domenica 6 giugno 2010

Un libro un film - Antonia S. Byatt - Possessione


Antonia S. Byatt. Possessione. Una storia romantica, Einaudi 1994.

Dal libro nero e malconcio che Roland Michell sta consultando alla London Library spuntano inaspettatamente due lettere del poeta vittoriano Randolph Henry Ash indirizzate ad una signora. Roland, che è ricercatore a contratto e ad Ash ha dedicato la tesi di dottorato, pensa che queste lettere potrebbero appartenere ad una corrispondenza più vasta, capace forse di mettere in discussione le certezze accademiche sulla personalità del poeta e sulla sua esistenza. Impulsivamente fa scivolare le lettere nella sua cartelletta personale. Un’altra visita in biblioteca il giorno successivo e Roland è in grado di identificare la destinataria: Christabel LaMotte, poetessa epica e autrice di fiabe per bambini; per proseguire nell’indagine è perciò indispensabile allearsi con l’esperta di Christabel, la professoressa dell’università di Lincoln Maud Baily.
Inizia una caccia agli indizi letterari, alle lettere e ai diari che conduce Roland e Maud sulle tracce dei due poeti fin nello Yorkshire e in Bretagna; la trama romanzesca che a mano a mano si dipana li ossessiona e, in parte, li contagia.
Di una storia non è lecito rivelare tutto quel che succede, né come va a finire, per riguardo a chi non ha ancora letto il libro. Ma la “storia romantica” del sottotitolo non è la sola fonte di piacere e di interesse. Tra le tante citazioni ogni lettore ne riconoscerà e apprezzerà qualcuna: io ho trovato straordinari i passi sulla lettura che credo valga la pena di riportare:

“È possibile per uno scrittore creare, o almeno ricreare per il lettore, i piaceri primari del mangiare, o del bere, o dell’osservare, o del sesso….Di solito non si soffermano sul piacere altrettanto intenso della lettura…. Esistono - di uno stesso testo – letture fatte per dovere, letture che registrano e sezionano, letture che sentono un fruscio di suoni mai uditi, che contano piccoli pronomi grigi per diletto o per istruzione e per un certo tempo non odono né oro né mele. Ci sono letture personali, che cercano di afferrare significati personali, io sono piena d’amore, o di disgusto, o di paura, e vado in cerca d’amore, o disgusto, o paura. Ci sono – credetemi – letture impersonali – in cui l’occhio della mente vede le righe muoversi in avanti e l’orecchio della mente le sente cantare e cantare. Di tanto in tanto ci sono letture che fanno rizzare e tremare i peli sul collo, il nostro vello inesistente, quando ogni parola brucia e splende aspra e chiara e infinita ed esatta, come pietre di fuoco, come stelle puntiformi nel buio – letture in cui la consapevolezza che conosceremo ciò che è scritto in maniera diversa o migliore o soddisfacente, precorre qualsiasi capacità di dire ciò che sappiamo, o come lo sappiamo. In tali letture, la sensazione che il testo sia interamente nuovo, mai visto prima, è seguita, quasi immediatamente, dalla sensazione che sia sempre stato là, che noi lettori sapevamo che c’era, e abbiamo sempre saputo che era così com’era, benché ora per la prima volta abbiamo riconosciuto, diventandone pienamente consapevoli, la nostra conoscenza” (p.469-470).

Non è solo per dovere che Beatrice Nest, ricercatrice “indiscutibilmente solida eppure amorfa”, legge da venticinque anni il diario di Ellen, moglie di Randolph Ash. All’inizio, forse (ne avrebbe dovuto ricavare la pubblicazione necessaria alla sua carriera accademica), ma poi si è convinta che quella donna apparentemente simpatica e sciocca in realtà la voglia deliberatamente disorientare. Ha cominciato con il condividere “i lunghi giorni di prostrazione di Ellen in stanze dagli scuri accostati” ed è diventata infine la custode del nido familiare degli Ash. La lettura del diario non pubblicato è prerogativa esclusiva di Beatrice che “come la pecora bianca intralciante di Alice attraverso lo specchio” lo sottrae agli occhi del resto del mondo.
Nella trasposizione cinematografica del romanzo (2002, regia di Neil LaBute) molte scelte, e fra queste l’eliminazione del personaggio di Beatrice, rendono la visione del film decisamente meno attraente della lettura del libro.

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