Elena Bellei, conduttrice del Gruppo di Lettura della Biblioteca Delfini
martedì 23 marzo 2010
Un libro un film - Fahrenheit 451 di Ray Bradbury
In una ipotetica società del futuro, la lettura, sorgente di dubbio e riflessione, è considerata atto antisociale e vietata per il bene della collettività. Un corpo speciale di pompieri/incendiari è incaricato di cercare i criminali che nascondono libri e appiccare il fuoco. Ma Guy Montag, fiero incendiario, convinto dell'utilità sociale del suo mestiere, subisce d’improvviso il fascino delle parole di una ragazzina, Clarisse, che ama conversare, sentire il profumo delle cose, e camminare di notte ad aspettare il sole che si leva. Clarisse gli fa sapere che… "c’è della rugiada sull’erba, la mattina presto" e gli chiede conto della sua felicità. La fede purificatrice di Montag vacilla e la sua coscienza si interroga. Montag non comprende più il significato della sua vita, sottoposta allo sguardo indagatore di un grande fratello, di orwelliana memoria, in dialogo perenne con gli schermi/pareti che gli somministrano propaganda, alienato dai suoi stessi sentimenti, per l’imposizione dall’alto di uno stato d’animo di fasullo ottimismo. Montag si ribella e l’aspettativa del lettore oscilla tra l’incitamento alla libertà e il timore della punizione. Scopriremo che anche lui nasconde libri e che con un gesto di coraggio incosciente ne leggerà una pagina alla moglie e alle amiche di lei, nel salotto di casa. Una libertà che procurerà lacrime (proibite) e costerà cara al nostro eroe, presto denunciato proprio dalla moglie Mildred. Inizierà così la sua fuga da ricercato e grazie ad una figura chiave del romanzo (che scompare nella versione cinematografica di Truffaut), l’anziano professore Faber, potrà raggiungere gli uomini-libro, che vivono ai margini della società salvaguardando dalle fiamme i testi più amati, imprimendoli nella memoria. Sono loro i veri vincitori perché conservano la memoria "fino a quando - dice un brano chiave del romanzo - le tenebre di un nuovo Medio Evo non ci costringeranno a ricominciare tutto da capo". Fahrenheit 451 resta un testo culto per chi ha a cuore la lettura e la letteratura. L’autore appare incredibilmente visionario nella sua anticipazione di quella che sarà la dittatura del protagonismo televisivo, dell’ottimismo forzato e della patologica distanza dalla natura più autentica degli esseri umani. Sbalorditiva e per certi versi inquietante la preveggenza dell’autore, che scrive il romanzo nei primi anni '50 e denuncia già all’epoca l’obbligo imposto dal potere a una esistenza intossicata dal consumo, intorpidita dalla pigrizia mentale, infastidita dalla riflessione. Una sorta di dono da parte dell’autore, la trasmissione di un allerta per la deriva autoritaria della società e l’indottrinamento che troverà nella televisione il suo miglior alleato. E che infine lo spinge ad un appassionato richiamo alla resistenza, di fronte all’umiliazione dell’intelligenza e della fantasia.
Elena Bellei, conduttrice del Gruppo di Lettura della Biblioteca Delfini
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Fahrenheit 451 come altri romanzi di fantascienza immagina una sua futura società distopica (cioè il sogno per alcuni, pochi folli e un incubo per tutti gli altri esseri umani). Una società dove il potere alleato a tecnologia, televisione, sofisticatissimi sistemi di controllo (come segugi cybernetici) finge di interessarsi alla pianificazione della felicità dei suoi cittadini, ma che nella realtà è determinato a eliminare qualsiasi barlume di intelligenza, pensiero critico, altenativo, e gioco forza sovversivo. Da qui la principale prerogativa del governo: organizzare spedizioni incendiarie per far scomparire libri e biblioteche. Il soggetto non è nuovo, ma Bradbury ce ne parla attraverso occhi visionari, ai confini di registri espressivi insoliti, quelli di poesia e fantascienza. Un accostamento questo che, secondo me, dà modo, proprio nel contrasto, di far emergere la specifica differenza del linguaggio della poesia. Da qui la sensazione che ques'opera (giustamente considerata un classico della letteratura) contenga un messaggio "inquietante", ma paradossalmente anche qualcosa in un certo senso di "rassicurante". Di inquietante c'è che la lotta di Montag per l'autentico in una realtà-giocattolo high tech, -che si muove a ritmi velocissimi ma verso l'involuzione-degrado dei rapporti umani-, ci risulta tremendamente attuale. Mentre quel qualcosa che va in un'altra direzione rispetto a questo mi sembra vada ricercato proprio nella poesia paladina di questa lotta per l'autentico condotta da Montag (un ex-pompiere incendiatore di libri, quindi tutt'altro che letterato, ma inconsciamente fedele al suo "daimon", in segreto contatto con la natura poetica-lunare del suo stesso nome). Nel procedere degli eventi, Montag in fuga dalla città, inseguito dai segugi meccanici e dai mille occhi del "grande fratello" che riprende lo spettacolo del momento, si ritrova lungo il fiume e si lascia trascinare dalla corrente. Un fiume per l'oblio e per la reminescenza? mi sono chiesta. Questa lotta per l'autentico non è una novità dei nostri tempi, forse è sempre esistita. L'ultima parte di Fahrenheit 451 si intitola "La fiamma risplendente", a cosa si allude? C'è forse un altro fuoco oltre a quello distruttore. "Alta e lontano brilli alle loro spalle la luce d'un fuoco e tra il fuoco e i prigionieri corra rialzata una strada", ma questo non è Fahrenheit 451 è il mito della caverna di Platone. Montag seguendo i vecchi binari di una ferrovia raggiungerà un misterioso falò attorno cui è radunata la comunità degli uomini-libro, che si re-inizializzano alla trasmissione orale dei testi, come gli aedi, i cantori dei tempi antichi. Per quanto come i prigionieri della caverna avremo da lottare con i simulacri, i "sette veli d'irrealtà" forse ci sarà sempre aperta quella strada per arrivare alla vera realtà.
RispondiEliminabella recensione. Complimenti
RispondiEliminaSiamo un gruppo di studenti e studentesse del Liceo Don Lorenzo Milani di Napoli, indirizzo Sociale, abbiamo collaborato insieme al nostro insegnate di Scienze Umane alla stesura del libro: "il banco sopra la cattedra", edizioni Altravista.
RispondiEliminaVorremmo confrontarci con altri studenti per sapere cosa ne pensano, scambiare opinioni che ci aiutino a conoscerci e riflettere. Vorremmo allestire una redazione e un gruppo di lettura specifico. Vi salutiamo a nome di tutta la clsse II C Miryam Citarella, Chiara Morabito, Antonio Murino