tag:blogger.com,1999:blog-31190254461227015052024-02-21T01:55:20.251+01:00Gruppi di lettura Biblioteca Delfinitassohttp://www.blogger.com/profile/01225996784814918840noreply@blogger.comBlogger147125tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-9491398195831166512013-10-01T15:52:00.000+02:002013-10-01T16:17:15.056+02:00Il Blog si sposta!<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgevth0J9Uw7YafKS-MXl67qh2HzwR7weAAkFtgxUlgPbnflsiU-32JN2MW0GBe3fteg24DVCN9_C5vy-KS8RdqHpvdhbflb0geLjSnMTt4u23Dn_LA6rluCWSY6PazVClzma-8DADqNpC-/s1600/02marchioBIBLpiccolo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="185" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgevth0J9Uw7YafKS-MXl67qh2HzwR7weAAkFtgxUlgPbnflsiU-32JN2MW0GBe3fteg24DVCN9_C5vy-KS8RdqHpvdhbflb0geLjSnMTt4u23Dn_LA6rluCWSY6PazVClzma-8DADqNpC-/s1600/02marchioBIBLpiccolo.jpg" width="200" /></a></div>
<br />
<h2>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi28vNcFcX_kJkdh_72rigcTMNKw6qJ-H5wi4fPiJP2fNM7t_t76u4V7uAitF-H8EHP3dGdZEFb0_8j_j9PtwwXMVH7lwfX-JkuJ6TB3MGEnSAyLoVTXP4uCtEThj3qJb2c_QUG6c0mGoWw/s1600/logobib81.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"></a>I GdL proseguono le loro attività sul sito delle Biblioteche comunali di Modena alla pagina </h2>
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<a href="http://www.comune.modena.it/biblioteche/gruppidilettura/index.php/">http://www.comune.modena.it/biblioteche/gruppidilettura/index.php/</a></h2>
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Continuate a seguirci!</h2>
<br />Angelahttp://www.blogger.com/profile/03475668738446767878noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-80585167464225648742013-05-21T09:53:00.001+02:002013-05-21T09:53:25.216+02:00Il salotto del martedì - 14 maggio - Casa d'altri, di Silvio D'Arzo
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="http://img2.libreriauniversitaria.it/BIT/240/702/9788806187026.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://img2.libreriauniversitaria.it/BIT/240/702/9788806187026.jpg" /></a>Silvio D'Arzo, <i>Casa d'altri</i>, Einaudi</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Fine d'anno serio e riflessivo,
dedicato a uno scrittore forse dimenticato, forse morto troppo
presto, uno di quegli autori un po' eccentrici ed isolati (Delfini,
Cavani) che ogni tanto spuntano da noi, in Emilia.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Silvio D'Arzo era sicuramente una
persona speciale. Figlio illegittimo, legatissimo alla madre (che forse traspare in controluce nel
personaggio della vecchia, protagonista di <i>Casa d'altri</i>)
desiderava ardentemente la gloria della pubblicazione – ma <i>Casa
d'altri</i> uscì postumo - eppure si nascondeva dietro una quantità
di pseudonimi. Per vivere faceva il professore e, cosa ben rara anche
oggi, riusciva ad incantare gli studenti con spericolati passaggi dai
<i>Promessi Sposi</i> alla letteratura inglese, di cui era finissimo
interprete. Morì a trentadue anni, di leucemia; è ancor oggi
ricordato quasi solo per un'unica opera, che periodicamente suscita
l'entusiasmo dei lettori, da Montale a Tondelli.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La storia è così esile che si può
riassumere in poche parole: subito dopo la guerra, sull'Appennino
reggiano, una povera donna stanca della sua misera vita chiede al
parroco una deroga dalla proibizione di uccidersi. Vuole farla
finita, ma col permesso della Chiesa. Il prete, condannato da molti
anni alla stessa vita senza luce di speranza dei suoi parrocchiani, è
prima attratto dal mistero di quella solitudine, poi, quando dopo
tante esitazioni la domanda è finalmente espressa, si scopre
disarmato ed impotente di fronte alla disperazione della vecchia: non
ha più parole, non sa consolarla né dissuaderla né indicarle una
certezza. Può soltanto farsi toccare da quella tragedia, che è
anche la sua personale tragedia e quella di tutti gli uomini. Non
sappiamo se la vecchia, alla fine, si uccide o muore di morte
naturale. Comprendiamo solo, assieme al prete, che il mondo in cui
siamo gettati è “casa d'altri”, dove stiamo in affitto; e la
morte vuol dire tornare a casa.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Tutto questo in una cinquantina di
pagine; ma che tensione stringe il racconto, in un gioco di luci ed
ombre, silenzi e rallentamenti, simmetrie e rimandi interni. Gli
eventi sono minimi (rotola un sasso, passano ombre, il cielo trascolora) ma
intrisi di risonanze tutte interiori. <span style="font-family: Times New Roman, serif;">È</span>
un mondo arcaico, fuori del tempo, su cui incombe un senso di
fatalità e di tragedia. Sappiamo fin dall'inizio che ci sarà una
catastrofe, che qualcosa succederà, ma quando e come e che cosa,
questo non ci è dato sapere.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Naturalmente, dato l'argomento, si è
parlato molto di cose che negli anni '50 sarebbero state intese in modo meno laico, come ad esempio il
suicidio assistito. Il libro stimola, senza dare certo facili
risposte. Qualcuno tra noi vede in questi cuori in inverno la fioca
luce di una stoica consapevolezza, più preziosa di una speranza. Ci
lasciamo con molti interrogativi, certi però di aver affrontato una
lettura significativa.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Matilde Morotti</div>
tassohttp://www.blogger.com/profile/01225996784814918840noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-8820103172730971662013-04-23T10:38:00.001+02:002013-04-23T10:40:37.209+02:00Il salotto del martedì - Il buon uso del mondo, di Salvatore Natoli<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://static.lafeltrinelli.it/static/images-1/l/364/2884364.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://static.lafeltrinelli.it/static/images-1/l/364/2884364.jpg" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Salvatore
Natoli,<span style="text-decoration: none;"> </span><i><span style="text-decoration: none;">Il
buon uso del mondo.</span></i><i> Agire nell’età del rischio,
</i>Mondadori, 2010</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Il
titolo del libro non racchiude in sé il tema trattato. Parlare del
“buon uso del mondo” dopo secoli (soprattutto il XX) di azione
economica dedita allo sfruttamento selvaggio del pianeta, è impresa
ardua, com’è ardua l’inversione di rotta per riportare lo
sviluppo su posizioni accettabili e compatibili con il rispetto
dell’ambiente.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Natoli
parte da lontano, dal “fare e agire” aristotelico; il fare è
qualcosa che transita, l’agire permane; il fare, quasi sempre,
significa buttarsi nella mischia per sfuggire alla marginalità
sociale, l’agire è esattamente l’opposto: trovare la ragione del
fare per cambiare. Nell’agire c’è tutto il sapere materiale e
intellettuale, che nel lavoro trova la sua realizzazione. Profonda è
la connessione tra lavoro e libertà.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Nell’antica
Grecia Aristotele vede nell’ozio, che non è il dolce far niente,
una capacità di saper impiegare il tempo. Per praticare l’ozio
bisogna possedere la sapienza, il valore, la moderazione, in breve la
virtù.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Come
gruppo ci siamo soffermati a lungo su questo punto: l’argomento era
troppo interessante per non discettare e riflettere sul perché del
moderno significato dis-attivo dell’ozio, dello staccare la spina.
Alla considerazione del lavoro come fatica si contrappone il non far
niente come recupero delle energie psico-fisiche.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=3119025446122701505" name="_GoBack"></a></span><span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;"><i>Homo
oeconomicus</i>: denaro-produzione-consumo, circolo vizioso o
benefico, dipende dai punti di vista: già nel XVIII secolo si era
capita l’importanza di tale motore; Montesquieu: “Se i ricchi non
spendono a piene mani, i poveri moriranno di fame”. La crisi
odierna fotografa un’identica situazione, basta sostituire “ricco”
con “classe media” e l’attualizzazione è fatta.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Veniamo
al significato più stretto del titolo, che allude alla sostenibilità dei consumi:
Natoli chiama in causa Spinoza, quando delinea il profilo della
“condotta razionale”, poiché la filosofia non è astratto
pensiero, ma criterio di vita, criterio regolatore della condotta
degli uomini. Il consumo non è male se si inserisce nel “buon uso
del mondo”. Consumare con giudizio. Gli individui devono acquisire
competenza per capire quale tipo di consumo fa crescere e quale
vizia. A mio modesto avviso il discorso diventa pedagogico e
aleatorio: consumare cose utili o inutili, valutare l’indispensabile
e il superfluo… si potrebbe andare all’infinito senza giungere a
conclusioni. Natoli cerca agganci col pensiero sociologico
contemporaneo di Serge Latouche, ma non riesce a dipanare la matassa
tra consumi che fanno bene al mondo e consumi dannosi. Se pensiamo
ai paesi emergenti che stanno crescendo a ritmi vertiginosi e non
badano troppo al buon uso del mondo, come possiamo noi Occidentali
che per secoli abbiamo consumato di tutto e di più salire sul
pulpito e predicare decrescita, sobrietà, frugalità a miliardi di
persone che lavorano per qualcosa di più del nulla? </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Per
Natoli neanche un discorso di etica può configurare una condivisa
visione del mondo in senso antropologico; troppo spesso la si
confonde con l’osservanza delle regole e delle norme, come un
fastidio formale. Natoli riscopre nell’<i>ethos</i> il posto da vivere,
di cui avere cura. A tale scopo, ancora una volta chiama in causa
Aristotele: “l’uomo è un animale politico”, quindi è la
politica che consente agli uomini di cooperare tra di loro in vista
del bene comune.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Infine,
nel capitolo dedicato alla democrazia, Natoli cita Pareto quando
parla della vocazione delle élite ad esercitare il potere , ma anche
della necessità del ricambio delle stesse per evitare degenerazioni
della democrazia.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Utili
appaiono gli accenni alla rete come mezzo di informazione e non di
formazione. Inoltre Natoli vede bene un ritorno all’associazionismo,
nelle sue svariate forme: partito, volontariato, comitati…, mezzi
utili ad allargare la sfera pubblica dei processi formativi e
decisionali della politica.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Tarcisio
Maracchioni</span></div>
tassohttp://www.blogger.com/profile/01225996784814918840noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-1804525622844151222013-04-19T18:16:00.001+02:002013-04-20T15:57:20.375+02:00Sotto lo stesso tetto - 13 aprile - Cassandra, Christa Wolf<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhxK9lKQKeGR8qTOZS9pzg-tr3inpdkeWqc648BgO-VcZOOVN1tmp1dR2yM573vUW2npAdykfXyuRauBBHHAd_Py4s3skp0C6Ay69glDsJK9b31DZMyhBEDqtUKOgjyE75uXelkE9PajSM/s1600/cassandra+christa+wolf.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhxK9lKQKeGR8qTOZS9pzg-tr3inpdkeWqc648BgO-VcZOOVN1tmp1dR2yM573vUW2npAdykfXyuRauBBHHAd_Py4s3skp0C6Ay69glDsJK9b31DZMyhBEDqtUKOgjyE75uXelkE9PajSM/s320/cassandra+christa+wolf.jpg" width="196" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14pt; line-height: 115%;">Con la lettura di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Cassandra</i> di Christa Wolf siamo giunti al termine del ciclo di incontri
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Sotto lo stesso tetto</i> dedicato al tema della
famiglia nella letteratura contemporanea tedesca. Nel corso di questo viaggio
intrapreso lo scorso ottobre in compagnia degli attori de<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Il ratto
d’Europa</i> e di un folto gruppo di appassionati di letteratura, ci siamo
addentrati in diversi luoghi ed epoche storiche per esplorare i
lati più oscuri dei rapporti familiari non potendo evitare di raccontare anche
qualcosa di noi stessi. Ci siamo lasciati con un’opera moderna che alle
famiglie letterarie finora discusse ne ha aggiunto un’altra, la più antica di
tutte, la stirpe di Cassandra, discendente prediletta di Priamo, Re di Troia, e
di sua moglie Ecuba. Poiché la lettura di un testo continua anche dopo la
riunione del gruppo, torno a pormi la domanda che ci siamo fatti sin dall’inizio:
perché la Wolf fa rivivere la figura mitologica di Cassandra? Considerando il
contesto storico-politico in cui nasce l’opera, ovvero quello della Repubblica
democratica tedesca (DDR) all'inizio degli anni '80, è difficile non pensare che Cassandra, imprigionata
dai Greci, conquistatori di Troia, sia un pretesto per parlare
della propria realtà politica la cui dissoluzione in quegli anni si avverte come imminente. Ripercorrendo
a ritroso la storia dell’illustre eroina troiana, la Wolf sembra evocare per
mezzo del mito la sua stessa esperienza di donna e intellettuale impegnata politicamente
nella DDR, dal cui regime prende progressivamente le distanze, seppur senza
distaccarsi definitivamente, in quanto quello Stato, nonostante le sue profonde
debolezze, è l’unico a cui si sente di appartenere. Se oggi una parte di noi lettori, come è emerso durante la discussione,
ritiene questo testo in qualche modo datato perché tratta alcuni temi
storicamente superati, d’altra parte resta il fatto che la stessa dimensione
mitologica dell’opera restituisce al suo contenuto quell’universalità
interpretativa che ci permette di osservare in maniera atemporale i meccanismi
del potere, i suoi strumenti e gli effetti sulla natura umana. Il limite della
discussione è stato forse nella tendenza della conduttrice di cercare le chiavi
interpretative dell’opera nella critica esistente, piuttosto che lasciarsi
trasportare dall’energia del testo. Nonostante ciò la discussione,
accompagnata dalla suggestiva voce dell’attrice Donatella Allegro che ha letto alcuni
brani dell’opera, è riuscita avvincente grazie alla vitalità del gruppo di
lettura che, come sempre, ha sfidato<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>con
gusto e curiosità il libro proposto.<o:p></o:p></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13361351201635626694noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-68339012375837866992013-03-26T19:51:00.001+01:002013-04-19T17:54:48.430+02:00Sotto lo stesso tetto - 16 marzo - La lingua salvata, Elias Canetti<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.larecherche.it/public%5Crecensioni%5Cimmagini%5C246_la%20lingua%20salvata.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.larecherche.it/public%5Crecensioni%5Cimmagini%5C246_la%20lingua%20salvata.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: large;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">La lingua salvata</span></i><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> è il primo dei
tre libri di memorie di Elias Canetti, in cui questo celebre scrittore, insignito del premio Nobel nel 1981,
ripercorre la storia della propria infanzia e adolescenza dalla nativa
Rustschuk in Bulgaria, attraverso Manchester e Vienna fino a Zurigo. Una
giovinezza segnata da<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>frequenti
spostamenti, dall’apprendimento delle lingue e culture diverse nei luoghi di
nuovo insediamento, ma anche e soprattutto dalla morte prematura del padre che creerà
nuovi equilibri nelle relazioni familiari mettendo al centro il rapporto di
Elias con la madre. In queste pagine di straordinaria immediatezza e ricchezza
letteraria, peraltro magistralmente tradotte dal tedesco da Amina Pandolfi e
Renata Colorni, Elias Canetti appunta i ricordi, gli episodi della propria vita
cruciali per la formazione della sua personalità poliedrica e della sua
successiva concezione del mondo. Sullo sfondo delle grandi tragedie
dell’umanità che si consumano negli anni narrati in questo primo volume – le guerre balcaniche, la prima
guerra mondiale, la dissoluzione dell’Impero asburgico, la Rivoluzione russa –
Canetti racconta l’esperienza profondamente intima della propria crescita
all’interno di una famiglia ebraica di vocazione commerciale, ma fortemente
attenta a coltivare e a diffondere tra i suoi membri interessi culturali nel
campo scientifico, letterario, musicale, artistico. Soffermandosi sui momenti
più drammatici e intensi della propria esistenza – i primi divieti e tabù, il
decesso del padre e le crisi depressive della madre, i successivi contrasti
familiari, il confronto con i compagni di scuola e gli insegnanti nel
contesto storico-politico delle società in cui di volta in volta si trovava a
vivere -</span></span><span style="font-size: large;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> Canetti ci fa riflettere su come il progresso, il miglioramento e
l’affermazione dei singoli e la conquista della loro libertà individuale non
conosce altre vie se non quelle dei perpetui sacrifici e delle dolorose, seppur
necessarie, lotte personali. </span></span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif";"><span style="font-size: large;">Centrale
comunque resta nella formazione di Canetti, come già accennato, il rapporto con
la madre sui cui si è incentrata in gran parte la discussione del gruppo di
lettura condotta da Audrey Fahrtmann e Iris Faigle. Con la morte improvvisa del
padre, la madre diventa il principale punto di riferimento dei figli, in
particolare del primogenito Elias che assorbe tutte le sue attenzioni ed
energie intellettuali. Il lutto della madre si risolve con il trasferimento al
figlio della conoscenza della lingua tedesca, la lingua degli affetti e
dell’intimità coniugale nella quale sin dal periodo degli studi viennesi lei amava
conversare con il marito. Ma anche questo atto di autopreservazione culturale ed emotiva non è privo di traumi per il piccolo Elias costretto in poco tempo ad
apprendere una lingua del tutto incomprensibile. L’accesso al tedesco, a una
lingua di cultura, fino a quel momento riservata esclusivamente ai genitori,
assicurerà a Elias un posto privilegiato nelle conversazioni con la madre, la
partecipazione alla sua vita interiore. È in questa lingua, dolorosamente
appresa, che Canetti scriverà il suo primo dramma, farà amicizie letterarie, discuterà
sulle questioni del mondo, leggerà i grandi classici della letteratura tedesca,
manterrà viva la propria voce. <o:p></o:p></span></span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif";"><span style="font-size: large;">La
rilettura de <em>La lingua salvata</em>, un romanzo per eccellenza europeo, è stata resa
ancora più incisiva e stimolante dall'interpretazione giocosa e creativa di alcuni brani da parte dell'attore Simone
Tangolo del Ratto d’Europa. <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><o:p></o:p></b></span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13361351201635626694noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-43583281245427350882013-03-14T10:54:00.000+01:002013-03-14T10:54:10.886+01:00Il salotto del martedì - 12 marzo 2013 - La donna giusta, di Sandor Marai
<br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.adelphi.it/spool/5f2065855e58ede7a6621dccabef19f3_w_h_mw650_mh.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://www.adelphi.it/spool/5f2065855e58ede7a6621dccabef19f3_w_h_mw650_mh.jpg" width="201" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">S</span><span style="font-size: medium;">á</span><span style="font-size: medium;">ndor
M</span><span style="font-size: medium;">á</span><span style="font-size: medium;">rai, </span><span style="font-size: medium;"><i>La
donna giusta</i></span><span style="font-size: medium;">, Adelphi 2004</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Si può partecipare al
gruppo di lettura senza aver letto il libro in esame, oppure avendolo
letto soltanto in parte? Si può. Il gruppo di per sé è nutriente;
alle volte un buon libro si dimostra penetrante anche se viene
soltanto raccontato o commentato dai pochi o i molti lettori presenti
nel gruppo; l’entusiasmo o la ripulsa, la passione delle
discussioni, i volti accaldati, gli occhi di quelli che l’hanno
letto comunicano tanto tanto. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Nella conversazione
qualcuno sostiene che </span><span style="font-size: medium;"><i>La donna giusta</i></span><span style="font-size: medium;">
è proprio un bel romanzo, interessante, talora difficile per quello
che sembra continuamente rivelare e nascondere allo stesso tempo;
qualcuno, a questo punto, avvisa il resto del gruppo che le loro
prossime letture di M</span><span style="font-size: medium;">á</span><span style="font-size: medium;">rai</span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">,</span></span><span style="font-size: medium;">
</span><span style="font-size: medium;"><i>Le braci</i></span><span style="font-size: medium;"> ad esempio,
saranno ancora più straordinarie.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Qual è il tema principale
del romanzo? Inizialmente sembra essere l’amore, ancora una volta
l'amore: tre monologanti si analizzano e analizzano dal loro punto di
vista le relazioni che hanno intrecciato. Un uomo, la prima moglie e
la seconda. Relazioni malriuscite, impossibili, psicologicamente per
larga parte crudeli e violente. Anche dopo l’abbandono o le
separazioni rimangono batticuori, rimpianti, mancati possessi,
incompletezze, asprezze. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Le due donne, attraverso
il matrimonio con P</span><span style="font-size: medium;">éter, mettono in moto
un’evoluzione profonda della consapevolezza di quello che sono come
donne; con la separazione, forse, acquisiscono un’individualità
caratterizzante che nel matrimonio era loro negata in quanto
schiacciate a interpretare un ruolo.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Marika, la prima moglie ha
trovato il rispetto verso la propria indipendenza, verso una vita
quieta di piccole sincere gioie senza compromessi, tuttavia non
sembra del tutto pacificata, pare mantenere in sé il senso della
sconfitta, di non essere stata capace sino in fondo a interpretare
l’essenza del vivere borghese del marito e della sua famiglia. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Judit, la seconda moglie,
viene da un infimo proletariato, quello che convive col fango e con i
topi; incarna un’energia vorace e vendicativa: forte e
intelligente, dimostra di saper imparare bene la lezione del vivere
borghese, ma comprende che al massimo potrà essere apprezzata come
una vincente del demi-monde ; ma Judit vuole affermare se stessa, non
sarà mai un possesso del borghese Péter, lei vuole possederlo come
gli oggetti di lusso di cui si appropria, senza peraltro esserne
veramente interessata. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Péter è nato in una
ricca famiglia dell’alta borghesia del centro Europa, che vive come
una casta, con tutto lo splendore delle sue “virtù”: eleganza,
cultura, cura di sé, del proprio status, tradizione, distinzione; la
sua esclusività attrae e respinge allo stesso tempo. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Péter si può inchinare
verso una donna, ad un certo punto si inginocchia davanti a Judit,
che è stata assunta dalla sua famiglia come domestica, ma appunto
abbassandosi ne sancisce l’inferiorità. Gli abiti di Péter, i
suoi modi, ogni suo gesto decretano la sua superiorità, che gli
viene dal fatto che non ha dovuto imparare ad essere “distinto”:
egli è già incarnato nella perfezione del ruolo. Péter non può
darsi mai totalmente perché, che lo sappia o meno, il suo compito è
di passare a un figlio, in eredità, il privilegio di incarnare la
sua separatezza di appartenente alla casta; ogni dispersione gratuita
è proibita; una moglie viene coperta di gioielli e di abiti adatti
alla “scena” della rappresentazione della superiorità borghese:
questo le si può dare.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Ma l’amore è veramente
il tema principale o l’unico tema del romanzo? La vita e le
relazioni dei personaggi de </span><span style="font-size: medium;"><i>La donna giusta</i></span><span style="font-size: medium;">
sono incarnate nella storia del Novecento, dell’Europa che vede il
crollo degli Imperi; le due guerre mondiali; il rimescolamento delle
classi sociali, del potere e dei beni; l’emergere di nuove
individualità senza cultura egemonica, senza tradizione, alle quali,
nel mondo occidentale, viene infine offerto il consumismo come
risarcimento.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Merita qualche
considerazione a parte il personaggio di Lázár, lo scrittore di
successo, che nel corso delle vicende del romanzo entra in intimità
con tutti i personaggi come ogni buon creatore di storie, ma in
realtà sta anche sempre fuori, in disparte, in solitudine e
considera con sfiducia l’umanità che ascolta e descrive. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Anche Márai sentiva con
forza di avere il compito della scrittura per illuminare la sua e la
nostra epoca, ma la sua vera aspirazione era il silenzio
nell’isolamento.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=3119025446122701505" name="_GoBack"></a><span style="font-size: medium;">Il
gruppo di lettura si scioglie; ognuno di noi ha segnato nei propri
appunti titoli di libri da leggere per andare più a fondo.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Luisa Magnani </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
tassohttp://www.blogger.com/profile/01225996784814918840noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-67965112875140354492013-03-06T15:51:00.000+01:002013-03-06T15:51:31.667+01:0016 marzo - prossimo appuntamento "Sotto lo stesso tetto"Il gruppo di lettura non richiede iscrizione ed è aperto a tutti!<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6o5a2MUu1UVlushVrn_IbjAeHvhpAcxxTeDwUjLEfBfPgRmmBzFjSotsGePBVGPwmO8BpAouh17a3cHOTJ0v1oNLlBW9zYRaYQnZIvB8C0-CPfI3-v7bLgY09CBGXGMrJXdAaeAE6wtG0/s1600/canetti.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6o5a2MUu1UVlushVrn_IbjAeHvhpAcxxTeDwUjLEfBfPgRmmBzFjSotsGePBVGPwmO8BpAouh17a3cHOTJ0v1oNLlBW9zYRaYQnZIvB8C0-CPfI3-v7bLgY09CBGXGMrJXdAaeAE6wtG0/s200/canetti.jpg" width="128" /></a></div>
<br />
<br />
Hai letto<i> La lingua salvata</i> di Elias Canetti?<br />
<br />
Ci vediamo nella Sala conferenze della <b>Biblioteca Delfini dalle 15 alle 17</b> per confrontare le nostre esperienze di lettura.<br />
L'incontro sarà condotto da Audrey Fahrtmann e Iris Faigle (Scuola DaF Modena).Angelahttp://www.blogger.com/profile/03475668738446767878noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-86626183647325495712013-02-22T19:50:00.000+01:002013-02-25T11:42:00.670+01:00Sotto lo stesso tetto - 16 febbraio - Il morto di Passy, Barbara Bongartz<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://ecx.images-amazon.com/images/I/41KznlulAoL._SL500_AA300_.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="http://ecx.images-amazon.com/images/I/41KznlulAoL._SL500_AA300_.jpg" width="200" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Barbara
è una regista e scrittrice tedesca che da neonata
fu abbandonata da sua madre e adottata da una coppia senza figli. I genitori
adottivi di Barbara hanno ormai una certa età, sono separati da molti anni e
vivono ciascuno per conto proprio in residenze per anziani, la madre a Zurigo e
il padre da qualche parte vicino al confine olandese. Pure Barbara è divorziata
dal marito e ha una relazione a distanza con Viktor che lavora come diplomatico
in Afghanistan. Sono ormai molti anni che Barbara ha interrotto i rapporti con
il proprio padre adottivo, un uomo egoista che aveva a lungo tradito e umiliato
la moglie. Pur conoscendo sua madre naturale,
Barbara non è mai riuscita a scoprire l’identità del suo vero padre di cui però
sa che viene dal Sud della Francia. </span><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">È
forse questo l’elemento mancante per cui a un certo punto della sua vita Barbara
si abbandona al richiamo di una lettera anonima che la porta a Parigi al
funerale del suo presunto padre, Alphonse Steiner. Un improvviso colpo di scena,
di cui lei stessa si crede protagonista, diventa il pretesto per immaginare una
storia diversa delle proprie origini, in cui lei sarebbe frutto di una
relazione romantica tra sua madre adottiva e un uomo pieno di qualità,
l’opposto di suo padre adottivo.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">L’autore
della lettera anonima è Bernd Hecking, un conoscente del defunto Alphonse
Steiner e amico d’infanzia di Barbara. </span><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">L’idea
bizzarra di Bernd doveva essere una risposta scherzosa alla recensione di un
romanzo di Barbara che nel frattempo era diventata scrittrice. Per Bernd il successo letterario
della sua amichetta d’infanzia è prova di quella fervida immaginazione che
Barbara nutriva sin da piccola quando giocando davanti a sua madre ipotizzava
di essere figlia di altri genitori. </span><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">In
un incontro dopo il funerale Bernd scopre che Barbara non si è prestata al
gioco della lettera perché ha voglia di divertirsi, ma perché è veramente alla
ricerca di una risposta alla sua complicata e confusa identità di persona
abbandonata e adottata. </span><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Quelle
che Bernd da piccolo credeva fossero divertenti fantasie, erano in realtà
manifestazioni di un sentimento di disagio e di diversità di Barbara nei confronti dei propri genitori che solo
successivamente ha scoperto essere adottivi. <o:p></o:p></span></span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif";"><span style="font-size: large;">Diversi
partecipanti all’incontro, condotto dalla traduttrice del libro Claudia
Crivellaro, si sono giustamente chiesti perché l’autrice, nonostante fosse da parecchio
tempo a conoscenza della sua storia familiare, si è fatta trascinare in un
gioco sui propri genitori del tutto irrealistico? Perché ha avuto bisogno di
immaginarsi figlia naturale di sua madre adottiva e di un elegante banchiere francese
inscenando una storia da romanzo rosa?<o:p></o:p></span></span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif";"><span style="font-size: large;">Forse
perché, come mi pare ipotizzi anche l'autrice, in assenza di solidi punti di
riferimento nella propria vita era propensa ad attribuire alle circostanze
casuali significati che non avevano alcuna connessione con la realtà, ma che
momentaneamente potevano rassicurarla offrendole una via d’uscita da
quel mondo conflittuale dominato da tradimenti e abbandoni. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif";"><span style="font-size: large;"></span></span><br />
<span style="font-family: "Times New Roman","serif";"><span style="font-size: large;">Il
romanzo in questo senso si potrebbe interpretare come un percorso di ricerca
identitaria che di fatto non porta l’autrice a scoprire nuovi genitori, ma
le consente di rendersi maggiormente consapevole dei propri problemi, ovvero
di capire che l’unico modo per risolvere i propri conflitti non è quello di rimuoverli
o di liberarsi da essi, ma di accettarli e di conviverci. <o:p></o:p></span></span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;"><span style="font-size: large;">Si
tratta certo di un’ipotesi interpretativa, che forse può aiutare ad alleviare
la frustrazione e il senso d’incompiutezza provati da alcuni lettori del
romanzo di Barbara Bongartz la cui discussione è stata particolarmente
piacevole grazie alla suggestiva lettura di alcuni brani da parte di Alberto Fidani, attore del Teatro Nero di Modena.</span> <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;"><o:p> </o:p></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13361351201635626694noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-21792504910369058462013-02-19T12:15:00.001+01:002013-02-19T12:15:17.336+01:00Il salotto del martedì - L'albergo delle donne tristi, di Marcela Serrano
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="http://multimedia.fnac.it/multimedia/IT/images_produits/IT/ZoomPE/3/3/5/9788807015533.jpg?200911051454" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://multimedia.fnac.it/multimedia/IT/images_produits/IT/ZoomPE/3/3/5/9788807015533.jpg?200911051454" width="200" /></a><span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Marcela
Serrano, <i>L'albergo delle donne tristi</i>, Feltrinelli 2003</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Interessante
libro per una discussione sul rapporto uomo donna, sulle relazioni di
aiuto tra donne e sul curarsi con la parola. Il romanzo della Serrano
ci racconta di un albergo su un'isola nel sud del Cile, istituito da
una psichiatra per accogliere donne tristi, nel senso di provate
dalla vita e ammalate di tristezza. La cura consiste nel raccontarsi
la propria storia e convivere insieme per tre mesi, occupandosi delle
incombenze quotidiane, ma anche di momenti di creatività e di
contatto con la natura. La protagonista, in un momento di grande
insicurezza personale, trova conforto nel confronto con le storie
delle altre donne e con due figure maschili presenti sull'isola, fino
a capire un po' meglio quello che vuole. Libro per certi versi non
omogeneo, per una prima parte quasi “saggio” su tutti i possibili
vissuti femminili e più “romanzo” nella seconda parte, ha il
merito di sottolineare il valore della parola e del racconto, nonché
del confronto con l'altro per ritrovare autostima e sicurezza. Sono
interessanti anche le descrizioni di paesaggi di un Cile inusuale e
diverse citazioni letterarie con cui l'autrice ci dice i suoi autori
di riferimento. Il dialogo è ben usato e serve per proporre problemi
importanti, tra cui il ruolo del sesso nella vita personale e di
coppia. Tutto il libro evidenzia quanto il vissuto influenzi le
scelte di ognuno dei protagonisti e come il dolore o il lutto lascino
spesso un fardello da cui è faticoso riprendersi.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Edda
Reggiani</span></div>
tassohttp://www.blogger.com/profile/01225996784814918840noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-34869939064317297552013-02-04T10:01:00.000+01:002013-02-04T10:01:08.824+01:0016 febbraio - prossimo appuntamento "Sotto lo stesso tetto"<br />
Vi aspettiamo numerosi per il prossimo incontro del gruppo di lettura che è aperto a tutti!<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq1hIO78T59Kj3EN98xwln6joqmpfxG3mFLnA2sx1mjQf8WvIBCPIGQXLxffgVqCUsNJuOsIBEfyaHo0U3pH_GM17R6u1vOMna51o9VHJlStRD1FdRAEvFmet3XM6-c67PPBGu7p2U6MwJ/s1600/morte+passy.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq1hIO78T59Kj3EN98xwln6joqmpfxG3mFLnA2sx1mjQf8WvIBCPIGQXLxffgVqCUsNJuOsIBEfyaHo0U3pH_GM17R6u1vOMna51o9VHJlStRD1FdRAEvFmet3XM6-c67PPBGu7p2U6MwJ/s1600/morte+passy.jpeg" /></a></div>
Appuntamento nella Sala Conferenze della <b>Biblioteca Delfini dalle ore 15 alle 17</b>: il libro in discussione è <i>Il morto di Passy</i> di Barbara Bongartz e il confronto sulle esperienze di lettura tra i partecipanti sarà condotto da Claudia Crivellaro (traduttrice).Angelahttp://www.blogger.com/profile/03475668738446767878noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-29867244771248355962013-01-25T10:00:00.004+01:002013-01-25T11:23:38.773+01:00Il salotto del martedì - 15 gennaio 2013 - Paul Harding, L'ultimo inverno<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://encrypted-tbn2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSfCGzeSv9clqvWiie-6T34l8TrIXFA8yKquomqPCrcw0gOlnOC" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://encrypted-tbn2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSfCGzeSv9clqvWiie-6T34l8TrIXFA8yKquomqPCrcw0gOlnOC" /></a><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span>
<br />
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Paul
Harding, <i>L'ultimo inverno</i>, Neri Pozza 2011</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">La
storia di <i>L'ultimo inverno</i> è innanzi tutto un trionfo del
passaparola: inizialmente rifiutato dai lettori più titolati, il
romanzo è stato pubblicato da una piccola casa editrice
indipendente, riuscendo a sorpresa a guadagnarsi nel 2010 il premio
Pulitzer.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">L'autore
è un outsider, naturalmente: prima di approdare alla narrativa ha
insegnato scrittura creativa ed è stato batterista in un gruppo rock
(si sente, da una certa musicalità della prosa).</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">La
trama, molto esile, s'incentra sugli ultimi giorni di vita di George
Washington Crosby, un uomo che, col pensionamento, ha scoperto la
propria vocazione di riparatore di orologi. Si avvicina la morte, e
tutto crolla; crolla idealmente la casa che George si è costruito
pezzo a pezzo, tacciono gli orologi, si scompone in molteplici
tessere il mosaico della vita precedente. Arrivano i ricordi,
soprattutto quelli del padre Howard, che col suo abbandono ha segnato
la vita del figlio. </span><br />
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Un uomo in fuga, Howard. Col suo carretto carico
di cianfrusaglie e di umili oggetti, vaga per le strade e i boschi
del New England, simbolo di un'America antica e marginale e anche
della diversità generata dalla malattia. Howard, infatti, è
epilettico e questo, se da un lato gli permette di entrare in
contatto con la segreta bellezza delle cose (straordinaria la pagina
in cui, prima di una crisi, egli fa un arazzo con i primi fiori della
primavera), dall'altro distrugge la sua vita familiare. La moglie,
infatti, indurita dal dolore (o forse incapace d'amore...
c'interroghiamo a lungo su di lei), minaccia di rinchiuderlo in una
casa di cura e lui infine scompare, diretto verso una vita diversa.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Tornerà
per salutare il figlio, una sera d'inverno, e questo sarà l'ultimo
ricordo recuperato da George, un attimo prima di morire. Questo ci
sembra il senso del libro: tornare indietro un'ultima volta,
ritrovare il padre, comprenderne le ragioni.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Libro
non facile, sicuramente. Qualcuno ne ha un'impressione di freddezza,
qualcuno ne apprezza il lirismo, quasi tutti rileviamo
l'artificiosità un po' letteraria di certi inserti (il manuale per
orologiai, il dizionario-enciclopedia). Faticoso anche seguire, nel
flusso di coscienza, l'alternarsi dei punti di vista e dei piani
temporali.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Siamo
comunque tutti affascinati da questo mondo, che ci ricorda <i>La
lettera scarlatta,</i> Whitman, Thoreau, ma anche <i>La morte di un
commesso viaggiatore</i>. </span>
</div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Un
mondo scomparso, un'altra America.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Matilde
Morotti</span></div>
</div>
tassohttp://www.blogger.com/profile/01225996784814918840noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-43336877832754763792013-01-19T10:00:00.000+01:002013-01-25T11:19:29.282+01:00Sotto lo stesso tetto - 12 gennaio - Come mio fratello, Uwe Timm<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://img3.libreriauniversitaria.it/BIT/240/805/9788804548058.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://img3.libreriauniversitaria.it/BIT/240/805/9788804548058.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;"></span><br />
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Nel
sessantesimo anniversario della morte del fratello maggiore, volontario delle Waffen-SS caduto in Ucraina nel 1943, il sessantenne Uwe Timm
pubblica un libro autobiografico su quella tragica vicenda familiare che ha
segnato e accompagnato la sua esistenza. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">In
questo coraggioso tentativo di ricerca introspettiva, intrapreso dopo la morte
della sorella, l’ultimo membro della famiglia ad aver conosciuto il fratello,
Uwe affronta gli eventi accaduti senza voler risparmiare o escludere nessuno
dei protagonisti. Analizza e confronta i documenti conservati – le lettere e il
diario del fratello dal fronte, le memorie di guerra scritte da militari, ricordi
personali e quelli dei propri genitori e conoscenti – ponendosi domande,
sollevando dubbi e questioni. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Sono
diversi gli interrogativi che emergono da questa profonda e ardua indagine più volte avviata e rimandata. Uwe si chiede innanzitutto se l’arruolarsi
del fratello nelle milizie nazionalsocialiste fu un atto di libera scelta o
piuttosto una silenziosa realizzazione delle aspettative del padre e della
società in cui aveva vissuto. In che misura il fratello poteva essere
condizionato dal modello del padre, soldato fedele in tempi di guerra e talentuoso
imbalsamatore di animali selvatici nei periodi di pace? L’autore si domanda come
fosse possibile che un giovane così premuroso e affettuoso nei confronti dei
propri familiari, potesse partecipare alla distruzione e all’annientamento
dell’altro. Era davvero capace di combattere per un’ideologia che predicava la
superiorità della propria razza fino al punto da banalizzare ed estinguere il
diverso? Rievocando la propria adolescenza, i desideri e i sogni di quella
giovane e sensibile età, Uwe cerca di proiettarsi e di immedesimarsi nelle
prospettive del fratello, chiedendosi se, invece di partecipare alle conquiste
militari, avrebbe preferito coltivare altri progetti, scoprire l’amore
per un donna, esplorare mondi e continenti diversi, costruire un proprio
mestiere, indossare vestiti alternativi all’uniforme. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Poco
a poco Uwe si accorge che quella tragica vicenda non fu conseguenza di un
inspiegabile destino o delle decisioni errate di Hitler e dei suoi generali,
come nel dopoguerra si sentiva spesso raccontare. Uwe percepisce che la causa
di quella vicenda fu ben più complessa e difficile da riconoscere perché insita
nell’atteggiamento della generazione dei padri vissuta fra le due guerre, in
quel sistema di valori, su cui ancora nel periodo della ricostruzione si
reggeva la società tedesca piccolo borghese: l’obbedienza e la disciplina a
casa e a scuola, l’accettazione della violenza, il rifiuto di modelli culturali
diversi, l’orgoglio di essere tedeschi, il bisogno di apparire sempre forti per
paura di essere esclusi ed estromessi. Atteggiamenti e pretese deboli e poco
convincenti rispetto ai valori contrastanti di progresso e libertà individuali
dei vincitori americani, che all’epoca facevano sognare a occhi aperti. E poi,
ritornando ai giorni nostri, Uwe si domanda cosa sarebbe successo se suo
fratello e suo padre avessero disobbedito, se si fossero opposti alla guerra, se
avessero reagito dando libero sfogo ai propri desideri e sogni? Se avessero
detto di no alla violenza, sarebbero stati meno coraggiosi e meritevoli, meno rispettati
e stimati? Se avessero creduto di più a loro stessi, se avessero rifiutato di
conformarsi, avrebbero fallito ugualmente?
<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Uwe
si congeda dai lettori con la speranza che nel rifiuto di suo fratello di
parlare della violenza nel diario e nella propria corrispondenza non vi fosse
solo un istinto di autodifesa di fronte agli orrori della guerra, ma anche il
riconoscimento e la comprensione della sofferenza altrui. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Leggere
può aiutare a comprendere l’umanità se ci si interroga, se si accetta di
dialogare con il diverso. Ancora una
volta abbiamo fatto questo sforzo in compagnia della docente universitaria Claudia
Buffagni e dell’attore Simone Tangolo del “Ratto d’Europa”, che ci hanno guidato
nella lettura e nell’interpretazione di questo commuovente libro, capace di
suscitare domande e questioni sempre attuali. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<b><span style="font-size: 14pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Calibri;"><o:p></o:p></span></span></b><br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13361351201635626694noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-38248741469154724302013-01-03T09:53:00.003+01:002013-01-07T12:39:11.852+01:00Il salotto del martedì - 4 dicembre 2012 - Il fucile da caccia, di Inoue Yasushi<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Inoue
Yasushi, <i>Il fucile da caccia</i>, Adelphi 2004</span><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgP3GFZ5H6OXpsAR19Kzx9o74im2EYcJgPRY63EKtqogpf6g7Kakz3aqpfKElhzZJTVLFXaxoTY6DLcHqeZgQR3CirkITQJFi722AeKMUUw_LgFHeoTGA4ztg8dMggq9KFZnEOh5NqlYu4/s1600/Ginzburg_fucile.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgP3GFZ5H6OXpsAR19Kzx9o74im2EYcJgPRY63EKtqogpf6g7Kakz3aqpfKElhzZJTVLFXaxoTY6DLcHqeZgQR3CirkITQJFi722AeKMUUw_LgFHeoTGA4ztg8dMggq9KFZnEOh5NqlYu4/s1600/Ginzburg_fucile.jpeg" /></a></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">Libro
ricco di perle di saggezza questo breve romanzo di Inoue Yasushi
composto nel lontano 1949, la cui vicenda, collocata nei medesimi anni
del dopoguerra, si svolge in una regione tra Tokyo e Kyoto. In ogni
pagina, in ogni parola, si agita il soffio di una fragilità umana
incerta tra bene e male e consapevole che sul suo agire incombe
costantemente, in ogni istante, il pericolo di un'oscura presenza,
“l'egoismo, la gelosia, il destino”?, capace di distorcerne senso
e intenzioni. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">Un
romanzo a incastro, con un corpo centrale costituito da tre lettere in
cui parlano tre figure femminili e una cornice che le racchiude
affidata alla voce del poeta. Una tessitura preziosa che si affida
alla fitta trama di richiami e rimandi delle voci narranti, dei loro
silenzi e degli echi della natura che li corrisponde.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">Così
fin dall'inizio un paesaggio immaginario, il “bianco alveo di un
fiume desolato”, è contrapposto al “monte Amagi ricco di
vegetazione”, nella poesia che il poeta scrive per una rivista
venatoria: si tratta di una cortesia alla quale non può sottrarsi
benché nulla sappia di caccia né se ne interessi. A deciderlo, la
figura “stranamente solitaria” di un cacciatore che ha colpito la
sua immaginazione. Nella poesia il fucile da caccia, “simbolo della
solitudine umana”, anziché mirare alla preda “scava lo spirito e
la carne desolata” del cacciatore “un freddo guerriero [..] che
emana una strana bellezza, umida di sangue”.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">La
poesia è lontana dallo spirito della caccia, ma il poeta la invia
ugualmente alla rivista e aspetta con apprensione la protesta di
qualche lettore, che fortunatamente non arriva. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">Riceve,
invece, la lettera di un ricco uomo d'affari, Misugi Josuke, che
dichiara di essersi riconosciuto in quel cacciatore (nel cacciatore,
non nella figura poetica) e si dice ammirato per lo “straordinario
potere intuitivo” del poeta che ha saputo cogliere nel “suo
povero stato d'animo così lontano da ogni altezza spirituale”
materia di poesia. Gli comunica di avergli inviato tre lettere di cui
è destinatario, e gli chiede di leggerle. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">Da
questo momento il compito di narrare passa alle voci delle tre
lettere: Shoko, Midori e Saiko tutte appartenenti alla famiglia di
Josuke (Shoko è la nipote, figlia di Saiko, Midori è la moglie,
Saiko l'amante, sorella – o cugina - di Midori).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">In
queste lettere parlano i sentimenti: odio, tristezza, rimpianto,
amore, soprattutto quello nascosto che si dipana intorno a un
tormentoso labirinto amoroso. Tutti ci interroghiamo sulla trama di
questo amore che può sembrare ma non è l'amore-passione, che può
sembrare ma non è l'amore borghese, che può sembrare ma non è
quello “cortese”, o quello “dantesco” di scolastica memoria.
Anche qui, ad ogni modo, tutto ruota intorno all'eterno enigma che
contrappone l'amore al bisogno di una coscienza obiettivamente etica,
capace di evitare i contraccolpi del ravvedimento. E, qualcuno
sottolinea, al silenzio che nasce da un malinteso senso del pudore e
genera ipocrisia. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">Lo
dice la giovane Shoko nella prima delle tre lettere. Ha scoperto la
relazione tra lo zio e la madre leggendo il diario della madre il
giorno prima della sua morte. Tra i tanti motivi della sua presente
“tristezza”, uno la opprime in modo particolare: che da tredici
anni la madre e lo zio non siano più la “sua cara madre”, il “suo
caro zio”, che la madre abbia potuto essere “malvagia” sapendo
di esserlo, che l'amore possa rinunciare alla luce del sole e vivere
come come “un fiore finto, rosso, in una palla di vetro”. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">Midori
è la moglie tradita, doppiamente tradita, dal marito e dalla
sorella. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">Il
tradimento l'ha scoperto fin dall'inizio e, seguendo l'impulso del
momento, ne è diventata complice. Di quel momento restano solo alcune
vivide immagini: un presentimento, un inseguimento, la scoperta,
l'impulso di smascherare gli amanti e quello, uguale e contrario, di
fingere di non aver visto. Perché abbia preso la seconda via non lo
sa: paura, umiliazione, amore, opportunismo? Da allora l'amore si è
mutato in un miscuglio esplosivo di amore e odio, l'ha sostenuta da
una parte la speranza che avesse termine la sua umiliazione,
dall'altra l'ostentazione di una mondanità di rivalsa, amanti che
erano schermi, e ha vissuto in una “gelida famiglia”,
fortezza-prigione dei “due segreti” suo e del marito. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">Saiko,
la bellissima, raffinata, intelligente Saiko, nel momento della
“malvagità” decide che bisogna “diventare diabolici”: con
Yosuke, il patto di mantenere segreta la relazione. Il suo silenzio
non è di poco momento, dura tredici anni. Per reggere così a lungo
ci vogliono qualità non banali: forza di carattere, coraggio,
determinazione, calcolo, che sarebbe meglio utilizzare per il verso
giusto. E Saiko si sdoppia: c'è una Saiko “diurna” che sa
proteggere il segreto, c'è una Saiko “notturna” che soffre e
affida al suo diario tormentosi sensi di colpa e di morte: “...la
mia coscienza della colpa era così forte da convincermi che il
giorno in cui Midori avesse scoperto il mio segreto avrei dovuto
morire […] morire sarebbe stato il mio modo di chiedere perdono”.
Ma quando scopre che Midori sa tutto da sempre, stranamente un
inaspettato sollievo si sostituisce ai propositi di morte e scopre in
sé un'altra Saiko. “Se Midori lo scoprirà, morirò!” Che
ridicola fantasia la mia! Colpa, colpa, colpa... che assurda coscienza
della colpa! L'uomo che ha venduto l'anima al diavolo deve per forza
essere lui stesso un diavolo? Noi siamo d'accordo. Ma Saiko? A
seguirla nei meandri della sua riflessione finale scopriamo che non è
detto che la nuova Saiko abbia sostituito l'antica, può trattarsi
di una tregua momentanea, e poi se ci sono due Saiko, possono
essercene altre. Di più, in nome di che cosa parla la nuova Saiko?
Ha detto che amare non è una colpa, allora perché un giorno lontano
il tradimento del marito è stato una colpa che andava lavata col
divorzio? E perché, ora che ha appreso che si è risposato, sembra
che il mondo le crolli addosso? Che ne è di Yosuke? (diciamo noi):
amare, essere amati...?</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">Si
è affacciata una terza Saiko, quella che mette in ordine le foto del
suo matrimonio, che le dispone affinché la figlia non perda
l'immagine del padre e ricorda che lei stessa, durante un
bombardamento, mentre Yosuke la proteggeva premurosamente, lei
desiderava correre al rifugio di suo marito... </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">A
questo punto siamo un po' stanchi: una cosa è conversare su questi
temi, altra abbandonarsi al talento narrativo che sa raccontarli.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">È</span>
stanca anche Saiko, che sente di “aver perso la forza di vivere”
e, incapace di ricomporre le istanze contraddittorie della sua
coscienza, si autocondanna e brucia il diario che contiene “le
confessioni di una donna malvagia”. Poco dopo si dà la morte,
“punizione naturalmente riservata a una donna che non ha sopportato
la sofferenza di amare e ha cercato la felicità di essere amata.” </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">E
Misogi Yosuke, solitario cacciatore e silenzioso destinatario delle
lettere e delle confessioni in esse contenute? Le due pagine finali
non aggiungono molto sulla sua figura; restano la sua “singolare
scrittura, così bella e fluente” che rivela una “tristezza cupa
e intollerabile”, il suo fucile da caccia e quel “ bianco alveo
di un fiume” che non è più soltanto un'immagine poetica.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">Mirna
Ferrarini</span></div>
tassohttp://www.blogger.com/profile/01225996784814918840noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-75937101278242595182012-11-30T16:52:00.000+01:002012-12-02T18:42:31.551+01:00<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14pt; line-height: 115%;">Sotto
lo stesso tetto – 24 novembre – La strega di mezzogiorno, Julia Franck <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKu7jwKtfxHKD_LEGvQU_Duc0XNpEXqTRZOQmtrtOnHR8_ZwTd6s1Wtg_3Db0Gobb_XWjaJxEag0uFQC9v2nbWUEqH1tyiA6wgZHISBffKCzihrarg-Zpp_B2O9-myGkwNVn3cc2-o_byY/s1600/739strega%5B1%5D.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKu7jwKtfxHKD_LEGvQU_Duc0XNpEXqTRZOQmtrtOnHR8_ZwTd6s1Wtg_3Db0Gobb_XWjaJxEag0uFQC9v2nbWUEqH1tyiA6wgZHISBffKCzihrarg-Zpp_B2O9-myGkwNVn3cc2-o_byY/s1600/739strega%5B1%5D.jpg" /></a><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Dialogare
con una strega per un’ora al giorno è l’unico rimedio per curare
quell’incessante tormento dell’anima che induce Selma Würsich a vivere
un’esistenza solitaria e a estraniarsi psicologicamente ed emotivamente dal
marito e dalle figlie Martha e Helene. A sostenerlo è<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la domestica Mariechen, una donna di origine
slava che accudisce la madre e le figlie. Siamo all’inizio del Novecento nella
Germania orientale, più precisamente nell'alta Lusazia, una regione della Sassonia. Sono proprio le parole
di Mariechen a suggerire a Matteo Galli, il conduttore del secondo incontro
letterario <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Sotto lo stesso tetto</i>,
l’interpretazione del titolo dell’opera da lui stesso tradotta: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Strega </i>appunto<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i>e non <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Donna di mezzogiorno</i>
come invece sarebbe il titolo originale. Questo sconfinare dell’essere umano
nell’irrazionalità e nel pregiudizio sembra essere alla base della storia
familiare raccontata dall’autrice Julia Franck. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Che
spiegazione dare a certi comportamenti familiari? Come giustificare
l’atteggiamento di Selma nei confronti delle figlie da cui sin dalla tenera età
pretende solo obbedienza, disciplina e massimo impegno? Può essere un insieme
di circostanze – la perdita dei figli maschi, la guerra, l’appartenenza a una
religione diversa – la causa degli scompensi emotivi della madre? Martha e
Helene non sanno dare una spiegazione razionale ai misteri della vita, ma
cercano piuttosto di cogliere le opportunità concrete che essa offre quando la
zia Fanny, una cugina della madre, le invita a trascorrere un lungo periodo a
Berlino. Il trasferimento nella capitale, nei ruggenti anni Venti, segna
l’inizio di una fase più spensierata e stimolante della loro esistenza sebbene
non priva di preoccupazioni e difficoltà. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">L’incontro
casuale con Carl, un giovane e promettente studioso di filosofia, infonderà in
Helene un sentimento di profonda felicità facendole credere per un istante che
la vita stia volgendo al meglio. Ma la prospettiva di una vita migliore,
animata da valori e progetti comuni, svanirà con la morte improvvisa di Carl,
vittima di un tragico incidente stradale. Da quel momento in poi l’esistenza di
Helene non sarà altro che un sopravvivere senza senso proprio come i pazienti
che assiste presso un ospedale della città. La condizione di Helene, in parte
ebrea, si aggraverà in seguito all'affermarsi del nazionalsocialismo che imporrà leggi antisemite. Se
vorrà sopravvivere dovrà scomparire, fingersi ciò che non è. A quel punto, come
per un soccorso provvidenziale, entrerà in scena l’ingegnere ariano Wilhelm che
alla bionda Helene dagli occhi azzurri offrirà il ruolo di moglie e un nome,
Alice Sehmisch. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Ma
Alice è soltanto una maschera innocente di Helene, già contaminata da altri.
Quando Wilhelm nella prima notte di matrimonio scopre che Alice non è più
vergine scatta in lui la voglia feroce di vendetta. Alice/Helene diventa ai
suoi occhi un essere impuro, subordinato e sottomesso a cui è consentito solo
obbedire. Da questo rapporto infelice nascerà un bambino, Peter, che
successivamente, alla fine della seconda guerra mondiale, Alice/Helene, in fuga
da Stettino occupata dai Sovietici, abbandonerà in una stazione
ferroviaria.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Cosa
porta Alice/Helene a compiere un gesto così estremo? Un atto di
autopreservazione, un desiderio di libertà o una scelta di amore per un figlio
a cui non può dare ciò di cui ha bisogno? Il suo comportamento non è forse congenito
alla sua famiglia di origine, iscritto in quel complesso patrimonio genetico
che Helene porta con sé?<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 18pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Le
risposte sono da ricercarsi in un intricato gioco di riflessioni che la Franck
così sapientemente ci propone in questo affascinante libro vincitore del
prestigioso premio <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Deutscher Buchpreis</i>.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<o:p><span style="font-family: Calibri;"> </span></o:p></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13361351201635626694noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-60805684386685579982012-11-13T13:00:00.000+01:002012-11-13T16:23:34.473+01:00Il salotto del martedì - 6 novembre 2012 - Vergogna, J. M. Coetzee<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixA-kZSc6wFen9JL1H3k595rbD5qq5lP6eAgjAifruhLNpm6_fKGr5jvqc13yZhqgQptI4qTDL090Qebpx11OFt7W5vVyyc1807SsHUazo7kGfOIJUvtCtYpMKBRwqoOLv_eMrEIqj1Zw/s1600/COETZE_VERGOGNA.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixA-kZSc6wFen9JL1H3k595rbD5qq5lP6eAgjAifruhLNpm6_fKGr5jvqc13yZhqgQptI4qTDL090Qebpx11OFt7W5vVyyc1807SsHUazo7kGfOIJUvtCtYpMKBRwqoOLv_eMrEIqj1Zw/s200/COETZE_VERGOGNA.jpeg" width="131" /></a>Libro complesso nella sua apparente
semplicità espressiva, questo <i>Vergogna</i> di J. M. Coetzee (Einaudi 2000),
sudafricano che scrive in inglese, vincitore nel 2003 del Nobel per la
letteratura.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La storia, all'inizio, è un po'
banale: ci viene presentato il professor Lurie, titolare di una
cattedra di Scienze delle comunicazione nella razionalizzata Cape
Technical University. Gli lasciano tenere, quasi per benigna
concessione, un corso all'anno sui suoi prediletti poeti romantici,
ma è evidente la sua sfasatura culturale rispetto agli studenti e a
tutto il mondo che lo circonda, cioè il nuovo Sudafrica post
apartheid.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
David Lurie ha superato la cinquantina
ed è un uomo senza emozioni; reduce da una vita che lo ha deluso,
anche sul piano sentimentale (è due volte divorziato), ha trovato un
suo equilibrio nei tranquilli rapporti con una prostituta e si è
adattato ad una “felicità” senza echi.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Su quest'uomo senza qualità piomba
improvvisamente la disgrazia, sotto forma di sconvolgente impulso
erotico verso una ragazzina neanche tanto speciale: una studentessa
qualunque (ci chiediamo se sia nera, come il nome Melanie potrebbe
lasciar indovinare).</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Qualcuno osserva che il titolo
originale, tradotto in italiano con <i>Vergogna</i>, è in realtà,
significativamente, <i>Disgrace</i>, il che allude allo stato di
disgrazia collegato alla catena
colpa-vergogna-pentimento-espiazione-redenzione.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlMGElwhnGLWUWBz10zYhfmQemhvpcdWKapDOT08kU5KrgclwuWadX_kQwpq7uFzidUzeAWbQhJIJLCjpvFjq2vzUQd0-ot1HEgQnj4Lf93r7IuvuyOlNvXB4egfjkEgcE-5VRHnlFZq4/s1600/coetze_faccia.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlMGElwhnGLWUWBz10zYhfmQemhvpcdWKapDOT08kU5KrgclwuWadX_kQwpq7uFzidUzeAWbQhJIJLCjpvFjq2vzUQd0-ot1HEgQnj4Lf93r7IuvuyOlNvXB4egfjkEgcE-5VRHnlFZq4/s1600/coetze_faccia.jpeg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">J. M. Coetzee</td></tr>
</tbody></table>
Dunque David commette una colpa di
natura sessuale, avendo abusato di una ragazza che potrebbe essere
sua figlia; in realtà non è stato un vero e proprio stupro, ma di
certo il professore più anziano ha usato in modo improprio del suo
potere maschile-paterno. Di questo, però, non si pente e non chiede
scusa, finché una nuova e molto più grave violenza non manda in
pezzi la sua vita. Rifugiatosi presso la figlia Lucy, una specie di
hippy che alleva cani in una fattoria, David deve subire l'assalto di
tre uomini (il gruppo etnico di appartenenza non è mai detto
esplicitamente, in Coetzee) che stuprano la ragazza e gli danno
fuoco. Da quel momento, David scende sempre più in basso nella scala
sociale; ora è lui l' “uomo dei cani”, in una specie di nemesi
storica che, rovesciando i rapporti bianco-nero, pone le basi per un
nuovo mondo tutto da ricreare. Nella rigenerazione del protagonista,
che in effetti alla fine del libro è un uomo completamente diverso
dall'inizio, sembra avere un ruolo importantissimo la <i>pietas</i>
verso gli animali destinati alla morte.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Con un amore in cui alcuni di noi non
riescono a non sentire echi quasi francescani, David accompagna al
loro destino, confortandoli, i “fratelli cani:” i vecchi, i
ciechi, gli zoppi, gli storpi, i mutilati...”.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ci interroghiamo a lungo sul senso del
romanzo, soprattutto sulla “colpa” di David e sui motivi per cui
Lucy, che scopriamo essere incinta in seguito alla violenza, tace e
non denuncia gli aggressori. Ci sembrano illuminanti le parole della
ragazza al padre, che le chiede se vuole già bene al bambino,
“figlio di questa terra”. “Al bambino? No. Come potrei. Ma
gliene vorrò... intendo diventare una brava mamma, David. Una brava
mamma e una brava persona”. Forse Lucy vuole contribuire al
difficile processo di riconciliazione, che in Sudafrica porta con sé
strascichi di violenza, incomprensione, vendetta. Ecco perché non
denuncia gli aggressori; e anche perché ama incondizionatamente quel
luogo e quella vita e vuole viver proprio lì, a qualunque prezzo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Una delle ultime scene ce la presenta
inaspettatamente bella come in un quadro impressionista, una giovane
madre baciata dal sole, tra i fiori, le api, i colori e i profumi di
una terra antichissima e appena nata.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Si potrebbe discutere quasi
all'infinito, tanti sono i temi, dal rapporto campagna-città alla
paternità, alla storia, alla creazione artistica, all'eutanasia. Ci
lasciamo con l'impressione di aver affrontato un testo duro, ma
significativo come pochi.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Matilde Morotti</div>
tassohttp://www.blogger.com/profile/01225996784814918840noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-52889945482764792172012-11-05T09:46:00.000+01:002012-11-05T14:41:00.541+01:00Sotto lo stesso tetto - 27 ottobre 2012 - Lettera al padre, Franz Kafka<div align="LEFT" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm; orphans: 2; widows: 2;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrsetGD0dktGyderdV3YyWSKQq_b9t2W2EULEWoEo0JiIBIE5U8w99zdvPQES7GPmQEC-JkB_MJY_bgxF5rOy1bV6fbca-eBdgIiaLA-7GGfjsbAyIaaV-oMRqOOwdzdUhO_OeT1c2d2pk/s1600/kafka.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrsetGD0dktGyderdV3YyWSKQq_b9t2W2EULEWoEo0JiIBIE5U8w99zdvPQES7GPmQEC-JkB_MJY_bgxF5rOy1bV6fbca-eBdgIiaLA-7GGfjsbAyIaaV-oMRqOOwdzdUhO_OeT1c2d2pk/s320/kafka.jpeg" width="192" /></a><span style="color: #333333; font-size: small;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"></span></span>
</div>
<div align="LEFT" style="background: rgb(255, 255, 255); line-height: 0.64cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-size: large;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">A
chi più, a chi meno, un fatto è certo: i rapporti familiari e i
conflitti che prima o poi ne derivano coinvolgono tutti,
indipendentemente dall’età, sesso, nazionalità, religione,
estrazione sociale, epoca o paese in cui si vive. La lettura
dell’opera </span></span><span style="color: #333333; font-size: large;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><i>Lettera
al padre</i></span></span><span style="color: #333333; font-size: large;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">
scritta dal celebre autore boemo di lingua tedesca, Franz Kafka
(Praga 1883 – Kierling 1924), ci porta al cuore del difficile e
irrisolto rapporto tra padri e figli, in un labirinto di accuse e
controaccuse, di fraintendimenti e incomprensioni, di rimproveri e
rancori mai superati. </span></span>
</div>
<div align="LEFT" style="background: rgb(255, 255, 255); line-height: 0.64cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-size: large;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Ma
il testo di Kafka è l’espressione di un’esperienza autentica,
drammaticamente vera o una rappresentazione letteraria ben riuscita?
È possibile leggere questo testo in chiave ironica o solo
drammatica? Cesare Giacobazzi, docente di lingua e letteratura
tedesca all’Università di Modena e conduttore del primo degli
incontri di lettura </span></span><span style="color: #333333; font-size: large;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><i>Sotto
lo stesso</i></span></span><span style="color: #333333; font-size: large;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">
</span></span><span style="color: #333333; font-size: large;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><i>tetto,
</i></span></span><span style="color: #333333; font-size: large;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">ha
suggerito diverse possibilità interpretative dell’opera, che sono
state espresse poi a voce con la lettura di alcuni brani da parte di
Lino Guanciale, attore della compagnia del </span></span><span style="color: #333333; font-size: large;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><i>Ratto
d’Europa. </i></span></span><span style="color: #333333; font-size: large;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Già
dalle prime righe la lettera di Kafka appare come un tentativo del
figlio di spiegare le ragioni del proprio fallimento esistenziale, di
non essersi sposato, di non aver creato lui stesso una famiglia che
gli avrebbe consentito di emanciparsi dalla figura paterna. Kafka
individua le cause di questo insuccesso personale e familiare nei
metodi educativi troppo rigidi e severi di un padre che non ha saputo
dominare il proprio carattere e avvicinarsi con sincerità e affetto
ai suoi figli. A prova di ciò Kafka ricorda in particolare un
episodio della prima infanzia in cui l’atteggiamento di rifiuto e
repressione da parte del padre sarebbe stato determinante e decisivo
per la formazione del suo carattere debole e pauroso. Le successive
esperienze di inesistente confronto e dialogo, di mancato sostegno e
ascolto avrebbero rafforzato in lui il sentimento di insicurezza e
soffocato ogni possibilità di distacco impedendogli di assumere un
ruolo attivo nella vita. Siamo di fronte a un figlio davvero
traumatizzato o a un parassita che vive sulle spalle del padre? </span></span>
</div>
<div align="LEFT" style="background: rgb(255, 255, 255); line-height: 0.64cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-size: large;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Ammesso
che si tratti di una testimonianza reale, drammatica e sofferta, di
chi sarebbe la colpa, del padre o del figlio? E se invece Franz non
fosse altro che un figlio viziato, non abituato a prendersi la
responsabilità delle proprie azioni e comportamenti? E quale invece
è il ruolo della madre nelle vicende familiari? Gli interrogativi
relativi a questa lettera, scritta nel 1919 e mai consegnata al
padre, sembrano essere molteplici e di non facile risposta. Alle
varie proposte e suggerimenti di lettura hanno corrisposto i commenti
e gli interventi di un pubblico profondamente interessato e coinvolto
nonché diversificato per età e approcci interpretativi. </span></span>
</div>
<div align="LEFT" style="background: rgb(255, 255, 255); line-height: 0.64cm; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="LEFT" style="background: rgb(255, 255, 255); line-height: 0.64cm; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
<br /></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm; orphans: 2; widows: 2;">
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13361351201635626694noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-47211683333073656342012-10-08T16:47:00.001+02:002012-11-13T16:22:08.736+01:00Il salotto del martedì - 2 ottobre 2012 - Il mondo di Atene, di Luciano Canfora <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiL9IsEb65SWiejhu9ZUuWRfhWuWEv-StNUuAOZrztySnoBFCsAP8sVJJsQ7JJZFypbMnlQBEASVi-jNV_rKriZN181IjgaQZs43RaY_ouQlqjqaw0I_ZOKCNa4tlMoXMbkFkNTdfv734E/s1600/CANFORA_Mondo_Atene.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiL9IsEb65SWiejhu9ZUuWRfhWuWEv-StNUuAOZrztySnoBFCsAP8sVJJsQ7JJZFypbMnlQBEASVi-jNV_rKriZN181IjgaQZs43RaY_ouQlqjqaw0I_ZOKCNa4tlMoXMbkFkNTdfv734E/s1600/CANFORA_Mondo_Atene.jpg" /></a></div>
<span style="font-size: small;">Luciano Canfora, <i>Il mondo di Atene</i>, Laterza 2011</span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">Approfittando
dei tempi più lunghi e rilassati, garantiti dalle ferie roventi di
quest'estate, alcuni di noi hanno affrontato un testo molto
impegnativo, <i>Il mondo di Atene</i>, di Luciano Canfora.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">L'autore è noto: un filologo classico, professore a Bari, celebre sia per il
rigore con cui padroneggia il mare sterminato delle sue fonti, sia
per la vis polemica con cui di tanto in tanto anima il dibattito
pubblico italiano. Ora, se c'è un argomento che in questi mesi è stato al
centro delle nostre discussioni, questo è il destino della Grecia, e
con esso una serie di concetti variamente interpretabili, da uno
svuotamento della democrazia attraverso una sovranità limitata fino al
ruolo delle competenze e al predominio delle </span><span style="font-family: Arial Unicode MS; font-size: small;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">él</span></span><span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">ites
tecnocratiche. Insomma, mai come oggi ci si è interrogati su quale sia
la vera natura della democrazia.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">Luciano
Canfora, con questo libro, dà alla questione un taglio originale e
stimolante, smontando i miti sorti attorno a questo sistema politico
e alle sue origini storiche.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">Si
parte dal luogo comune che (sulla base del celebre epitaffio di
Pericle) fa di Atene la culla della democrazia, scuola della Grecia e
di tutto il mondo. Ma quale democrazia? In realtà i cittadini ateniesi,
escludendo le donne, gli stranieri e gli schiavi, erano 20.000 su
350.000; tutti, tra l'altro, parassiti stipendiati dallo stato, che
campavano a spese del tributo versato dagli alleati. Come diceva Max
Weber, la democrazia ateniese altro non era che una gilda che si
spartiva il bottino. Quindi quello che stato così idealizzato era un
sistema basato sul controllo imperialistico delle altre città, punite
in modo crudelissimo se per caso venivano meno ai doveri
dell'alleanza, come dimostra il terribile episodio della strage dei
Melii.</span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAU3DqdIiIxstNHtkIeHhaWKx3oEKYfiQEOcGiVoLedJsi0ukbsqV0cLsGGJgph6VYddU8YiFVqkT-QRfPtQ0J5C8cSXkDvQauyMMifPyX1McCr8dIinNWA5C85rXd2MYYh9V2hm1csHs/s1600/CANFORA+_FACCIA.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAU3DqdIiIxstNHtkIeHhaWKx3oEKYfiQEOcGiVoLedJsi0ukbsqV0cLsGGJgph6VYddU8YiFVqkT-QRfPtQ0J5C8cSXkDvQauyMMifPyX1McCr8dIinNWA5C85rXd2MYYh9V2hm1csHs/s1600/CANFORA+_FACCIA.jpeg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Luciano Canfora</td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">E
poi l'ostracismo, il controllo della cultura, la condanna a morte di
Socrate: come si fa a parlare di libertà? Eppure Canfora riesce, in
questa sua appassionata rievocazione del secolo breve che va dal 480
al 399 a. C. a dimostrare che il mito della democrazia ateniese ha
una sua validità storica oggettiva e costituisce un esempio fecondo
anche per società più complesse. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">La
nostra discussione verte dunque sul paradosso di questa città, in cui la
democrazia e l'impero riuscirono a convivere. Tenendo sempre presente
l'abisso che intercorre tra una democrazia diretta come quella
ateniese e i nostri sistemi rappresentativi, ci siamo chiesti quanto
di quell'antica esperienza serva ancor oggi a chiarirci le
problematiche odierne. Anche oggi, nota qualcuno, ha un ruolo
centrale l'esaltazione della competenza e questo ci ricorda che ad
Atene, nel V</span><span style="font-family: Arial Unicode MS; font-size: small;">° </span><span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">secolo,
si verificò questo miracolo: era ben salda al comando un'</span><span style="font-family: Arial Unicode MS; font-size: small;">él</span><span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">ite,
ma essa accettò la sfida del confronto quotidiano con l'assemblea e,
non sottraendosi alla fatica di cercare e costruire il consenso,
gettò le basi di un modello politico destinato a durare nei millenni. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: small;">Matilde Morotti </span>
</div>
tassohttp://www.blogger.com/profile/01225996784814918840noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-62258098493450873472012-10-02T10:12:00.000+02:002012-10-02T11:09:33.886+02:00Gruppi di lettura 2012-2013<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3Tox9Fj1HdetuvI6FwwtJ1V3f9XDcqDdyNRmsRH7Fam-U511X86jLdvMTgIgpyqveWrkpGi96VI8xbp7CeYNMZl3yvuYDb__hLyTsz-DfSZwgIHTlSVgL-5pTNQjt7XU21uBjxP3J4aWD/s1600/libri.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="152" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3Tox9Fj1HdetuvI6FwwtJ1V3f9XDcqDdyNRmsRH7Fam-U511X86jLdvMTgIgpyqveWrkpGi96VI8xbp7CeYNMZl3yvuYDb__hLyTsz-DfSZwgIHTlSVgL-5pTNQjt7XU21uBjxP3J4aWD/s200/libri.jpeg" width="200" /></a></div>
Due i gruppi di lettura ospitati quest'anno dalla Biblioteca Delfini:
"Sotto lo stesso tetto. La famiglia nella letteratura tedesca
contemporanea" e il "Salotto del martedì".<br />
<br />
<br />
<div class="citation quoted1">
Il primo è organizzato in collaborazione
con l'Associazione culturale italo-tedesca. Il gruppo si riunisce il
sabato pomeriggio dalle ore 15 alle 17, una volta al mese per il periodo
che va da ottobre 2012 ad aprile 2013.<br />
La partecipazione, anche a singoli incontri, è libera e non occorre
prenotazione, ma è richiesta la lettura preventiva ed individuale dei
libri in discussione.</div>
<div class="citation quoted1">
<br />
<br />
Prosegue poi la collaborazione con l'Associazione culturale di
volontariato 'Natalia Ginzburg', con gli appuntamenti del "Salotto del
martedì".<br />
Il gruppo si incontra il martedì dalle 16 alle 18, con cadenza mensile
da ottobre 2012 a maggio 2013. Per la partecipazione a questo gruppo è
prevista l'iscrizione all'Associazione. Ci si può iscrivere al gruppo o
direttamente agli incontri o in sede.</div>
Info: <a href="http://www.universitaginzburg-mo.net/" target="_blank">http://www.universitaginzburg-mo.net/</a>
<br />
<br />
La presentazione dei due corsi, il calendario degli incontri e i libri
proposti dai due gruppi si possono leggere sulla colonna di destra. Dopo
ogni incontro verrà pubblicata sul blog, a cura dei conduttori e dei
partecipanti, una scheda riassuntiva che presenta il libro e dà conto
degli spunti principali emersi dalla discussione.<br />
Tutti possono aggiungere a queste schede di presentazione i propri commenti. Angelahttp://www.blogger.com/profile/03475668738446767878noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-21060522954885783362012-06-16T11:38:00.003+02:002012-06-16T11:48:02.282+02:00Uomo e donna li creò - 9 giugno 2012 - Ave Mary<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7msztgbpI3XhoD8HNbGP7MG2dDeQDBIdsPgfSdARroFJFDKxQavNL7vFkctcayiFlHSIpQo55LlGacLl_i8rjHbkO9WTYXHiJVSe0w9C0ftkzWZkomkgMjAVWQBDgSC8bqFL-sl-uEhs4/s1600/Ave+Mary.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7msztgbpI3XhoD8HNbGP7MG2dDeQDBIdsPgfSdARroFJFDKxQavNL7vFkctcayiFlHSIpQo55LlGacLl_i8rjHbkO9WTYXHiJVSe0w9C0ftkzWZkomkgMjAVWQBDgSC8bqFL-sl-uEhs4/s1600/Ave+Mary.jpg" /></a><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;"><span style="color: black;">La rilettura delle Sacre Scritture svolta da Michela </span><span style="color: black;">Murgia</span><span style="color: black;"> in </span><em><span style="color: black;">Ave </span><span style="color: black;">Mary</span></em><span style="color: black;"> non cerca di metterne alla prova la consistenza sintattica, né </span><span style="color: black;">tantomeno</span><span style="color: black;"> di verificarne la plausibilità storica, ma ha l'intento, ben più "pericoloso", di sottoporle ad una serie di riflessioni che mettano in luce il ruolo subordinato e contraddittorio riservato alla donna.</span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: black;"><span style="color: black;"><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">Quali </span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">sono, ad esempio, le opzioni disponibili a Maria al momento </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;"><span style="color: black;">dell'incontro con l'angelo? </span><span style="color: black;"><span style="color: maroon;"><span style="line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: EN-US;"><span style="color: black;"><span style="font-family: "Trebuchet MS","sans-serif"; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: EN-US;">È</span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="color: black;"> costretta</span> ad obbedire, o ha invece una propria autonomia da cui segue una scelta indipendente e ponderata? Anche interpretando la domanda dell'angelo come una vera richiesta, piuttosto che un'imposizione, bisognerebbe prendere atto che tutte le eventuali ragazze consultate prima di Maria sono state "censurate" e destinate all'oblio.</span></span></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: black;"><span style="color: black;"><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">Un caso di esplicita disobbedienza è quello di cui si rende colpevole Eva, che viene punita in maniera esemplare. Il peccato originale diviene perciò un monito preventivo, affinché le donne rinuncino ad un desiderio di conoscenza e protagonismo che potrebbe mettere in discussione l'autorità imposta. La passività, sia che venga presentata come scelta autonoma (nel caso di Maria) o forzata (nel caso di Eva), è quindi l'unico tipo di comportamento femminile ammesso dalle Scritture.</span></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;"><span style="color: black;">In conclusione, le Sacre Scritture reggono oppure no alle domande di Michela </span><span style="color: black;">Murgia</span><span style="color: black;">? Chiaramente, le Sacre Scritture, di per sé, non sono altro che espressione e manifesto di un determinato contesto sociale; di conseguenza, quelle domande dovrebbero essere reindirizzate a chi dalle Scritture ha tratto un modello di educazione e comportamento. Sono le gravi carenze di questo modello a far sì che la riflessione sulle Sacre Scritture sia molto di più che una disputa teologica.</span></span></span></div>Filippohttp://www.blogger.com/profile/11689852997278048702noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-30520872584314938932012-06-08T12:29:00.002+02:002012-06-08T12:29:52.573+02:00Uomo e donna li creò - verso "Ave Mary" di Michela Murgia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmLh0nbIbmxEOX9blYawbflsXi7tZ_-UhOhcknmULbfvNNo9Y3JFoLjpVWgDkkQSyjfEy7EjxVGUwJof-1WBgI9C6OmT80t6Jjt7UmKLBfV66TFQRvjsQs8qDkzrV7q163UE-OIsN4ETAL/s1600/ave.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmLh0nbIbmxEOX9blYawbflsXi7tZ_-UhOhcknmULbfvNNo9Y3JFoLjpVWgDkkQSyjfEy7EjxVGUwJof-1WBgI9C6OmT80t6Jjt7UmKLBfV66TFQRvjsQs8qDkzrV7q163UE-OIsN4ETAL/s200/ave.jpeg" width="126" /></a></div>
<span style="font-family: "Trebuchet MS"; font-size: 10pt;"><o:p></o:p></span>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 12pt;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS"; font-size: 10pt;"><o:p> </o:p></span><span style="font-family: "Trebuchet MS"; font-size: 10pt;">Dopo
il successo internazionale di <i>Accabadora</i>
(premio Campiello 2010), la scrittrice sarda Michela Murgia
pubblica con
Einaudi <i>Ave Mary</i>, un
libro che sta a
metà tra il saggio di denuncia e la testimonianza intima. Tra i
più letti in
questo momento in Italia e già tradotto in diverse lingue, il
libro</span><span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">
nasce da un
convegno che si svolse ad Austis, (un paese della Barbagia),
provocatoriamente
intitolato: " Donne e Chiesa: un risarcimento possibile?".</span><span style="font-size: 10pt;"><span class="Apple-style-span" style="color: #545454; font-family: 'Trebuchet MS';"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="font-family: Arial; font-size: 13px;">Michela Murgia si muove dichiaratamente in un ambito
frequentato, che l'ha vista essere "donna cristiana, animatrice
parrocchiale di lungo servizio, tutto svolto nelle file
dell'Azione
cattolica". Ambito, (quello del simbolico religioso femminile, <span> </span>frequentato anche per i suoi
studi di
teologia), che l'autrice ha avuto il coraggio di attraversare
come un campo minato "mettendosi
un paio di mutande di lamiera".</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 12pt;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Arial; font-size: 13px;">Legittimata
dunque, più di altri che non hanno in
curriculum il catechismo domenicale, (l’andare alla dottrina
come si diceva
qui) a raccontare quanto l'imprinting culturale che riceviamo da
piccoli negli
oratori delle parrocchie, ci condizioni, soprattutto nel
rapporto tra uomini e
donne, e <span> </span>decisa a
sostenere che se ci è
stata raccontata una storia falsa è giusto tentare di
correggerla. Questo libro
serve allo scopo. Da cattolica illuminata si dice scarsamente
interessata all'opinione
ufficiale proveniente dai siti vaticani, che pure sul loro
giornale l'hanno benevolmente
recensita, "mi interessava l'opinione di mia zia - dice- la
donna più
maschilista che conosco".</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 12pt;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">Innanzitutto Maria non invecchia mai,
forse neanche
muore. L’avevate notato? "Nel mio paese d'origine - dice -
(Cabras)
dove la chiesa patronale è dedicata proprio a questa specifica
raffigurazione
dell'Assunta, la preghiera popolare afferma senza tentennamenti
che "morta
no, ma ses dormida, santamente reposende". Dormida, cioè
addormentata". <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 12pt;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">Perché la Madonna non può invecchiare
né tanto meno <span> </span>morire?
Perché la morte maschile è così
ampiamente rappresentata nella cultura classica,<span> </span>nell’estetica cristiana,
nelle raffigurazioni
popolari<span> </span>e più che mai
nel nostro presente, e quella femminile no? Perché l’invecchiare
maschile è bello e saggio
e quello femminile no? </span><span class="Apple-style-span" style="font-family: Arial; font-size: 13px;">L’imperativo “Non
invecchiare!” (o “se invecchi non sperare
di avere un briciolo di protagonismo”) in questa straordinaria
operazione di
marketing, cominciata con le fantasiose interpretazioni delle
sacre scritture da
parte dei celibatari della Chiesa, non è che a lungo andare ha
condizionato le
donne cattoliche e non solo quelle? Non è un caso che gli spot
pubblicitari ci
presentino sempre dei maschi che "invecchiano bene",
"materassabili" (testuale), alla Sean Connery che ancora adesso
a ottant’anni
passati fanno la loro "porca figura" mentre le donne in là con
l'età
sono sempre alle prese con la paura che che la dentiera rimanga
attaccata alla
torta di noci.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 12pt;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">E poi…Maria era una giovane donna per
nulla timida,
silenziosa e passiva. Interpellata dall’Angelo si prende
autonomamente la sua
responsabilità. Che razza di storia ci hanno raccontato? </span><span class="Apple-style-span" style="font-family: Arial; font-size: 13px;">Una ragazzina
di quattordici anni che si sente dire “guarda che rimarrai
incinta prima di
sposarti e prima di fare l’amore con tuo marito, ti va bene?” In
un
sistema patriarcale tribale c'era un'unica risposta a tanto
scandalo: la lapidazione. Lei dice sì, un sì libero e
impegnativo, di adesione cosciente, raro anche, in un mondo (in
ogni tempo e in ogni luogo) di "sì" femminili di
sottomissione.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 12pt;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">Madre piena di grazia, madre benedetta
tra le donne,<span> </span>madre
inviolata, eppure tanto manipolata a
uso e consumo dell’autorità, per piegare all’obbedienza tutte
le donne, che a
lungo andare ha perso addirittura il merito unico e sacro per
cui era osannata
e venerata. Rappresentata via via nei secoli senza più latte,
senza più figlio,
senza carne e senza colore, umiliata nella femminilità e nella
sua stessa
maternità cosa è rimasto di Maria? </span><span class="Apple-style-span" style="font-family: Arial; font-size: 13px;">Poi c’è tutta la storia della verginità biologica,
prima, durante e dopo il concepimento. Ma questa è troppo lunga
da dire qui.
Meglio leggere il libro.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 12pt;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Arial; font-size: 13px;">Elena Bellei </span></div>Angelahttp://www.blogger.com/profile/03475668738446767878noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-67943321643130231702012-05-24T09:40:00.002+02:002012-05-24T09:44:31.273+02:00Il salotto del martedì - 15 maggio 2012 - Il birraio di Preston<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjkBkIUigk8ljJVIIs6PER6wgP0SApRazxx7jeIQUR-qcl8KqVPIeNmejisRJkCoiHm0VyAumIatBL2On3uAesB5xTA5lxQc5ngMjId68eZ03xYLSv6CAVKQvv6WCIxL8pNz_7gnak1Tg/s1600/Camilleri_faccia.jpeg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 189px; height: 267px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjkBkIUigk8ljJVIIs6PER6wgP0SApRazxx7jeIQUR-qcl8KqVPIeNmejisRJkCoiHm0VyAumIatBL2On3uAesB5xTA5lxQc5ngMjId68eZ03xYLSv6CAVKQvv6WCIxL8pNz_7gnak1Tg/s320/Camilleri_faccia.jpeg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5746002396865290178" border="0" /></a>Andrea Camilleri, <span style="font-style: italic;">Il birraio di Preston</span>, Sellerio<p style="margin-bottom: 0cm">Camilleri è piaciuto a tutti, anche a chi non conosceva lo scrittore e lo riteneva solo un fortunato autore di libri d'intrattenimento. Certo, qualcuno sente la mancanza di Montalbano; però che ricchezza d'invenzione, che coralità in questo affresco siciliano fine '800.</p> <p style="margin-bottom: 0cm">I personaggi sono scarsamente caratterizzati, ma godibili come figurine di un'opera buffa. Buffa sì, ma venata di tragicità, perché ciò che sta dietro a questa commedia scintillante è la rappresentazione, purtroppo sempre attuale, dell'intreccio tipicamente italiano tra mafia e potere. Tra le righe leggiamo che la farsa ambientata intorno al 1870 adombra una realtà quanto mai attuale: violenza, terrorismo, omertà, legami tra politici e mafiosi. Tutto, come sempre, nascosto e negato, come dimostra l'ultimo capitolo, in cui la “realtà ufficiale” camuffa per sempre la verità, coprendola con una versione addomesticata dei fatti.</p> <p style="margin-bottom: 0cm">Molto particolare è sembrata la costruzione della storia, che mescola e confonde i piani temporali; questo ha disorientato qualche lettore, mentre per alcuni è stato uno stimolo a rileggere, per comprendere meglio i vari passaggi. La struttura è curata nei minimi particolari, dalla circolarità della vicenda che inizia e finisce col personaggio di Gerd, all'espediente di identificare, nell'indice, ogni capitolo con l'“incipit” di un romanzo famoso. Anche il particolare impasto linguistico non è sembrato una difficoltà insuperabile: dopo un po', ci si abitua e si riesce a capire “a senso” anche qualche espressione tipicamente siciliana, godendosi la mescolanza dei diversi dialetti come una metafora in più.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">In conclusione, una lettura piacevole e stimolante, anche se non sempre facile ed immediata.<br /></p><p style="margin-bottom: 0cm">Matilde Morotti<br /></p>tassohttp://www.blogger.com/profile/01225996784814918840noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-90670221787937820402012-05-18T11:53:00.000+02:002012-05-18T11:54:55.139+02:00Uomo e donna li creò - 12 maggio 2012 - Nemico, amico, amante...<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguA4Prir-3eaOvL4KdfnPzZuR-yHE2i0B2E0Qe-PjgrcAJm1DzN4yy4uy_1VunJMVfeNA1HoIxgHBOfs1O1mmpHcCNRUmEqplnnnobKEnNdrQjI7YxkZsFz1ECFHwAHssQnp4UGVnfHlBe/s1600/AM.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguA4Prir-3eaOvL4KdfnPzZuR-yHE2i0B2E0Qe-PjgrcAJm1DzN4yy4uy_1VunJMVfeNA1HoIxgHBOfs1O1mmpHcCNRUmEqplnnnobKEnNdrQjI7YxkZsFz1ECFHwAHssQnp4UGVnfHlBe/s1600/AM.png" style="cursor: move;" unselectable="on" /></a><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">I personaggi che popolano i nove racconti di </span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;"><em>Nemico, amico, amante...</em> sono </span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">descritti con distacco quasi cinematografico, quando tradizionalmente ci </span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">si aspetta che da vicende " forti" emergano emozioni intense e passioni profonde. </span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">Bisogna quindi imputare ad Alice Munro un atteggiamento colpevolmente </span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">freddo, o d'altra parte lodarla per essere sfuggita a un coinvolgimento </span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">prevedibile e poco originale?</span></div>
<div align="LEFT">
<br /></div>
<div align="LEFT">
<span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">Sarebbe tuttavia un errore superficiale confondere un'emozione inespressa </span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">con un'emozione inesistente: per quanto lo stile "scientifico" di ascolto-registrazione-</span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">racconto estrometta il pathos dalla narrazione, ciò non implica </span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">in alcun modo che i sentimenti non esibiti non siano vissuti. Si potrebbe </span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">anzi sostenere che una scrittura come quella di Munro sia possibile soltanto </span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">a condizione che tutte le passioni siano state metabolizzate, e questa sorta di </span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">catarsi potrebbe addirittura essere vista come un sintomo di maggiore profondit</span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">à rispetto al più tradizionale approccio "emotivo ".</span></div>
<div align="LEFT">
<br /></div>
<div align="LEFT">
<span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">Il libro di Munro potrebbe inoltre essere inquadrato in una prospettiva </span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">nord-americana, all'interno della quale le disgrazie vengono accettate senza </span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">disperazione e viene evitata, per quanto possibile, ogni forma di cerimoniosit</span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">à. Un'analisi di questo tipo oltrepasserebbe però gli scopi di </span><em><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">Nemico, amico, </span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">amante...</span></em><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">, che si limita ad essere un esempio ben riuscito, per quanto atipico, </span><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">di letteratura sulla differenza di genere.</span></div>Filippohttp://www.blogger.com/profile/11689852997278048702noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-14824439662785835522012-05-05T10:05:00.006+02:002012-05-05T10:40:11.051+02:00SPECIALE NESSUN DORMA - Verso "Luci nella notte" di Georges Simenon<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh397fq6CyADBEcgZkEGLehiuVb4dBAHpbXM6wwkgzhbTrrPJLMiHgeuzlN2bqCKMGU9BDfVIXbMiqzFLbH47kvU4MTnr1Q-TpRe0Kt5l-3l8LyeSG-TsQdZws9JcfSmDLoMC0EI0WEYx4/s1600/simenon_libro.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 190px; height: 299px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh397fq6CyADBEcgZkEGLehiuVb4dBAHpbXM6wwkgzhbTrrPJLMiHgeuzlN2bqCKMGU9BDfVIXbMiqzFLbH47kvU4MTnr1Q-TpRe0Kt5l-3l8LyeSG-TsQdZws9JcfSmDLoMC0EI0WEYx4/s320/simenon_libro.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5738957985730553698" border="0" /></a><span style="font-size:130%;"><span style="font-family:arial;">In occasione della notte bianca ("Nessun dorma", 19 maggio 2012) la biblioteca Delfini sarà aperta fino a mezzanotte e ospiterà varie iniziative tra cui un "gruppo di lettura aperto", che si svolgerà in zona Holden dalle 19.30 alle 21.30, </span></span><span style="font-size:130%;"><span style="font-family:arial;">condotto dalla scrittrice e giornalista Elena Bellei</span></span><span style="font-size:130%;"><span style="font-family:arial;">.</span><br style="font-family:arial;"><span style="font-family:arial;">Per chi non avesse mai partecipato a un gruppo di lettura, il "gioco" funziona così: ognuno legge il libro per conto suo, prima dell'incontro; poi ci si trova, per condividere con altri lettori i pensieri e le emozioni che la lettura ha suscitato. Elena Bellei, "maestra di gioco", introduce il libro e stimola la discussione.<br /><span style="font-weight: bold;">La partecipazione è libera e non occorre prenotazione.</span><br style="font-family:arial;"></span><span style="font-family:arial;">Quella che segue è una breve scheda introduttiva alla lettura, a cura di Elena Bellei.</span></span><br /><br /><span style="font-family:arial;">Georges Simenon, </span><span style="font-style: italic; font-family:arial;" >Luci nella notte</span><span style="font-family:arial;">, Adelphi</span><br /><br style="font-family:arial;"><span style="font-family:arial;">La traduzione fedele di </span><i style="font-family: arial;">Luci nella notte</i><span style="font-family:arial;"> (</span><i style="font-family: arial;">Feux Rouges</i><span style="font-family:arial;">) avrebbe dovuto essere per la verità “Fuochi rossi”, o “Semafori rossi”, ovvero segnali di stop, vietato passare, dare la precedenza! Molto probabilmente un deciso richiamo al giovane Steve (il protagonista) che, a causa delle sue generose bevute in compagnia di sconosciuti, perde il controllo e la bussola. Gli editori italiani (Mondadori prima e Adelphi poi) hanno preferito puntare sulla luce. Luce alla fine del tunnel. Luce/verità. Illuminazione redentrice. La luce in fondo al bosco delle fiabe che finiscono bene (cammina cammina videro una lucina…). </span><p style="margin-bottom: 0cm; font-family: arial;"><i>Feux Rouges </i><span style="font-style: normal">o</span><i> Luci nella notte</i> è un romanzo breve che racconta la storia di Steve Hogan, un impiegato newyorchese che alla fine dell’estate, nel week end del Labor Day, si perde in una crisi d’esistenza. In strada, assieme a Nancy, sua moglie, per andare a riprendere i figli che hanno passato la vacanza nel Maine, Steve entra nel <i>tunnel</i> (così lo chiama lui), ovvero è uno di quei giorni che proprio non ce la fa a smettere di bere, evade letteralmente dalla realtà, si dimentica del presente e del suo stesso corpo e manda, a noi lettori, segnali di completo sfacelo. La storia (tutto succede nell’arco di una notte) è costruita con ritmo e convinzione. Dubbi, crisi, liti, la soggezione di Steve nei confronti della moglie (lei si direbbe una “donna tosta”), lui che butta giù parecchi bicchieri nei bar, strada facendo, la decisione di lei di non volerne più sapere, la decisione di lei di proseguire a piedi, l’incontro di Steve con un uomo (l’evaso vero, l’evaso da Sing Sing, non solo dalle responsabilità della vita)... tutto evoca scenari di tragedia incombente, non certo l’epilogo di una giornata storta. Poi il buio, i colpi di scena, la violenza e infine il risveglio. L’evaso è rinchiuso, così come tutto ciò che rischiava di scappare al controllo della coscienza. Ma non pare una resa. Perché la tensione che monta lungo tutta la storia, prima in modo sottile poi sempre più intensa, ci dà la misura della paura, del rischio e della pena che fa evolvere la situazione e anche il legame tra i due. Mentre noi lettori abbiamo fatto un bel viaggio dentro la vera letteratura. </p> <p style="margin-bottom: 0cm; font-family: arial;">Elena Bellei</p><p style="margin-bottom: 0cm; font-family: arial;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm"><br /><br /></p>tassohttp://www.blogger.com/profile/01225996784814918840noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-61572765352823569832012-05-05T09:59:00.002+02:002012-05-05T10:05:18.946+02:00Il salotto del martedì - verso "Il birrario di Preston" di Andrea Camilleri<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5z2HnvBlCTSVfbkZ1-1Y740ohV7YHHXGxBjSeE4nEOUvJCIVoBwIOEmVhUORzguXAjNPBaHF1z8tt8j3YyT8xmZqKWskWFfuSF36ue_wdCKbOgdPXjtWZj8xhyphenhyphenzyMly5u6-ULyeajPi0/s1600/Camilleri_Birraio.jpeg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 191px; height: 264px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5z2HnvBlCTSVfbkZ1-1Y740ohV7YHHXGxBjSeE4nEOUvJCIVoBwIOEmVhUORzguXAjNPBaHF1z8tt8j3YyT8xmZqKWskWFfuSF36ue_wdCKbOgdPXjtWZj8xhyphenhyphenzyMly5u6-ULyeajPi0/s320/Camilleri_Birraio.jpeg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5738957222078365570" border="0" /></a>Camilleri, senza Montalbano. <i>Il birraio di Preston</i> (Sellerio, 1995) fa parte della serie di romanzi con cui l'autore siciliano esplora il genere storico, utilizzando le notizie ricavate da un'inchiesta parlamentare sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia ottocentesca. <p style="margin-bottom: 0cm">Lo spunto nasce quindi da un fatto reale, l'insurrezione popolare di fronte alla pretesa di un prefetto fiorentino di far rappresentare a Caltanissetta, a una quindicina d'anni dall'unificazione, lo sconosciuto melodramma <i>Il birraio di Preston</i>. Da questo episodio l'autore è partito per costruire (usando le sue parole) “una ragnatela a rovescio”.</p> <p style="margin-bottom: 0cm">Dice Camilleri in un'intervista: “Io parto dal punto centrale e da questo nasce una serie di diramazioni che finiscono col formare il romanzo. Ora non è detto che quello che io ho cominciato a scrivere sia il nucleo centrale del libro, può darsi che scrivendo si sposti, non sia più tanto centrale”.</p> <p style="margin-bottom: 0cm">Un metodo compositivo tutto particolare, per cui la voce narrante insegue il vorticare dei personaggi e degli eventi e il lettore può, a piacere, cambiare l'ordine di successione dei vari capitoli, creandosi un libro tutto suo. Ne deriva una molteplicità di punti di vista, che mima l'inafferrabile volto del reale e ne cattura l'aspetto variopinto e teatrale (non a caso il romanzo è stato ridotto e adattato per la scena). Una composizione complessa, ma estremamente godibile, tenuta insieme da tematiche tipiche di Camilleri: il motivo pirandelliano dello scambio (come nella <i>Biografia del figlio scambiato</i>), l'amara coscienza dell'immutabilità delle cose, la dicotomia tra la verità ufficiale, spesso abilmente “accomodata”, e quella effettiva.</p> <p style="margin-bottom: 0cm">Il tutto reso con un impasto linguistico originalissimo, in cui l'incontro-scontro tra l'italiano e i vari dialetti sembra simboleggiare le incomprensioni tra regioni diverse, agli albori dell'Unità.</p> <p style="margin-bottom: 0cm">Matilde Morotti</p>tassohttp://www.blogger.com/profile/01225996784814918840noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3119025446122701505.post-68367772000407049802012-05-04T15:49:00.000+02:002012-05-17T14:26:05.269+02:00Uomo e donna lì creò - verso "Nemico, amico, amante..." di Alice Munro<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEib0ZH9TqNbjtlTq4uo1Mm0r_TkHwRSgBLoWnXIXkQ88OVkOux0EB1I72QAiR9QZvRZk74GCJxlexvolthROm_qvR0r95GziUDbP3B6lf6NQq8ItWrIUEXoeJkW70uydsJz13py7BAbNOKU/s1600/munro.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEib0ZH9TqNbjtlTq4uo1Mm0r_TkHwRSgBLoWnXIXkQ88OVkOux0EB1I72QAiR9QZvRZk74GCJxlexvolthROm_qvR0r95GziUDbP3B6lf6NQq8ItWrIUEXoeJkW70uydsJz13py7BAbNOKU/s200/munro.jpeg" width="128" /></a></div>
<div class="MsoNormal" xsscleaned="margin-bottom:16.0pt;text-align:justify;text-justify:
inter-ideograph;line-height:150%;mso-pagination:none;mso-layout-grid-align:
none;text-autospace:none">
<span xsscleaned="font-size:10.0pt;line-height:150%;
font-family:Arial;mso-bidi-font-family:Arial;mso-fareast-language:JA">Alice
Munro, considerata la più grande scrittrice contemporanea del Nord America,
nasce nel 31 in Ontario, Canada. Suo padre è allevatore di volpi e di polli e la
madre insegnante. Comincia a scrivere quando è adolescente e pubblica la sua
prima novella (<i xsscleaned="mso-bidi-font-style:normal">La dimensione di
un’ombra</i>) ai tempi dell’università, quando lavora come cameriera. Nel <span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold">1951 lascia l’università</span> <span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold">per sposare James Munro, padre delle sue
tre figlie. La sua prima collezione di racconti è del 68: <i xsscleaned="mso-bidi-font-style:
normal">La danza delle ombre felici</i>,
che la fa conoscere e le fa vincere </span>il premio letterario <span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold">Governor General’s Award. </span>Il
successo si ripete <span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold">nel '71</span>
con i racconti <i xsscleaned="mso-bidi-font-style:normal"><span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold">Vite di ragazze e donne</span></i><span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold">.</span> Con <i xsscleaned="mso-bidi-font-style:
normal"><span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold">Chi ti credi di essere? </span></i><span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold">pubblicato nel 78, vince di nuovo il
Governor General’s Award. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" xsscleaned="margin-bottom:16.0pt;text-align:justify;text-justify:
inter-ideograph;line-height:150%;mso-pagination:none;mso-layout-grid-align:
none;text-autospace:none">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" xsscleaned="margin-bottom:16.0pt;text-align:justify;text-justify:
inter-ideograph;line-height:150%;mso-pagination:none;mso-layout-grid-align:
none;text-autospace:none">
<span xsscleaned="font-size:10.0pt;line-height:150%;
font-family:Arial;mso-bidi-font-family:Arial;mso-fareast-language:JA"></span></div>
<div class="MsoNormal" xsscleaned="margin-bottom:16.0pt;text-align:justify;text-justify:
inter-ideograph;line-height:150%;mso-pagination:none;mso-layout-grid-align:
none;text-autospace:none">
<span xsscleaned="font-size:10.0pt;line-height:150%;
font-family:Arial;mso-bidi-font-family:Arial;mso-fareast-language:JA"></span></div>
<div class="MsoNormal" xsscleaned="margin-bottom:16.0pt;text-align:justify;text-justify:
inter-ideograph;line-height:150%;mso-pagination:none;mso-layout-grid-align:
none;text-autospace:none">
<span xsscleaned="font-size:10.0pt;line-height:150%;
font-family:Arial;mso-bidi-font-family:Arial;mso-fareast-language:JA"><span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold"></span>Molte delle sue storie sono ambientate nella
<span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold">Contea di Huron nell’Ontario e in
molti casi i riferimenti familiari sono evidenti. Il racconto <i xsscleaned="mso-bidi-font-style:
normal">Maschi e femmine, </i></span>per
esempio, si apre con la minuziosa descrizione di come il padre della
protagonista, uccida le volpi argentate che alleva. Le volpi si nutrono di carne
di cavallo, che viene dalla macellazione dei cavalli vecchi. La protagonista
assiste col fratello all’uccisione di un cavallo maschio e quando sarà il turno
della femmina, l’aiuterà a fuggire. La ragazzina meriterebbe una punizione
esemplare ma viene assolta con un commento del padre: - <i xsscleaned="mso-bidi-font-style:normal"><span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:
bold">Lascia perdere, è soltanto una
femmina</span></i>. La condizione femminile, la visione del mondo da parte delle
donne, e la loro reazione agli accadimenti della vita sono l’oggetto di
osservazione più frequente. <span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold">La
Munro cattura l’essenza dei suoi protagonisti</span>, ma i <span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold">personaggi femminili sono più complessi,
spesso </span>in<span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:
bold"> conflitto fra
il desiderio d’indipendenza e i legami familiari, tra creatività e doveri,
turbate spesso da una sessualità inquieta. </span></span><span xsscleaned="font-size:10.0pt;line-height:150%;
font-family:Arial;mso-bidi-font-family:Arial;mso-fareast-language:JA;
mso-bidi-font-weight:bold"> </span></div>
<div class="MsoNormal" xsscleaned="margin-bottom:16.0pt;text-align:justify;text-justify:
inter-ideograph;line-height:150%;mso-pagination:none;mso-layout-grid-align:
none;text-autospace:none">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" xsscleaned="margin-bottom:16.0pt;text-align:justify;text-justify:
inter-ideograph;line-height:150%;mso-pagination:none;mso-layout-grid-align:
none;text-autospace:none">
<span xsscleaned="font-size:10.0pt;line-height:150%;
font-family:Arial;mso-bidi-font-family:Arial;mso-fareast-language:JA;
mso-bidi-font-weight:bold">Altro
tema caro alla Munro è la relazione tra madre e figlia, la ricchezza e la
difficoltà (o la distruttività) dalla relazione, e </span><span xsscleaned="font-size:10.0pt;line-height:150%;font-family:Arial;mso-bidi-font-family:
Arial;mso-fareast-language:JA">la
ricerca attraverso la scrittura di quella ciclicità nell’avvicinamento e
nell’allontanamento alla madre, come una spirale che non si esaurisce, e che
ogni donna eredita e lascia in eredità alle altre (<i xsscleaned="mso-bidi-font-style:normal">Il sogno di mia madre).</i><span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold"> </span>Un argomento indagato nel suo
lavoro è il<span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold"> passare degli
anni</span> delle giovani donne in condizioni anguste imposte dalla famiglia e
dalle piccole città. In <i xsscleaned="mso-bidi-font-style:normal"><span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:
bold">Odio, amore e matrimonio
</span>e<span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold"> In fuga</span></i>, Alice
Munro sposta la sua attenzione verso i disagi e i <span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold">conflitti della mezza età e della
vecchiaia, in un gioco di rivelazioni/illuminazioni che, a un certo punto della
vita, danno senso a un evento, e rivelano</span> tutte le <span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:
bold">ambiguità dell’esistenza, tragedia e
ironia, malattia e resistenza, in uno stile che mescola ordinario e <span xsscleaned="mso-spacerun:yes"> </span>fantastico.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" xsscleaned="margin-bottom:16.0pt;text-align:justify;text-justify:
inter-ideograph;line-height:150%;mso-pagination:none;mso-layout-grid-align:
none;text-autospace:none">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" xsscleaned="margin-bottom:16.0pt;text-align:justify;text-justify:
inter-ideograph;line-height:150%;mso-pagination:none;mso-layout-grid-align:
none;text-autospace:none">
<b><span xsscleaned="font-size:10.0pt;line-height:150%;
font-family:Arial;mso-bidi-font-family:Arial;mso-fareast-language:JA"><span xsscleaned="mso-spacerun:yes"> </span></span></b><b xsscleaned="mso-bidi-font-weight:
normal"><i><span xsscleaned="font-size:10.0pt;line-height:150%;font-family:Arial;
mso-bidi-font-family:Arial;mso-fareast-language:JA">Nemico,
amico, amante…</span></i></b><b xsscleaned="mso-bidi-font-weight:normal"><span xsscleaned="font-size:10.0pt;line-height:
150%;font-family:Arial;mso-bidi-font-family:Arial;mso-fareast-language:JA"> </span></b><span xsscleaned="font-size:10.0pt;line-height:150%;font-family:Arial;mso-bidi-font-family:
Arial;mso-fareast-language:JA">
è una raccolta di nove storie che si snodano in altrettanti mondi familiari.
Madri, padri, sorelle, nonne, matrigne osservate attraverso un’esclusiva
prospettiva femminile. Il titolo si riferisce al gioco di due adolescenti che
scrivono il proprio nome vicino a quello di un ragazzo, eliminano tutte le
lettere comuni e poi fanno una conta delle lettere che restano…nemico, amico,
amante, marito (una specie di gioco della margherita) che porta a un
“verdetto”.<span xsscleaned="mso-bidi-font-weight:bold"> </span>Sono storie di
un mondo normale, fatto di buon senso e buone maniere, in cui fa irruzione lo
straordinario (ma in molti casi non è raro che capiti il contrario) e dove
risulta fondamentale il gusto del dettaglio e dell’osservazione minuziosa del
protagonista e del contesto (l’arredo, i vestiti, la carnagione, le rughe…).
Un’analisi empatica delle emozioni dei suoi protagonisti <span xsscleaned="mso-spacerun:yes"> </span>disegnano, già ad una prima lettura, una
netta differenza tra i generi, sia nel suo punto di vista d’artista, nel suo
guardare il mondo (e dunque la letteratura), sia nell’agire dei suoi
personaggi.. </span><span class="Apple-style-span" xsscleaned="font-family: Arial; font-size: 13px; line-height: 19px; ">Nell’ironia
del primo racconto, per esempio, è la commessa che, dopo aver trovato alla
cliente il vestito giusto per l’occasione, dice: "…è quanto basta per
giustificare la mia esistenza". Spiazzante la scena del marito che, questionando
(a torto) il comportamento della moglie, le si avvicina con un sorriso, non per
baciarla come lei crede, ma per stringerle le mani intorno al collo.</span><span class="Apple-style-span" xsscleaned="font-family: Arial; font-size: 13px; line-height: 19px; "> Il mondo
dell'ordinario e dello straordinario appare anche nel racconto <i>Post and
Beam</i>. Un giorno in casa di Lorna, felicemente sposata, arriva la cugina
Polly, bella, nubile, e felice. Ma nei suoi occhi c’è angoscia quando rimane
sola, mentre Lorna va con la famiglia alla festa di un matrimonio. Nella via del
ritorno Lorna ricorda gli occhi angosciati di Polly e immagina la porta di
casa ostruita dal corpo della cugina impiccata. Lorna per scongiurare la
tragedia fa un patto (non si sa con chi), e offre qualsiasi cosa di sé, eccetto
i figli. Altri colpi di scena lasceranno il racconto sospeso anche dopo la fine.
Preciso e divertente il primo racconto, quello che dà il titolo alla raccolta,
<i>Nemico, amico, amante...</i> La cameriera Johanna è indotta a credere che Ken
sia innamorato di lei, attraverso uno scherzo crudele di corrispondenza falsa,
macchinato da due ragazzine. Johanna si lascia convincere, si illude, compra un
vestito, imballa e spedisce i mobili di casa e parte per raggiungere
Ken. </span><span class="Apple-style-span" xsscleaned="font-family: Arial; font-size: 13px; line-height: 19px; ">Arrivata a
destinazione, scena dopo scena, in un ritmo animato e pressante, la donna prende
il controllo dell'uomo. </span><span class="Apple-style-span" xsscleaned="font-family: Arial; font-size: 13px; line-height: 19px; ">Ci sono
altre storie intrecciate di eventi normali e speciali. Un bacio imprevisto,
l’avventura di un giorno, la scomparsa di una giovane donna da casa, la
malattia mentale, divorzi e nuovi matrimoni, un suicidio e l'approssimarsi della
morte, vissuta come vertigine emotiva, “il senso di un’ orrida caduta e
eccitazione”.</span></div>
<div class="MsoNormal" xsscleaned="margin-bottom:16.0pt;text-align:justify;text-justify:
inter-ideograph;line-height:150%;mso-pagination:none;mso-layout-grid-align:
none;text-autospace:none">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" xsscleaned="text-align:justify;text-justify:inter-ideograph;
line-height:150%;mso-pagination:none;mso-layout-grid-align:none;text-autospace:
none">
<span xsscleaned="font-size:10.0pt;line-height:150%;font-family:Arial;
mso-bidi-font-family:Arial;mso-fareast-language:JA">(Per
chi volesse saperne di più vale la pena andarsi a cercare in rete gli atti del
convegno <i xsscleaned="mso-bidi-font-style:normal">La casa di parole</i>
organizzato dal Forum Lou Salomé - donne psicoanaliste in rete, del novembre
2077, interamente dedicato alla Munro).</span><br />
<br />
<span xsscleaned="font-size:10.0pt;line-height:150%;font-family:Arial;
mso-bidi-font-family:Arial;mso-fareast-language:JA">Elena Bellei </span><br />
<span xsscleaned="font-size:10.0pt;line-height:150%;font-family:Arial;
mso-bidi-font-family:Arial;mso-fareast-language:JA"></span><br />
<span xsscleaned="font-size:10.0pt;line-height:150%;font-family:Arial;
mso-bidi-font-family:Arial;mso-fareast-language:JA"><o:p></o:p></span></div>Angelahttp://www.blogger.com/profile/03475668738446767878noreply@blogger.com0