lunedì 2 gennaio 2012

Il salotto del martedì - verso "Ternitti", di Mario Desiati

Mario Desiati, Ternitti, Mondadori 2011

17 dicembre 2011: il sindaco di Casale Monferrato accetta 18 milioni come risarcimento per le 1800 morti legate all'attività della “fabbrica del cancro”, l' “Eternit”. Il maxi-processo di Torino si avvia così, tra le polemiche, verso la conclusione, ma la tragedia dell'amianto continua, perché il mesotelioma pleurico (la malattia riconducibile alle terribili fibre) ha un lunghissimo periodo di latenza ed è impossibile calcolare quante persone siano state esposte, negli anni, alle esalazioni mortali.
È dentro questo argomento di scottante attualità che scava il libro del giovane autore pugliese Mario Desiati. Protagonisti del romanzo sono infatti gli abitanti del Salento, emigrati in Svizzera per lavorare nella fabbrica del cemento-amianto e via via tornati, uno dietro l'altro, vittime del nemico invisibile, non meno che della criminale leggerezza di chi ne ha sfruttato il lavoro senza curarsi di proteggere la loro salute (già dagli anni '60 si sapeva in tutto il mondo che l'amianto era cancerogeno).
“Ternitti” è la storpiatura dialettale del nome Eternit, ma è anche il termine salentino per indicare il tetto, cioè, simbolicamente, quella sicurezza che gli emigranti hanno perseguito a prezzo della vita.
Quindi un romanzo di denuncia, legato ai temi del lavoro; ma anche una storia d'amore e di coraggio, incentrata sul personaggio di Mimì, che vediamo partire ragazzina per la Svizzera e seguiamo per tutta la sua vita di donna libera, forte ed anticonformista. Mimì, che ha accettato una maternità difficile ed ha con gli uomini un rapporto privo di sottomissione , che è per le compagne di lavoro un simbolo di lotta , è anche una donna “antica”, che sa ascoltare la voce degli antenati. Un personaggio complesso, quindi, legato da una parte alla modernità, dall'altra ai temi ancestrali della tradizione meridionale: “È nell'infanzia che si maturano certi poteri, quando si cresce solitari. Mimì i suoi poteri li aveva sviluppati da bambina, quando per interi pomeriggi si esercitava a parlare con la natura e immaginava un mondo sconfinato e benigno di cui lei era parte”.

Matilde Morotti

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