venerdì 19 febbraio 2010

Un libro un film - Ritratto di signora di Henry James

Isabel Archer, nipote senza fortune di Mrs Touchett (moglie di un banchiere americano espatriato) viene invitata dalla zia a raggiungerla a Londra. Durante gli innumerevoli rituali sociali il suo charme e la sua intelligenza seducono Lord Warburton, gentleman britannico, di cui Isabel rifiuta la corte e la proposta di matrimonio.

Caspar Goodwood, uomo d’affari sincero e volitivo, che la protagonista ha conosciuto in America prima della sua partenza, la raggiunge e le propone anch’egli di sposarla. Lei reclama due anni di riflessione per conservare la sua indipendenza e fare esperienza di vita.

Anche il giovane Ralph, figlio di Mrs. Touchett, è innamorato di lei ma, essendo malato, non avanza promesse né prospettive di nozze. Ma come sincero atto d’amore domanda al padre morente di lasciare una cospicua eredità alla cugina, in modo che questa possa realizzare i sogni di libertà che la sua fervida immaginazione le suggeriscono.

Isabel conosce Madame Merle, donna di mondo e di garbo squisito, dalla quale resta incantata come l’uccello davanti al serpente. È l’attrazione della donna esperta, dell’iniziatrice, che fa breccia sull’anima della vergine e innocente Isabel. Durante un viaggio in Italia, sarà proprio Madame Merle a presentarle un americano che vive con la giovane figlia, Pansy, in una lussuosa villa fiorentina. Esteta eccentrico, dal fascino impalpabile e dalla smisurata volontà di potere, Osmond sollecita l’immaginazione di Isabel, che soccombe sotto il peso del suo stesso romanticismo un po’ naif. Così che i desideri di conoscere il mondo, di viaggiare e di scegliere un destino di libertà presto vengono sacrificati sull’altare della vita coniugale, per quanto socialmente intensa.

Isabel si abbandona a Osmond con una sorta di umiltà, senza chiedere, ma offrendo se stessa (e il suo denaro) incondizionatamente. La stessa Pansy farà parte delle responsabilità che Isabel si dice pronta ad affrontare.

Isabel ama il marito ansiosamente e ardentemente ma il suo matrimonio è destinato a fallire. Gilbert presto si rivelerà egoista e glaciale, intenzionato a piegare Isabel alla sua volontà. E poi….? Il lettore lo scoprirà da sé.

Perché, ci chiediamo, nonostante Isabel si mostri a noi così solare e amante della verità non riesce a sollevare i veli polverosi dell’ipocrisia, e illuminare i lati oscuri della sua vita per rivelarne l’inganno? Chi è dunque questa Isabel che seguiamo passo passo fino all’inferno? Che fine fa la sua determinazione...?
Per le risposte appuntamento al prossimo gruppo di lettura.


Elena Bellei, conduttrice del Gruppo di Lettura della Biblioteca Delfini

3 commenti:

  1. L'antica massima eraclitea "Il carattere è il destino" può, forse, guidarci, fin dai primi passi, nel seguire la piega che prende il destino di Isabel Archer. Tra i tanti lati del ritratto che dipinge Henry James, spicca quello dell'immaginazione romantica. Chi entra nel raggio della sua osservazione può rimanere sullo sfondo o salire in primo piano, ma questo dipende principalmente dal fatto di suscitare un forte riverbero per la sua immaginazione. Chi la colpisce? La positiva solarità di Caspar Goodwood, o di Lord Warburton, certo. Ma molto di più l'ingresso in scena, tra le tremolanti note shubertiane, di Madame Merle, di cui Isabel intuisce l'animo tormentato. Molto di più subisce il fascino del pittore Gilbert Osmond, di cui l'attraggono gli "abissi" che vi scorge; lei dice di "adorare i fossati". E alla fine del romanzo nel modo, a mio avviso, più significativo, la colpisce la tenera figura del cugino Ralph Touchett, che sembra restituirle le chiavi vere dell'amore, a lei che aveva conosciuto la sofferenza dell'inganno, del tradimento, dell'illusione:
    "Egli le aveva detto, la prima sera trascorsa a Gardencourt che se avesse sofferto abbastanza nella sua vita avrebbe potuto vedere anche lei, un giorno, il fantasma di cui la vecchia casa era debitamente provvista. A quanto pareva,
    ella aveva raggiunto la condizione necessaria, perchè la mattina dopo, nell'alba fredda e grigia, sentì che uno spirito stava accanto al suo letto. Si era coricata senza spogliarsi,
    convinta che Ralph non avrebbe passato la notte ... Per un istante le sembrò che egli stesse lì, figura evanescente nell'incerto chiarore della stanza. Lo fissò per un momento:
    vide il suo viso bianco, i suoi occhi buoni; poi si accorse che non c'era niente. Non ebbe paura; fu soltanto sicura. Uscì dalla camera, e spinta dalla sua certezza percorse oscuri corridoi e scese una rampa di scalini di quercia che
    lucevano alla fioca luce di una finestra dell'atrio".

    Se "il carattere è il destino" per Isabel Archer il destino sono stati gli impulsi della sua immaginazione.

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  2. Forse uno spunto interessante potrebbe essere confrontare la figura di Isabel con quella dell'affascinante e altrettanto complessa eroina tedesca "Effi Briest", raccontata da Theodor Fontane.

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  3. si ma come cavolo finisce?

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