Sotto lo stesso tetto. La famiglia nella letteratura tedesca contemporanea

Gruppo di lettura in collaborazione con l' Associazione culturale italo-tedesca.

Padri e figli, mariti e mogli, sorelle e fratelli, così vicini e così diversi. Uniti nel sangue e divisi nella mente. Parlano la stessa lingua, ma a volte faticano a capirsi. Sotto lo stesso tetto cercano un terreno comune. E quando, per l'ennesima volta scoprono di essere irrimediabilmente diversi, non riescono a restare indifferenti. Amore e odio. Solidarietà e avversione. Serenità e paura. In guerra e in pace. Impossibile sradicarsi, difficile rimanere uniti. Nido d'amore o prigione? Il dilemma riguarda molte famiglie, vicine e lontane. Proviamo a scoprire cosa ci raccontano gli scrittori tedeschi.

Il gruppo di lettura si riunisce il sabato pomeriggio dalle 15 alle 17 alla Biblioteca Delfini, da ottobre 2012 ad aprile 2013.

La partecipazione, anche ai singoli incontri, è libera e non occorre la prenotazione, ma è richiesta la lettura preventiva e individuale dei libri in discussione.

Chi volesse seguire in particolare questo filone, deve digitare in alto a sinistra, nello finestrella per la ricerca, l'espressione "Sotto lo stesso tetto". In questo modo saranno selezionate solo le pagine collegate al percorso scelto.





2 commenti:

  1. Un sentito ringraziamento ad ACIT e alla Biblioteca Delfini per aver dato vita a questa iniziativa che ieri pomeriggio ci ha permesso di rileggere e condividere l'opera di un grande autore della letteratura tedesca. Attendo con entusiasmo il 24 novembre!Buona lettura a tutti!Floriana

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  2. Penso che una delle chiavi di lettura più proficue sia quella che ruota attorno alla parola-chiave empatia. La sua inconcepibile assenza nel fratello che lo porta a infergere sofferenze nella più assoluta indifferenza; la sua presenza inaudita in parte nel narratore e soprattutto nella madre nei confronti del "criminale nazista". Il valore della sua presenza tanto fuori luogo per la nostra sensibilità etica (come si può provare empatia col criminale nazista?) se è deprecabile in ambito civile, giuridico e politico, la letteratura ci può invitare a un esperimento che sospende le nostre certezze etiche: provare a sentire e a pensare come sente e pensa chi è arteficie di immani atrocità. Si tratta di vivere il male "dal di dentro", non a oggettivarlo, a staccarlo da noi, ma a scoprirlo in noi come un'orrida eventualità della nostra appartenenza al genere umano. Si tratta in definitiva di accettarsi parte non solo di un'umanità giusta ed eticamente irrepresibile, ma anche potenzialmente carnefice. Anche questa può essere una strada che porta a scongiurare gli orrori del passato.

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