Il primo, La vita accanto, di Mariapia Veladiano (Einaudi 2011), è la storia di una bambina e poi di una donna che deve fare i conti con la sua bruttezza, una bruttezza vera, non una di quelle piccole imperfezioni che ogni donna è così abile a riconoscere nello specchio. A questo insulto della natura e della sorte, si aggiunge la convinzione che proprio la sua bruttezza sia la causa del comportamento della madre, che dal giorno della sua nascita rifiuta ogni contatto con lei, chiudendosi in una cupa solitudine. Altre figure, sempre femminili (poiché il padre, elegante e gentile, in realtà non riesce a fare nulla per la sua bambina, se non isolarla ancora di più “per proteggerla”) si fanno carico di accogliere Rebecca, di amarla, di incoraggiarla: la governante Maddalena, l'amica, la zia. E infine si scoprirà che anche la madre non rifiutava la figlia, ma la vita stessa, in un contesto di affetti familiari confusi.
Rebecca quindi, in qualche modo, ce la farà a entrare nella vita, anche se un po' lateralmente, un po' “in ombra”, aiutata da uno straordinario talento musicale, che le consentirà di esprimere la ricchezza della sua vita interiore.
Il secondo, Il vino della solitudine, di Irène Némirovsky (Adelphi 2011), definito il più autobiografico e personale dei libri della scrittrice ebrea di origini russe, che pochi anni dopo morirà in un campo di concentramento, racconta dell'infanzia infelice della piccola Hélène, la cui madre è troppo concentrata su di sé o impegnata a farsi corteggiare dal suo giovane amante per accorgersi del bisogno di amore della figlia. Anche qui dunque un sofferto rapporto madre-figlia. E anche qui una figura femminile diversa dalla madre, che si fa carico di amare e ascoltare Hélène, Madamoiselle Rose, l'amata istitutrice, il cui nome si sostituisce a quello della madre nelle preghiere serali. Hélène, che intanto si trasforma da bambina un po' goffa in affascinante giovane donna, medita verso la detestata madre la più crudele delle vendette. Ma alla fine prevale in lei il desiderio di andare oltre. Da un'infanzia infelice non si guarisce mai, eppure “non si può essere infelici quando si ha questo: l'odore del mare, la sabbia sotto le dita... l'aria, il vento”. Gli anni dell'infanzia sono stati terribilmente duri – dice ancora la Némirosvky - “ma mi hanno temprata, hanno rafforzato il mio coraggio e il mio orgoglio. E questo mi appartiene. E' la mia ricchezza inalienabile. Sono sola, ma la mia solitudine è aspra e inebriante”.
Due donne, due infanzie difficili, due madri assenti, due diverse vie di riscatto.
Bellissimi e intensi entrambi.
RispondiEliminaPer chi non lo sapesse, Mariapia Veladiano, l'autrice de "La Vita Accanto", sarà ospite della biblioteca Delfini sabato 10 dicembre alle ore 17.