lunedì 18 aprile 2011

Il salotto del martedì - 12 aprile 2011 - "Giorni d'amore e inganno"




Le impressioni che ci comunichiamo sul romanzo di Alicia Giménez- Bartlett sono, inizialmente, un po' freddine. Dopo aver affrontato Saramago, questa sembra in effetti una lettura in tono minore, qualcosa di simile ad un romanzo rosa o ad una specie di “Grande Fratello” in salsa messicana. Si sente che l'autrice è una giallista: ti vengono in mente quei polizieschi in cui il delitto è avvenuto in una stanza chiusa dall'interno. Questa dialettica dentro-fuori ci colpisce come una particolarità del libro, ambientato in un grazioso villaggio con fiori e villette, attorno al quale si raggruma una sanguigna realtà di miseria, sesso e infine sequestri e morte. È il Messico, come luogo di passioni, baratro a cui ti affacci e devi decidere se buttarti o no. Dentro il grazioso villaggio vivono quattro coppie, ognuna formata da un uomo-lavoratore (un ingegnere impegnato nella costruzione di una diga) e dalla moglie, che ovviamente non ha un'occupazione retribuita, a parte il compito di aspettare pazientemente per tutta la settimana il ritorno del guerriero. È una situazione artificiale, del tutto diversa dalla realtà in cui le coppie precedentemente vivevano. All'inizio tutto fila normalmente, una noia mortale. Ma ecco che, all'improvviso, un uomo e una donna, non sposati tra di loro, escono dal recinto, ed è tutto. Scoppia, del tutto immotivata, una passione travolgente, che porta la rivoluzione non solo nella vita dei due, ma anche in quella degli altri abitanti del villaggio. Niente resiste alla tempesta: la coppia più collaudata sente vacillare i propri decennali convincimenti e la propria rassegnazione all'abitudine, mentre nella coppia più giovane la moglie-bambina trova finalmente la forza di ribellarsi al marito troppo protettivo e, in fondo, svalutante (“Appoggiarsi a qualcuno ti fa sentire incapace”). Non parliamo delle coppie cui appartengono gli adulteri: la moglie di lui, donna strana, divorata da un oscuro senso di fallimento, porta fino in fondo il suo percorso di autodistruzione; invece il marito di lei, uomo solido e in fondo incolpevole, si avvia verso un futuro di solitudine. Insomma, si salvano solo i due innamorati, che, noncuranti delle macerie che si lasciano alle spalle, veleggiano verso il loro sogno di felicità. E lì il Salotto si scatena, perché questo è un tema troppo coinvolgente: queste donne e questi uomini siamo noi. Ma davvero ci si può innamorare di qualcuno dopo un paio di passeggiate? Ma davvero bisogna accontentarsi di un rapporto venuto a noia, solo perché ti hanno sempre insegnato che quello è il tuo dovere? Ma davvero l'unica via d'uscita dalla noia coniugale è trovarsi un altro uomo, cioè poi, in fondo, un altro marito che magari tra qualche anno troverai noiosissimo? E insomma, chi sei tu: Paula, o Victoria, o Susy, o Manuela? Qualcuno difende la scelta coraggiosa di chi si libera da rapporti ormai logori, qualcun altro osserva che il vero coraggio è quello di chi, giorno per giorno, lotta per tener unita una famiglia. Memorabile l'osservazione di Tarcisio: tra tante donne un po' fuori di testa, il più saggio tra i personaggi del romanzo è stato il factotum Dario, che si è liberato della legittima fidanzata ed è andato a vivere in un bordello.


a cura di Matilde Morotti


[nella foto l'autrice]

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