sabato 10 marzo 2012

Il salotto del martedì - verso "Non è un paese per vecchie", di Loredana Lipperini

Loredana Lipperini, che per molti è solo l'amichevole voce pomeridiana di Fahrenheit (Radio Tre), ha pubblicato per Feltrinelli due libri che affrontano la questione femminile da due angolazioni diverse, illuminando i pregiudizi e le distorsioni che, implacabilmente, offendono il diritto delle donne ad essere considerate soltanto persone, a qualunque età.

Se, infatti, Ancora dalla parte delle bambine (2007), prendendo spunto dal vecchio testo della Gianini Belotti, indaga sui nuovi miti che abitano l'immaginario delle piccole donne di oggi, questo Non è un paese per vecchie (Feltrinelli, 2010) prende in esame un'altra narrazione collettiva, che dagli schermi televisivi, dalle colorate immagini pubblicitarie, dal mondo della rete suggerisce una visione della donna francamente rivoltante.

Va detto che non è una lettura per stomaci deboli, questo libro. Se, giunti a una certa età dopo una vita di lavoro, pensavate di potervi godere le gioie di un sereno pensionamento, dedicandovi con abnegazione alle cure dei nipotini e al volontariato, per essere a vostra volta accuditi nei vostri anni più tardi, disilludetevi: è vero che senza di voi il paese non gira, ma non aspettatevi gratitudine da parte dei giovani, quando l'età vi impedirà di rendervi utili. Monta nel web una canea che si augura soltanto che i vecchi (noiosi, lenti, parassiti) facciano presto a scomparire. Si è seminato bene l'odio, in questi anni, non c'è che dire, e le testimonianze raccolte dalla Lipperini, che tra le altre cose firma un blog molto frequentato, lo dimostrano in modo davvero crudo. I vecchi fanno paura perché sono troppi, sono sempre di più, e i soldi sono sempre meno. Quindi, che spariscano, svaniscano, crepino. E le vecchie? Sono più povere dei vecchi, meno tollerate, anzi espulse. Su di loro, che già fanno parte di un gruppo ben poco amato, si esercita una crudele discriminazione di genere.

I vecchi sono invisibili, ma le vecchie di più. Proibito invecchiare, dice la pubblicità. Proibito addirittura farle vedere, le vecchie. Giusto se sei Rita Levi Montalcini o Margherita Hack puoi comparire in televisione, altrimenti sei relegata nel ruolo di nonnina o di strega o di coguara (se non lo sapevate, la vecchia megera che si paga l'amante giovane). I ruoli che restano sono grotteschi, inscritti nei balletti osceni delle “velone”: manca un immaginario, un racconto collettivo che le rappresenti, ridando loro senso e dignità.

Il messaggio martellante della pubblicità è sempre lo stesso: dopo la menopausa non succede nulla, rimanere eternamente giovani è possibile, se non ci riesci è colpa tua: truccati, tagliati, rifatti, se vuoi esistere. E noi della generazione sandwich, schiacciata tra cura dei nipotini e dei genitori ultraottantenni, senza i soldi per il botox e neanche un toy- boy per consolarci?

Non sarà che dobbiamo spegnere la tivù delle velone, demolendo una volta per tutte il mito dell'eterna giovinezza? Parliamone, ragazze.

Matilde Morotti



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