venerdì 22 aprile 2011
Un libro, un film - verso 'Quel che resta del giorno' di Kazuo Ishiguro
Stevens è convinto in cuor suo di aver servito l’umanità consacrando la vita al servizio di un grande uomo. A Darlington Hall, lussuosa dimora dell’impeccabile Lord Darlington, è davvero passata la Storia.
Ma nel corso di un viaggio solitario, spostando lo sguardo su orizzonti inediti, Stevens rivede sotto una luce nuova e struggente non solo il proprio passato ma anche il tragico epilogo della guerra per il suo paese e per l’Europa intera.
Le ragioni del viaggio appaiono da prima agli occhi di Stevens esclusivamente professionali (riportare a Darlington Hall Miss Kenton, la governante che in altri tempi prestò servizio nella prestigiosa dimora inglese). Ma il suo andare altrove non sarà che un tentativo di illuminare, prima che sia troppo tardi, “quel che resta del giorno”, metafora di un momento della vita in cui la comprensione tardiva e la ricerca affannosa di qualcosa perduto per strada si tramuta in tormento o in resa.
Ma cosa è perduto? Kazuo Ishiguro sceglie la figura del maggiordomo Stevens e dunque di un servitore, per raccontare una vicenda che si dipana all’ombra degli aventi della grande Storia. Ma un servitore di quale causa? Di una sua personale (e felice) causa per cui lottare è cosa giusta? Per una causa ideale, personale e universale insieme, che nobilita i gesti del servire?
È difficile dirlo e addirittura comprenderlo perché la realtà è deformata se la si guarda riflessa dagli argenti di Darlington Hall, ossessivamente lucidati, e rischia di perdere di verità sotto il peso delle convenzioni formali. Tanto da divenire essa stessa forma e non contenuto, vuoto rituale e non ragione e non sentimento. Cosa resta del cuore più autentico, cosa resta dell’ideale più alto, cosa resta della nostra stessa vita se (chissà perché e in quale punto della strada) si perde la via. È possibile ripartire da lì, dove ci si è lasciati confondere?
Resta infine un profondo rimpianto, una coscienza ferita che (chissà) proprio grazie a quella stessa ferita si rende più vigile, più vulnerabile al fresco della sera, più sensibile alla luce del crepuscolo. E resta in questo caso un grande romanzo.
Elena Bellei, conduttrice del GdL 'Un libro, un film'
Ma nel corso di un viaggio solitario, spostando lo sguardo su orizzonti inediti, Stevens rivede sotto una luce nuova e struggente non solo il proprio passato ma anche il tragico epilogo della guerra per il suo paese e per l’Europa intera.
Le ragioni del viaggio appaiono da prima agli occhi di Stevens esclusivamente professionali (riportare a Darlington Hall Miss Kenton, la governante che in altri tempi prestò servizio nella prestigiosa dimora inglese). Ma il suo andare altrove non sarà che un tentativo di illuminare, prima che sia troppo tardi, “quel che resta del giorno”, metafora di un momento della vita in cui la comprensione tardiva e la ricerca affannosa di qualcosa perduto per strada si tramuta in tormento o in resa.
Ma cosa è perduto? Kazuo Ishiguro sceglie la figura del maggiordomo Stevens e dunque di un servitore, per raccontare una vicenda che si dipana all’ombra degli aventi della grande Storia. Ma un servitore di quale causa? Di una sua personale (e felice) causa per cui lottare è cosa giusta? Per una causa ideale, personale e universale insieme, che nobilita i gesti del servire?
È difficile dirlo e addirittura comprenderlo perché la realtà è deformata se la si guarda riflessa dagli argenti di Darlington Hall, ossessivamente lucidati, e rischia di perdere di verità sotto il peso delle convenzioni formali. Tanto da divenire essa stessa forma e non contenuto, vuoto rituale e non ragione e non sentimento. Cosa resta del cuore più autentico, cosa resta dell’ideale più alto, cosa resta della nostra stessa vita se (chissà perché e in quale punto della strada) si perde la via. È possibile ripartire da lì, dove ci si è lasciati confondere?
Resta infine un profondo rimpianto, una coscienza ferita che (chissà) proprio grazie a quella stessa ferita si rende più vigile, più vulnerabile al fresco della sera, più sensibile alla luce del crepuscolo. E resta in questo caso un grande romanzo.
Elena Bellei, conduttrice del GdL 'Un libro, un film'
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