essendo malato, non avanza promesse né prospettive di nozze. Ma come sincero atto d’amore domanda al padre morente di lasciare una cospicua eredità alla cugina, in modo che questa possa realizzare i sogni di libertà che la sua fervida immaginazione le suggeriscono.

Isabel conosce Madame Merle, donna di mondo e di garbo squisito, dalla quale resta incantata come l’uccello davanti al serpente. È l’attrazione della donna esperta, dell’iniziatrice, che fa breccia sull’anima della vergine e innocente Isabel. Durante un viaggio in Italia, sarà proprio Madame Merle a presentarle un americano che vive con la giovane figlia, Pansy, in una lussuosa villa fiorentina. Esteta eccentrico, dal fascino impalpabile e dalla smisurata volontà di potere, Osmond sollecita l’immaginazione di Isabel, che soccombe sotto il peso del suo stesso romanticismo un po’ naif. Così che i desideri di conoscere il mondo, di viaggiare e di scegliere un destino di libertà presto vengono sacrificati sull’altare della vita coniugale, per quanto socialmente intensa.

Isabel si abbandona a Osmond con una sorta di umiltà, senza chiedere, ma offrendo se stessa (e il suo denaro) incondizionatamente. La stessa Pansy farà parte delle responsabilità che Isabel si dice pronta ad affrontare.

Isabel ama il marito ansiosamente e ardentemente ma il suo matrimonio è destinato a fallire. Gilbert presto si rivelerà egoista e glaciale, intenzionato a piegare Isabel alla sua volontà. E poi….? Il lettore lo scoprirà da sé.

Perché, ci chiediamo, nonostante Isabel si mostri a noi così solare e amante della verità non riesce a sollevare i veli polverosi dell’ipocrisia, e illuminare i lati oscuri della sua vita per rivelarne l’inganno? Chi è dunque questa Isabel che seguiamo passo passo fino all’inferno? Che fine fa la sua determinazione...?
Per le risposte appuntamento al prossimo gruppo di lettura.


Elena Bellei, conduttrice del Gruppo di Lettura della Biblioteca Delfini

giovedì 18 febbraio 2010

Da lettore a lettore - Slowbook, ovvero l'anti-bestseller


Secondo "Slowbookfarm" (un nome, un programma), ecco i primi classificati nelle varie categorie, alla data di oggi.

Per la narrativa Riportando tutto a casa di Nicola Lagioia (Einaudi), storia di tre giovani a Bari negli anni Ottanta. Ribelli, rabbiosi e deboli "come lucciole senza ali", i tre ragazzini giocano a diventar grandi in una metropoli fatta di vetrine, motorini, locali alla moda e inferni suburbani, si scambiano ragazze, scoprono la droga, si contorcono in dolorosi conflitti familiari, vagheggiando sui pochi futuri possibili.



Per la poesia, Conglomerati di Andrea Zanzotto (Mondadori), sguardi su un mondo che brucia solo di "commerci", dove "le notti fremono di ladri e di ghiacci", e dove, in fin dei conti, solo "nelle immondizie" si possono trovare "tracce del sublime / buone per tutte le rime".


Per la saggistica Nero sonetto solubile. Dieci autori riscrivono una poesia di Baudelaire di Valerio Magrelli (Laterza), una indagine su una poesia di Baudelaire i cui versi hanno formato generazioni di francesi, quasi fosse sostanza solubile che lentamente rilascia le sue proprietà.


Per la categoria "Altre scritture", La vita nei dettagli di Antonella Anedda (Donzelli), una originale mappa fatta di dettagli di opere d'arte, alla ricerca di quello che ci affascina nei dettagli: forse l'oscurità da cui il nostro sguardo li salva, aprendo sentieri sconosciuti, cammini traversi alla storia dell'arte.

Dunque che strana classifica è questa? Essa non si ispira al criterio dei più venduti, ma segue criteri di qualità, utilizzando una community di lettori e recensori qualificati. Una sorta di "Gambero rosso" della letteratura, nato in collaborazione con la rassegna "Pordenone legge" e la rivista on line Stephen Dedalus (http://dedalus.pordenonelegge.it/). Nel mare magnum dei 60.000 titoli che vengono pubblicati ogni anno, un tentativo di sottrarsi alla pura logica dellla grande distribuzione organizzata.
Il tutto è spiegato nei dettagli sul sito della nuova libreria on line dal nome molto significativo: Slowbookfarm.

mercoledì 10 febbraio 2010

Da lettore a lettore - Se proprio ci tocca leggere d'amore

Se proprio ci tocca onorare San Valentino e "leggere d'amore", scambiamoci almeno qualche suggerimento non scontato.
Comincio io (o almeno ci provo), con tre proposte diverse.
La prima è un saggio del sociologo Zygmunt Bauman, L'amore liquido, Laterza 2006. Nella sua visione di una società liquida, dove gli individui faticano a definirsi, perché continuamente sospinti in una nuova forma, anche l'amore sembra scontare questa indefinitezza. Sembra che tutti anelino ad una stabilità affettiva, ma allo stesso tempo temano di rimanere imbrigliati in relazioni stabili.


Il secondo titolo racconta invece di una visione dell'amore (e di una concreta storia d'amore) che sembra tutto meno che liquida: Andrè Gorz, Storia di un amore. Lettera a D., Sellerio 2008.

Gérard Horst, questo il vero nome dell'autore, incontra Dorine, giovane attrice inglese, nel 1947 in Svizzera dove lui si era rifugiato e dove lei faceva teatro. Da quel momento non si sono più lasciati. Cinquantotto anni dopo, Horst ripercorre gli anni della giovinezza e della militanza, dai primi incerti inizi parigini dove Gorz inizia la carriera di traduttore poi di giornalista, infine di filosofo. E' una confessione senza veli, in cui Gorz ammette di non aver sempre tenuto la moglie nella giusta considerazione, salvo poi riconoscere come l'intera sua opera porta il segno della presenza di Dorine, del suo sostegno, del dialogo sempre vivo tra loro. André e Dorine Gorz hanno attraversato insieme la seconda metà del Novecento. Storia d'amore, ma anche ritratto di un'epoca, Lettera a D. si conclude con questa frase: "Vorremmo non sopravvivere l'uno alla morte dell'altro. Ci siamo detti che se, per assurdo, dovessimo vivere una seconda vita, vorremmo trascorrerla insieme". Gorz ha messo fine ai suoi giorni, insieme a sua moglie Dorine afflitta da una grave malattia, il 25 settembre 2007.

Per concludere una nota leggera, uno sguardo su un altro tipo di amore: Jeffrey Masson, I cani non mentono sull'amore, Cairo 2010. L'autore cerca di evitare di trasferire sensazioni ed emozioni tipicamente umane sui cani. L'antropomorfismo a ogni costo è il rischio che un etologo non vuole correre: per questo la "sfera emotiva" degli animali scivola in secondo piano rispetto all'analisi dei comportamenti. Jeffrey Masson si è concentrato sull'esplorazione del misterioso universo interiore dei cani. Attingendo al mito, alla letteratura, agli studi scientifici - da Senofane a Voltaire, da Freud a Lorenz, da Thomas Mann a Kundera - ma soprattutto alle storie personali o raccolte da chi condivide un po' della sua vita con un cane, ci commuove e ci diverte, mettendoci a contatto con i "sentimenti" dei nostri migliori amici: gratitudine, lealtà, solitudine, delusione, aggressività, malinconia, sogni, percezione delle altre specie - esseri umani inclusi.

mercoledì 3 febbraio 2010

Da lettore a lettore - La letteratura e l’‘estremo’


«Volevo il movimento, non un’esistenza quieta. Volevo l’emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia che non trovava sfogo in una vita tranquilla».
Lev Tolstoj, La felicità familiare

L’estremo, il pericolo, il gioco con la sorte, l’attività ad alto rischio, fisico e mentale.
Conosci storie che sfidano la tranquillità? Hai amato – o odiato – libri di storie vere o finzioni letterarie traboccanti di emozione e energia fino all’eccesso?
Via libera ai commenti!

martedì 2 febbraio 2010

Un libro un film. Quarto incontro del GdL (28 gennaio 2010) - Nelle terre estreme

Nelle terre estreme è la ricostruzione di una vicenda realmente accaduta, quella di Chris McCandless, della cui fine tragica l'autore ci mette a conoscenza sin dalle prime pagine.
Il fatto di cronaca venne in un primo momento pubblicato da Jon Krakauer sulla rivista americana Outside, ma l'interesse che la notizia suscitò, e l'abbondanza di lettere che giunsero in redazione, portarono l'autore a scriverne una storia romanzata, corroborata dalle impressioni di chi aveva incontrato Chris durante le sue peregrinazioni. Krakauer non nasconde di provare una forte simpatia per il giovane McCandless, nonché un'immedesimazione che lo porta a inserire, tra le vicissitudini di Chris, anche un capitolo dedicato alla propria avventura personale. Come un padre putativo, lo ricorda con pietà, quasi giustificandone, con tenerezza e comprensione, i limiti, peraltro oggettivi.

Le suggestioni generate dal libro, le tematiche universali che lo permeano, sono molteplici: il rapporto con la natura, con i genitori, con la materialità, con l'autenticità e, soprattutto, la ricerca del senso della vita, si intrecciano con i singoli avvenimenti quotidiani della breve esistenza di Chris.

Ma la vera forza di Nelle terre estreme è la capacità di dividere i lettori, o chiunque venga a contatto con questa drammatica vicenda, in vere e proprie ‘correnti di pensiero’ diametralmente opposte.
Per Chris si prova fastidio o simpatia. Lo si ritiene un eroe romantico oppure uno stupido ingenuo.

C’è chi prova grande rabbia nei confronti di McCandless o, meglio, di Alexander Supertramp: qualcuno sostiene che chi è stato davvero avventuroso non può difenderlo e nemmeno giustificare la sua approssimazione nell’utilizzo delle attrezzature – per scongiurare la morte, sarebbero forse bastate una mappa o una bussola – e la smisurata arroganza. Allo stesso modo, tanti abitanti dell’Alaska, con le loro lettere pubblicate dallo stesso Krakauer, si erano espressi criticando aspramente non solo Chris, ma tutti quei viaggiatori poco preparati e superficiali, che mettevano a rischio la propria vita – e magari anche quella dei soccorritori – in totale incoscienza. Quello di Chris è un narcisismo esasperato, che lo porta a farsi beffe del consorzio umano, arrivando, nel piacere estremo di superare i limiti, al delirio di onnipotenza.

Al contrario, c’è chi crede che Chris sia un paladino della condanna alla società americana – e in generale occidentale – fatta di modelli di riferimento stereotipati, basati sul denaro e sulla carriera a tutti i costi. McCandless rifugge da tali convenzioni e aspira alla purezza assoluta, quella della natura incontaminata. Quello di Chris, non sarebbe dunque narcisismo, o egoismo, ma l’idealismo di chi non si lascia intrappolare nel mondo della meschinità umana. Chris, come San Francesco, si spoglia della ricchezza paterna per non doverne condividere anche le falsità. Qui si consuma l’eterno scontro tra natura e cultura, tra onestà e menzogna.

Tra questi due estremi, si situa una terza ipotesi: Chris è ancora un adolescente e come tale agisce. I suoi eccessi sono gli stessi evocati da Krakauer nella descrizione delle sue vicende autobiografiche: secondo l’autore, chi mette a repentaglio la propria vita, travolto dalla frenesia adolescenziale, sopravvive e procede nel cammino della maturità, solo ed unicamente per fortuna. L’unica colpa di Chris sarebbe, dunque, quella di non essere nato sotto una buona stella. A convalidare l’ipotesi del furore giovanile, che fungerebbe da motore primo dello slancio ribelle e fuori controllo di Chris, sono le sensazioni che egli vive costantemente con esasperazione, intensificate proprio dal suo animo tardo-adolescente: durante i suoi viaggi il caldo è più bruciante, il freddo è più pungente, il cielo è più limpido, come se le percezioni fossero drogate dalla giovinezza stessa.

Infatti, McCandless sembra affrontare un viaggio iniziatico, un rito di passaggio che lo mette costantemente alla prova, ma per il quale non è stato istruito a sufficienza. Chris confonde un rito di passaggio con la vita, scambia la cerimonia per la realtà. È privo non solo degli insegnamenti di un adulto che lo accompagnino al varco della maturità, ma si situa anche al di fuori di un gruppo sociale: i suoi amici sono i libri e la letteratura surroga la vita.

Se è vero che ogni grande trasformazione richiede la necessaria solitudine, e che solo dopo la metamorfosi si può ri-accedere alla comunità, Chris giunge, troppo tardi, alla consapevolezza che «la felicità sta solo nel vivere per gli altri» e vuole ricongiungersi, dopo essersi ‘smarrito’, con gli altri uomini.

Un’impressione - non del tutto condivisa nel gruppo - è quella di credere che Chris sia inconsciamente così attratto dalla morte, da cercare intenzionalmente di non portare con sé mezzi essenziali di sopravvivenza. La sua, allora, sarebbe una missione verso la più estrema delle terre, la morte, attraverso un cammino autodistruttivo che può forse essere accostato a certe dipendenze.

Secondo alcune di noi, ma l’opinione non è unanime, l’avventura in solitaria è un’esperienza tipicamente maschile. Le donne hanno più spesso bisogno di compagnia. Thelma e Louise, emblemi dell’avventura al femminile, vivono ogni evento insieme, perfino la morte. La donna fatica a stare da sola perché così le è stato insegnato: ‘la notte meglio non passeggiare da sola…’

In Chris sono tantissime le contraddizioni: vuole ritornare ad esser un uomo selvaggio, ma porta con sé i simboli della cultura umana, i libri. Vuole chiamare le cose col loro nome, ma il suo pseudonimo è Alexander Supertramp; si nega alle relazioni ma allo stesso tempo le accende - con l’anziano e disilluso Ron Franz, con la coppia di hippie Jan e Bob Burres -, tanto da farsi veramente amare.

Coloro che hanno visto il film, non hanno dubbi nel considerarlo superiore al libro, sia per la magistrale regia di Sean Penn, sia per la colonna sonora affidata al leader dei Pearl Jam, Eddie Vedder, che hanno reso in breve tempo Into the Wild un cult.