Il Gruppo di Lettura (GdL) Un libro un film nasce nel 2009 come luogo di incontro e discussione per appassionati di lettura e cinema. Gli incontri, con cadenza mensile, il giovedì alle 17.30, avvengono nella Sala Conferenze della Biblioteca Delfini.
Sette incontri tra lettori per conoscere libri che sono diventati film. Prima di ogni incontro è prevista la proiezione del relativo film.
Chi volesse seguire in particolare questo filone, deve digitare in alto a sinistra, nella finestrella per la ricerca, l'espressione "Un libro un film". In questo modo saranno selezionate solo le pagine collegate al percorso scelto.
Segue l'introduzione al percorso, a cura della conduttrice Elena Bellei.
C’è leggere e leggere. Intanto bisogna dire che si impara prima del previsto, prima della scuola, anche se la maestra sconsiglia. Perché? Perché la creatura lo chiede: cosa c’è scritto qui? Si comincia col mettere in fila i dadi colorati, quando la M di mamma non è mai emme ma mmm. Poi si legge la prima filastrocca (il ritmo aiuta), poi la favoletta, il raccontino, poi il tema per vedere s’è venuto bene.
Si leggono e si rileggono le lettere, preferibilmente d’amore, giornalini e giornaloni, le pagine gialle, le bollette della luce, i cartelli stradali. C’è il “leggere attentamente prima dell’uso” che ti salva la vita, e c’è quello che ti fa perdere la vita, come i fatti degli altri, detti gossip, o le dichiarazioni di certi politici che si rispondono tra loro sui giornali, invece di insultarsi direttamente al telefono.
Qualcuno ha misurato quanto tempo dedichiamo a leggere l’inutile? Chi può dirlo. Il valore è soggettivo, così come l’utile, il fondamentale, o il sublime.
C’è chi dice che leggere è una registrazione visiva di simboli, che poi nella testa prendono significato diverso a seconda di quello che già alberga dentro di noi. Qualcuno invece dice che c’è sempre una voce dietro alla lettura, una voce che si fa sentire: “Ucci ucci sento odor di cristianucci…” - “Hanno ammazzato compare Turiddu…” -“Era l’inizio della primavera, il viaggio durava già da più di un giorno” . Non ditemi che non avete sentito la voce, minacciosa, allarmata, suadente, malinconica. Quando mancano indicazioni sulla voce narrante il lettore decide di farsi accompagnare da una voce di donna o di uomo, dal timbro intimista o deciso, giovane o vecchio, da vecchio saggio, da censore, da amico ritrovato. Insomma una voce archiviata nella memoria che non aspetta altro se non di essere richiamata dalla pagina di un libro: la voce un po’ retrò della radio, del professore di lettere del liceo, del/della moroso/a che a letto (prima o dopo) leggeva sempre un po’, a voce alta.
La lettura a voce alta qualcuno la ritiene la più evocativa e certamente la più sensoriale. Un transfert poetico, la voce della nonna prima di dormire, che fa caldo come una coperta e che fa freddo quando arriva il brivido da pelle d’oca, che alza i peli delle braccia. Un esercizio espressivo, elegantemente narcisistico per chi la esegue che si accarezza con la sua stessa voce.
Insomma la lettura siamo noi, ed è per questo che un libro insopportabile vent’anni fa adesso è adorabile, perché ora non siamo più gli stessi, e il libro è rimasto uguale.
La lettura siamo noi e siamo un po’ anche l’autore, che risuona con la sua musica nelle nostre stesse corde. Le sue visioni viaggiano con le nostre visioni. Le sue parole confermano le nostre, quelle che non abbiamo, o che non sappiamo di avere. Guarda un po’- ci diciamo- questo l’avevo già pensato anch’io, certo che lui, o lei, lo sa dire meglio di me.
Infine c’è un leggere speciale, quello del gruppo di lettura, che ti lascia in pace mentre assaggi e ti gusti lo scritto, ma poi ti chiama a condividere con gli altri le gioie e i dolori della storia, i tuoi, quelli dello scrittore, e quelli di chi fa parte del cerchio/famiglia/comunità di lettori che si ritrovano una volta al mese e non vedono l’ora.
Una lettura rispettosa dell’intimità e dell’introspezione solitaria, che poi si fa vivace, emotiva, adrenalinica per quel surplus di conoscenza del libro in questione e di conoscenza del tuo compagno di banco. Che bellissimo regalo sarebbe sentirsi dire: “Ho pensato a te alla pagina 78, ero certo che avresti apprezzato quella scena”. Oppure “La protagonista ti assomiglia”.
È come vedere una collana di perle dal gioielliere e pensare a quanto le starebbe bene su quel tubino nero, anche se la collana poi resta in vetrina. In fondo basta il pensiero.
Insomma il gruppo è anche questo. Un’avventura intellettuale ma, per carità, con molto, molto sentimento.
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Elena Bellei è giornalista. Si occupa di progetti di pari opportunità e di comunicazione interculturale. È autrice del romanzo Mater, dove finisce la terra (Ed. Incontri) e del libro di racconti Tutte le forme che può prendere l’amore (Ed. Incontri), con le immagini dell’artista modenese Andrea Capucci. Ha scritto e messo in scena spettacoli teatrali tra cui Nostàlghia e Quando Dio era una donna, dedicati alle donne dell’Est europeo. Con il Centro anti-violenza di Modena ha curato lo spettacolo Lontano dagli occhi, storie di tratta e prostituzione. Ha curato il video documento 6 domande sulla vita. L'amore, la morte e il mistero di Dio. Collabora con l’Istituto di Ricerca Centro Documentazione Donna di Modena.