venerdì 8 ottobre 2010

Il salotto del martedì - 5 ottobre 2010 - Malamore


Il libro ha suscitato interesse, tanto più che in questi giorni l'opinione pubblica è stata scossa da terribili episodi di violenza sulle donne. Certo, la cronaca parla (vedi il delitto di Novi) di un intreccio perverso tra prepotenza maschile e gabbie culturali che cercano di soffocare il tentativo delle donne straniere d'integrarsi in un mondo “altro”; il libro della De Gregorio, invece, analizza soprattutto un tipo di violenza borghese che si accanisce sulle figlie del femminismo, quelle che hanno magari studiato all'estero ed esercitano professioni interessanti e ben remunerate.
Perché gli uomini uccidono? Perché esercitano un tipo di violenza più sottile, meno visibile, che però uccide l'anima? E, soprattutto, perché le donne non si ribellano?
La risposta di Malamore è, in parte, contenuta simbolicamente nella favola della topolina che, a un certo punto (e lì ci siamo fermati a ricordare quel momento che, nella vita di tutti, segna l'inizio dell'età delle seduzione) si mette un bel fiocco rosa e va alla ricerca del suo compagno. Ma che sposo si va a scegliere la topolina presuntuosa? Proprio quello che la mangerà: un gatto. Convinta, la sciocchina, che lei riuscirà a redimerlo, a farne l'unico gatto che mangia verdure.
Uno dei fili rossi che percorrono questo “collage” di storie, per certi versi un po' disomogeneo (a qualcuno ha ricordato i libri della Schelotto ) è l'idea che esista un “programma segreto”, per cui molte scelgono, e tornano a scegliere, proprio chi le umilierà, le farà sentire inferiori, le mangerà.
È come se in queste persone agisse un'idea grandiosa di sé, una vanità che le porta all'autodistruzione: in fondo, la solita idea del masochismo femminile, su cui si potrebbe anche non essere d'accordo.
Quelle che tutti ci siamo sentiti di sottoscrivere sono le pagine riservate alla “mala educacion”, che tante madri riservano ai figli maschi. Se vogliamo estirpare la mala pianta della prevaricazione maschile dobbiamo tutti, uomini e donne, passare a queste nuove generazioni che ci sembrano così fragili una parola chiave semplice ed universale: responsabilità.
Ci lasciamo ripromettendoci di leggere o rileggere un libro cui fa cenno anche Adriano Sofri, parlando di Novi in un articolo apparso su Repubblica, La sonata a Kreutzer, di Tolstoj (che non ammazzò la moglie, però lo scrisse).
[a cura di Matilde Morotti]

1 commento:

  1. A me il libro ha ricordato molto un testo cult degli anni Settanta, "Donne che amano troppo", della psicologa americana Robin Norwood, dove si parla di donne in genere di successo, impegnate e responsabili, ma con poca stima di sé e - in buona sostanza - con poco amor proprio, che riversano un enorme capitale di energie nel tentativo disperato di cambiare un uomo "sbagliato" (la metafora della topolina...). In realtà queste donne non amano troppo ma, viceversa, non riescono ad aprirsi ad un amore fatto di libertà e di rispetto reciproco.

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