Quel che risulta disorientante in questo “saggio storico” non sono i fatti narrati, sempre verosimili per quanto bizzarri, ma i collegamenti tra essi: Ourednik evita infatti qualsiasi connessione causale tra i fenomeni, che vengono soltanto “accumulati” e uniti da lunghe catene di congiunzioni. Ciò che si produce è un ordine vagamente cronologico in cui i fatti storici sono affiancati senza alcuna gerarchia. Attraverso questa disposizione orizzontale viene evitato alla radice il rischio di una manipolazione della storia che, con il pretesto della priorità causale, stabilisce arbitrariamente quali avvenimenti siano destinati alla memoria e quali all'oblio.
Un altro aspetto che distingue Europeana dai tradizionali manuali di storia è la comicità, che illumina in modo cinico e disilluso le sofferenze di un secolo segnato da grandiose aspettative e rovinose cadute. Questa comicità è ottenuta tramite un “montaggio” in cui i fatti storici sono accostati in modo serrato e irrituale: lo stile descrittivo cambia continuamente, anche all'interno della stessa pagina, e non si riesce a definire se l'idea di vaga follia che emerge dalla lettura dipenda dal narratore o sia invece una caratteristica della storia.
Europeana è quindi un invito di Ourednik a buttare via la storia? Forse è l'invito a buttare via una storia, quella che è stata ufficialmente tramandata; e insieme ad essa l'idea che vi sia una storia vera, e che tutte le altre siano false.
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