lunedì 2 agosto 2010

Un libro un film - Lo spazio bianco di Valeria Perrella


Valeria Parrella, Lo spazio bianco, Einaudi 2008.
Maria ha partorito Irene – frutto di un amore distratto - tre mesi prima del termine. Per poter nascere davvero Irene dovrà restare nell’incubatrice fino a quando i suoi polmoni funzioneranno da soli. Per Maria comincia il tempo di una gravidanza vicaria, vissuta nel reparto con le altre madri. Intere giornate seduta davanti all’incubatrice bianca e a interrogare i medici, che però non sanno se Irene vivrà. Tradita dalla scienza, Maria deve imparare ad aspettare senza sapere, deve rinunciare all’attitudine razionale che l’ha sempre guidata e che ora la lascia senza respiro di fronte al dolore, che non le permette di arrendersi alla casualità del male e di dire “queste son cose che succedono”. Nel frattempo, nello stesso spazio della speranza vive il pensiero della morte che, essa almeno riconoscibile e chiara, potrebbe sollevarla dall’angoscia. Per avere una tregua alla fine delle giornate in ospedale Maria riprende il lavoro e ottiene un po’ di conforto dall’amicizia di Fabrizio, suo collega insegnante nella scuola media serale per adulti.
Dopo due mesi Irene viene tolta dall’incubatrice e madre e figlia, finalmente, conquistano la condizione ordinaria di tutti gli esseri umani che, normalmente, respirano da soli.
L’esperienza vissuta nell’attesa diventa per Maria come lo spazio bianco che il suo allievo Gaetano, all’esame di licenza, deve lasciare sulla pagina per poter continuare a scrivere:
- Mi sono bloccato
- Che cosa vuoi dire?
- Vorrei andare avanti.
- Mettici un futuro.
- No, voglio metterci il presente.
- E scrivi al presente.
- Però vengo già da un presente che è finito mo …
- Mettici uno spazio bianco e ricomincia a scrivere quello che vuoi.

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