sabato 5 maggio 2012

Il salotto del martedì - verso "Il birrario di Preston" di Andrea Camilleri

Camilleri, senza Montalbano. Il birraio di Preston (Sellerio, 1995) fa parte della serie di romanzi con cui l'autore siciliano esplora il genere storico, utilizzando le notizie ricavate da un'inchiesta parlamentare sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia ottocentesca.

Lo spunto nasce quindi da un fatto reale, l'insurrezione popolare di fronte alla pretesa di un prefetto fiorentino di far rappresentare a Caltanissetta, a una quindicina d'anni dall'unificazione, lo sconosciuto melodramma Il birraio di Preston. Da questo episodio l'autore è partito per costruire (usando le sue parole) “una ragnatela a rovescio”.

Dice Camilleri in un'intervista: “Io parto dal punto centrale e da questo nasce una serie di diramazioni che finiscono col formare il romanzo. Ora non è detto che quello che io ho cominciato a scrivere sia il nucleo centrale del libro, può darsi che scrivendo si sposti, non sia più tanto centrale”.

Un metodo compositivo tutto particolare, per cui la voce narrante insegue il vorticare dei personaggi e degli eventi e il lettore può, a piacere, cambiare l'ordine di successione dei vari capitoli, creandosi un libro tutto suo. Ne deriva una molteplicità di punti di vista, che mima l'inafferrabile volto del reale e ne cattura l'aspetto variopinto e teatrale (non a caso il romanzo è stato ridotto e adattato per la scena). Una composizione complessa, ma estremamente godibile, tenuta insieme da tematiche tipiche di Camilleri: il motivo pirandelliano dello scambio (come nella Biografia del figlio scambiato), l'amara coscienza dell'immutabilità delle cose, la dicotomia tra la verità ufficiale, spesso abilmente “accomodata”, e quella effettiva.

Il tutto reso con un impasto linguistico originalissimo, in cui l'incontro-scontro tra l'italiano e i vari dialetti sembra simboleggiare le incomprensioni tra regioni diverse, agli albori dell'Unità.

Matilde Morotti

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