giovedì 14 marzo 2013
Il salotto del martedì - 12 marzo 2013 - La donna giusta, di Sandor Marai
Sándor
Márai, La
donna giusta, Adelphi 2004
Si può partecipare al
gruppo di lettura senza aver letto il libro in esame, oppure avendolo
letto soltanto in parte? Si può. Il gruppo di per sé è nutriente;
alle volte un buon libro si dimostra penetrante anche se viene
soltanto raccontato o commentato dai pochi o i molti lettori presenti
nel gruppo; l’entusiasmo o la ripulsa, la passione delle
discussioni, i volti accaldati, gli occhi di quelli che l’hanno
letto comunicano tanto tanto.
Nella conversazione
qualcuno sostiene che La donna giusta
è proprio un bel romanzo, interessante, talora difficile per quello
che sembra continuamente rivelare e nascondere allo stesso tempo;
qualcuno, a questo punto, avvisa il resto del gruppo che le loro
prossime letture di Márai,
Le braci ad esempio,
saranno ancora più straordinarie.
Qual è il tema principale
del romanzo? Inizialmente sembra essere l’amore, ancora una volta
l'amore: tre monologanti si analizzano e analizzano dal loro punto di
vista le relazioni che hanno intrecciato. Un uomo, la prima moglie e
la seconda. Relazioni malriuscite, impossibili, psicologicamente per
larga parte crudeli e violente. Anche dopo l’abbandono o le
separazioni rimangono batticuori, rimpianti, mancati possessi,
incompletezze, asprezze.
Le due donne, attraverso
il matrimonio con Péter, mettono in moto
un’evoluzione profonda della consapevolezza di quello che sono come
donne; con la separazione, forse, acquisiscono un’individualità
caratterizzante che nel matrimonio era loro negata in quanto
schiacciate a interpretare un ruolo.
Marika, la prima moglie ha
trovato il rispetto verso la propria indipendenza, verso una vita
quieta di piccole sincere gioie senza compromessi, tuttavia non
sembra del tutto pacificata, pare mantenere in sé il senso della
sconfitta, di non essere stata capace sino in fondo a interpretare
l’essenza del vivere borghese del marito e della sua famiglia.
Judit, la seconda moglie,
viene da un infimo proletariato, quello che convive col fango e con i
topi; incarna un’energia vorace e vendicativa: forte e
intelligente, dimostra di saper imparare bene la lezione del vivere
borghese, ma comprende che al massimo potrà essere apprezzata come
una vincente del demi-monde ; ma Judit vuole affermare se stessa, non
sarà mai un possesso del borghese Péter, lei vuole possederlo come
gli oggetti di lusso di cui si appropria, senza peraltro esserne
veramente interessata.
Péter è nato in una
ricca famiglia dell’alta borghesia del centro Europa, che vive come
una casta, con tutto lo splendore delle sue “virtù”: eleganza,
cultura, cura di sé, del proprio status, tradizione, distinzione; la
sua esclusività attrae e respinge allo stesso tempo.
Péter si può inchinare
verso una donna, ad un certo punto si inginocchia davanti a Judit,
che è stata assunta dalla sua famiglia come domestica, ma appunto
abbassandosi ne sancisce l’inferiorità. Gli abiti di Péter, i
suoi modi, ogni suo gesto decretano la sua superiorità, che gli
viene dal fatto che non ha dovuto imparare ad essere “distinto”:
egli è già incarnato nella perfezione del ruolo. Péter non può
darsi mai totalmente perché, che lo sappia o meno, il suo compito è
di passare a un figlio, in eredità, il privilegio di incarnare la
sua separatezza di appartenente alla casta; ogni dispersione gratuita
è proibita; una moglie viene coperta di gioielli e di abiti adatti
alla “scena” della rappresentazione della superiorità borghese:
questo le si può dare.
Ma l’amore è veramente
il tema principale o l’unico tema del romanzo? La vita e le
relazioni dei personaggi de La donna giusta
sono incarnate nella storia del Novecento, dell’Europa che vede il
crollo degli Imperi; le due guerre mondiali; il rimescolamento delle
classi sociali, del potere e dei beni; l’emergere di nuove
individualità senza cultura egemonica, senza tradizione, alle quali,
nel mondo occidentale, viene infine offerto il consumismo come
risarcimento.
Merita qualche
considerazione a parte il personaggio di Lázár, lo scrittore di
successo, che nel corso delle vicende del romanzo entra in intimità
con tutti i personaggi come ogni buon creatore di storie, ma in
realtà sta anche sempre fuori, in disparte, in solitudine e
considera con sfiducia l’umanità che ascolta e descrive.
Anche Márai sentiva con
forza di avere il compito della scrittura per illuminare la sua e la
nostra epoca, ma la sua vera aspirazione era il silenzio
nell’isolamento.
Il
gruppo di lettura si scioglie; ognuno di noi ha segnato nei propri
appunti titoli di libri da leggere per andare più a fondo.
Luisa Magnani
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