Ed è la fidanzata di Filippo, Marta, che ci introduce all'altra famiglia non proprio felice, i cui componenti non hanno nemmeno un nome: sono soltanto Mamma e Papà di Marta. La mamma di Marta è una quarantenne nevrotica e brontolona, sempre innervosita dalla superficialità del marito, che considera un imbecille, incallito fumatore di canne. Ci sono poi Gianni e Lucia, due cani invece molto felici, e nonna Anna, novantaduenne madre di Vincenzo, malata di Alzheimer, di certo smemorata, ma sicuramente non triste.
martedì 13 luglio 2010
Un libro un film - Happy Family® di Alessandro Genovesi
La famiglia felice – anzi sono due – non è proprio così felice. Il capofamiglia Vincenzo scopre di avere il cancro; la moglie Anna, distratta da pensieri cupi e forse non più innamorata del marito, viene investita da una bicicletta, il cui proprietario finisce dritto all'ospedale; la figlia maggiore Caterina, pianista talentuosa, è ossessionata dalla paura di emanare un odore poco gradevole; il figlio piccolo Filippo – che ancora non sa di essere gay – vuole a tutti i costi convolare a giuste nozze con una coetanea quindicenne.
Ed è la fidanzata di Filippo, Marta, che ci introduce all'altra famiglia non proprio felice, i cui componenti non hanno nemmeno un nome: sono soltanto Mamma e Papà di Marta. La mamma di Marta è una quarantenne nevrotica e brontolona, sempre innervosita dalla superficialità del marito, che considera un imbecille, incallito fumatore di canne. Ci sono poi Gianni e Lucia, due cani invece molto felici, e nonna Anna, novantaduenne madre di Vincenzo, malata di Alzheimer, di certo smemorata, ma sicuramente non triste.
Ed è la fidanzata di Filippo, Marta, che ci introduce all'altra famiglia non proprio felice, i cui componenti non hanno nemmeno un nome: sono soltanto Mamma e Papà di Marta. La mamma di Marta è una quarantenne nevrotica e brontolona, sempre innervosita dalla superficialità del marito, che considera un imbecille, incallito fumatore di canne. Ci sono poi Gianni e Lucia, due cani invece molto felici, e nonna Anna, novantaduenne madre di Vincenzo, malata di Alzheimer, di certo smemorata, ma sicuramente non triste.
Ebbene, se questi sono i protagonisti della vicenda, il narratore è Ezio, trentenne nullafacente e misantropo, con la paura degli attacchi di panico e di tante altre cose, e l'aspirazione a scrivere un «romanzo di nicchia, che però venda. Anche non un cult. Basta che sia un bel libro». Vive grazie alle royalties dell'invenzione del padre, morto da sette anni: la pallina per detersivo da mettere direttamente nel cestello della lavatrice. E per questo fa seguire a tutti i nomi che indicano un prodotto la ® del marchio registrato: «non è scrittura creativa, è correttezza».
L'autore Ezio entra a far parte della vicenda narrata: è lui il ciclista che investe Anna, ed è sempre lui ad essere invitato alla cena in cui si incontrano le due famiglie per discutere dell'improbabile matrimonio tra i figli adolescenti, peraltro presto naufragato per il ripensamento di Marta, nel frattempo invaghitasi di uno di III C...
Ed è sempre qui, intrufolandosi nella storia dei suoi stessi personaggi, che Ezio conosce Caterina, se ne innamora e fa un figlio con lei, entrando, lupus in fabula, nel vivo della storia e nel cuore della famiglia.
In realtà Ezio è solo una delle voci del romanzo, visto che la parola viene presa alternativamente da tutti i protagonisti, che anzi, a tratti, si lamentano con l'autore di non avere abbastanza spazio nella storia o chiedono di essere meglio definiti come personaggi, o addirittura, in gruppo, reclamano che lo scrittore non metta fine al racconto, ma lo continui.
La lettura è gradevole, per niente faticosa, strappa più di un sorriso e affronta con grande brio e leggerezza temi attuali e difficili: le ossessioni, le paure, la solitudine. Il messaggio che veicola è chiaro e semplice: in compagnia i problemi si affrontano meglio che da soli. Così Ezio e Caterina superano insieme i disagi che li condizionavano quando erano single; allo stesso modo Vincenzo riesce a morire il più serenamentre possibile grazie ad un nuovo amico – il papà di Marta – e al ribaltamento della routine della vita. Insomma, Happy family® (Mondadori, 2010), pur senza tralasciare di abbozzare le difficoltà, le insofferenze, le delusioni derivate dalla vita in comune con gli altri, lascia intendere un vivo apprezzamento per il momento in cui «non si ha più voglia di stare da solo, di mangiare da solo, di vivere da solo».
Il film di Gabriele Salvatores (2010) rispetta fedelmente il libro, pur con la variante di Ezio sceneggiatore piuttosto che scrittore. La fotografia è curata in ogni particolare, a tratti un po' leziosa, felicemente accordata alla leggerezza che informa tutta la storia. Il rosso è il colore predominante, il cui uso restituisce un'armonia vagamente surreale alla visione, in una Milano accaldata e poetica.
Perfetto Fabio De Luigi nel ruolo di Ezio. Strepitoso Abatantuono che regala un Papà di Marta molto più caustico ed energico della versione letteraria.
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