mercoledì 17 agosto 2011



Ti consiglio un libro - Nuraghe Beach di Flavio Soriga

Flavio Soriga, Nuraghe Beach. La Sardegna che non visiterete mai, Laterza 2011

L'ultima opera di Flavio Soriga, Nuraghe Beach, è un bellissimo e intrigante invito al viaggio, rivolto a chi è curioso, non ha fretta ed è alla ricerca dei tratti distintivi di un popolo e di un luogo.
Il libro si presenta con una struttura originale: una Premessa, composta da ben 43 brevi capitoli, e Nuraghe Beach, di soli cinque capitoli, cui si aggiunge Bonus Track, una vibrante canzone reggae (Campidano Kiss).

La Premessa vive di due narrazioni parallele: l'epilogo della storia amorosa di Nicola e Marta, sospesa fra Roma e la periferia cagliaritana, e il dialogo fra Nicola e la cugina Katia, vivace sostenitrice del progetto di guida della Sardegna da intitolare Nuraghe Beach.
Questi due filoni narrativi si sviluppano in un contesto, la Sardegna, del tutto antiretorico e lontano dai fasti della Costa Smeralda, tessuto di città e paesi sfiorati dalla modernità, in cui è faticoso vivere, ma dove è necessario ritornare per ritrovarsi e ripartire.

E allora, come in un film sulla propria terra girato con amore incondizionato, scorrono davanti agli occhi i tanti fotogrammi della Sardegna di Nicola: Cagliari, la sua sterminata periferia, il fertile Campidano, dove si succedono paesi che sono ognuno un mondo a sé.

Questa sardità cagliaritana, mite e ironica, si misura senza complessi di inferiorità con i miti dello star system globale, addomesticandoli. Così capita per le moto fatte arrivare via mare dall’America da George Clooney, in vacanza con la Canalis a Tresnuraghes, per un viaggio tra Alghero e Bosa. Proprio a Tresnuraghes? “Ah, yeah, Tresnuraghes, sounds good”, dice lui. “La ragazza della porta accanto (…), in vacanza con George, ma non a Saint Tropez, non a Capri, non a Venice Beach, non a Montecarlo, non a Portofino, non a Forte dei Marmi. No, santo cielo: a Tresnuraghes”.

La sezione Nuraghe Beach presenta le testimonianze di diversi autori dedicate allo scudetto del Cagliari del 1970, vero catalizzatore di sardità, e in particolare a Giggiriva, moderno eroe originario di Cugliano, profondo nord, che ha scelto di restare a Cagliari.

La sezione Bonus track completa la narrazione col ritmo reggae di Campidano Kiss, un gesto poetico che vuole essere suggello affettuoso per chi ha assaporato il senso dei luoghi esclusi dai circuiti turistici di massa: “Questo bacio sardo speciale / un bacio osceno, senza pudore / senza finzioni, un po’ d’amore / e molta forza d’attrazione / un bacio impudico, osceno, enorme, arrogante, ma senza pretese / un bacio sardo campidanese”.

Come precisa la dedica in calce, Nuraghe Beach è proprio un atto d’amore verso Cagliari e la Sardegna, verso i “sardi che vanno e a quelli che restano / ai migranti e a chi li accoglie / nostra patria il mondo intero”.

Flavio Soriga è nato a Uta (CA) nel 1975, ha scritto:
Diavoli di Nuraiò (Il Maestrale 2000, Premio Italo Calvino), Neropioggia (Garzanti 2002, Premio Grazia Deledda Giovani), Sardinia Blues (Bompiani 2008, Premio Mondello Città di Palermo), L´amore a Londra e in altri luoghi (Bompiani 2009, finalista Premio Pen Club, vincitore Premio Piero Chiara), Il cuore dei briganti (Bompiani 2010).

lunedì 1 agosto 2011

Ti consiglio un libro - La voce delle immagini di Chiara Frugoni

Chiara Frugoni. La voce delle immagini. Pillole iconografiche dal Medioevo, Einaudi 2010.

A chi non è mai capitato, ad una mostra o in museo, di leggere termini astrusi sulle didascalie di un quadro o di una scultura, di giudicare incongruente la serenità di una Madonna ai piedi del figlio crocifisso oppure di non capire la disposizione delle figure e degli edifici in un quadro che non rispetta le proporzioni e ci racconta una storia con mille dettagli incomprensibili?

“Se non conosciamo il significato di una lingua rimaniamo magari colpiti dalla sua musicalità, ma la nostra superficiale comprensione non permette un dialogo e un arricchimento. Le immagini medievali si esprimevano con una loro lingua fatta anche di gesti in codice, di convenzioni architettoniche, di dettagli allusivi, di metafore, di simboli: se non li conosciamo, quelle immagini non hanno voce”.

Chiara Frugoni – studiosa del Medioevo - si è messa nei nostri panni e con il rigore dello storico che non dimentica mai di citare le fonti, ci offre preziose chiavi di lettura alle opere degli artisti medievali. Grazie al suo aiuto impariamo a riconoscere i gesti del comando, della sottomissione e dell’umiltà; le posture della sconfitta, dell’opposizione, della sofferenza e della perplessità: sentimenti e passioni che non possono trasparire dai volti, quasi sempre impassibili. Dai gesti della parola riconosciamo le situazioni narrative; risaliamo alle fonti dell’iconografia degli evangelisti, delle gerarchie angeliche e in particolare degli arcangeli; impariamo a riconoscere le fogge dell’abbigliamento liturgico, i segni di identificazione e di discriminazione imposti ai diversi (ebrei ed eretici soprattutto) e quelli utili a distinguere puntigliosamente i beati dai santi, i santi defunti da quelli dipinti quando ancora erano in vita. Nelle composizioni architettoniche dei quadri le leggi della prospettiva a volo d’uccello sono ricondotte ai canoni estetici e alle necessità didattiche della Chiesa del tempo. E ancora, le raffigurazioni di Cristo in Croce - trionfante o sofferente - e l’iconografia della Passione, con il significato simbolico degli animali del Bestiario.

Un saggio che cattura più di un romanzo.