venerdì 20 novembre 2009

Un libro un film - Revolutionary Road. Visione del film


12 novembre 2009 alle 17.30.
Siamo in sei e in questo piccolo e raccolto gruppo vediamo il film.
Le considerazioni sul rapporto tra testo scritto e filmico sono piuttosto concordi. Nel libro i personaggi sono biechi, velleitari, personaggi veri e propri, con tutte le contraddizioni e insicurezze delle persone vere; nel film alcuni tratti sono smussati, April e Frank sono modelli meno negativi, quasi giustificabili in certe loro scelte.
April, che pure ha la colpa di aver sovrastimato le doti del marito nella fase iniziale del loro rapporto, successivamente sembra mortificarlo, per rivalutarne il talento solo durante la colazione prima della sua morte. Dal canto suo, Frank mitiga il suo egoismo con un affetto posticcio e la sua decisione di non partire per Parigi è più una resa, che una presa di coscienza della realtà. Forse nel film guadagna in umanità, perdendo parte di quella falsità che lo contraddistingue nel libro.
Nel film la sete di evasione di April è giustificata non solo dal desiderio di cambiare città, ma dalla necessità di riempire il vuoto della sua vita con un lavoro, con la legittimazione della sua esistenza oltre gli attributi di madre e moglie.
John è forse l'unico eroe positivo: anche nel film ha un ruolo fondamentale per l'evoluzione di una storia altrimenti bloccata e, come nel libro, è l'unica voce di verità in un mondo fatto di ipocrisia.
Sicuramente il film sconta l'impossibilità di dare conto dei retroscena familiari dei Wheeler, bloccando la narrazione in un determinato momento storico, privo dei rimandi alle rispettive famiglie dei protagonisti, fondamentali per una approfondita comprensione dei loro comportamenti.

3 commenti:

  1. C'è un solo momento (sia nel libro che nel film) in cui i due personaggi sembrano “toccarsi” e accettarsi nella loro verità, ma purtroppo è quel momento sospeso tra un ultimo scontro furibondo e la tragedia finale.
    I due sono in cucina, fanno colazione. Forse per la prima volta nella sua vita lei “vede” Frank, e riconosce il suo bisogno di essere da lei accolto per quello che è davvero (un uomo normale, forse anche un po' mediocre, ma con delle sue peculiari abilità), per quello che sa fare davvero e non per quello che lei – in modo un po' vago – voleva attribuirgli (aspirazioni “artistiche” e bohemien, chissà quali talenti nascosti da scoprire).
    Frank sente di essere visto, ne è sorpreso e stupito e – con un tono di voce che sento vero – dice che è stata una delle colazioni più belle della sua vita. Dopo una vita passata a chiedersi ad ogni passo: che cosa ne penserà April?, come mi vedrebbe April? come lo racconterò ad April?, sembra che qui, semplicemente, possa dire a se stesso: April c'è.
    Mi piace pensare che, in questo momento di verità, bastava forse che entrambi facessero un altro passo per scrivere un diverso destino. Mi piace pensare che non tutto ciò che è “normale” è marcio e che il vuoto non si riempie mai scappando ma mettendosi in relazione e stringendo legami fondati sulle nostre e altrui verità.

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  2. ho dato uno sguardo veloce a questo blog e apprezzo davvero il lavoro che state svolgendo.
    Credo che continuerò a seguirvi e a prendere interessanti spunti.

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  3. Che strano rivedere i protagonisti di Titanic, una delle storiazze romantiche che ha fatto piangere sia noi che le nostre figlie, ridotti così. Ho visto prima il film e poi ho letto il libro: per quanti sforzi facessi, non riuscivo a figurarmi i personaggi se non con la faccia dei due attori. Potenza dell'immagine!

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