lunedì 21 febbraio 2011

Un libro, un film - verso 'L'età dell'innocenza' di Edith Wharton

Quando il fidanzamento tra May Welland e Newland Archer, entrambi giovani esponenti della migliore aristocrazia newyorkese, sta per essere ufficialmente annunciato, si viene a sapere che Ellen Olenska (cugina della promessa sposa) è di ritorno a New York in seguito al suo matrimonio fallito e ad un lungo soggiorno in Europa.


Ellen, donna eccentrica e insofferente ai rigidi formalismi dell’aristocrazia, dopo avere abbandonato il marito, (ricco e inaffidabile conte polacco) tenta di riprendere il corso della vita mondana nella buona società.

Archer, incoraggiato dalla fidanzata, si ripromette di stare vicino alla giovane donna e accompagnarla attraverso l’intricata giungla di rapporti sociali dove si intrecciano con raffinatezza affari, mondanità, pettegolezzi e spietate epurazioni perché si sa: Noblesse oblige!

Ma la vicinanza tra i due (per attrazione e per motivi professionali perché sarà lui, avvocato, ad occuparsi del probabile divorzio di lei) porterà Archer a creare con Ellen un legame complice e appassionato e a interrogarsi sul futuro matrimoniale e la sua stessa vita nella comunità dorata alla quale appartiene, fino a fargli immaginare un altro orizzonte, più libero e autentico. Seguire i precetti del nobile casato assumendone valori e rituali o incamminarsi verso altri luoghi, che il cuore suggerisce di esplorare?

Pubblicato nel 1920 L'età dell’innocenza appare un romanzo molto moderno. Ambientato in un mondo che guarda al passato (la storia scorre negli ultimi due decenni che precedono la guerra) dove ogni evento è esattamente così come deve essere rispondendo a codici immutabili, il romanzo sorprende quando tra i dettagli impeccabili e le raffinate ipocrisie dei dialoghi familiari irrompono le analisi dell’autrice, molto più lucide e severe di quanto possano osare i due amanti. Analisi tanto emancipate che arrivano come un vento imprevisto a scombinare gli abiti, gli arredi e i damaschi che invece devono restare immobili e perfetti a garanzia della conservazione della specie.

L’autrice guarda ora con fredda lucidità, ora con partecipazione commossa, l’evolversi dell’impossibile storia d’amore, anticipando tra le righe un sentimento di pericolo che corre come in sottofondo lungo tutto il libro perché la tradizione infine risulta più forte e dai tentativi di ribellione si difende serrando le fila e correndo ai ripari.

In questo indagare sofferto tra le immagini di un mondo affascinante e mortifero e le visione di un possibile avvenire pare stia la cifra espressiva del capolavoro della Wharton. Anche lei come la protagonista del romanzo conosce per origine gli agi e le trappole dell’ambiente altoborghese e l’infelicità matrimoniale. Ma ugualmente per esperienza diretta conosce il dramma della guerra dove si avventura col coraggio di un soldato organizzando campi di assistenza per rifugiati e ospedali da campo, tanto da ricevere meritata l’onorificenza della Legion d’Onore. Ed è il personale percorso nella vita vera che le impone di guardare al passato svelando una colpevole innocenza se non fosse l'espressione già di per sé un paradosso. Con L’età dell’innocenza Edith Wharton vinse, nel 1921 il premio Pulitzer. Fu la prima donna a riceverlo dai tempi della sua istituzione.

Elena Bellei, conduttrice del GdL Un libro, un film

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