mercoledì 3 marzo 2010
Un libro un film. Quinto incontro del GdL (25 febbraio 2010) - Ritratto di signora
In Ritratto di signora, oltre a Isabel Archer, sono protagoniste l'America e l'Europa. L'America è il luogo dell'emancipazione di giovani donne che aspirano all'autonomia: le stesse ragazze costrette, in Europa, a viaggiare accompagnate da uno chaperon. Henry James rende complesso un personaggio frutto della cultura americana, una ragazza in cerca di autorealizzazione, felicità e indipendenza – parole chiave della Costituzione americana –, che viene 'compromessa' e invischiata dalle convenienze e consuetudini europee.
Ritratto di signora è un romanzo di formazione, il motore delle vicende è la ricerca di libertà della protagonista. Isabel è una sognatrice e non una ragazza matura; lo diventerà, tramite le traversie della vita. Ma affronta le difficoltà assumendosi ogni volta il peso delle sue scelte. La scelta che ne segnerà il destino – innamorarsi dell'unico uomo malvagio che le si è avvicinato – resta pur sempre un errore comune e ancora attualissimo: il masochismo tutto femminile di subire, e cedere, al fascino del male e dell'arroganza.
Accanto a un universo maschile bipolare, in cui il solo Osmond si contrappone ad una pletora di uomini perbene, le donne del libro sono la rappresentazione di altrettante tipologie di femminilità. Tanti ritratti di signora e, forse, varianti della triade Pansy-Isabel-Madame Merle, che rimanda simbolicamente a tre stadi della vita della donna. Fasi della vita da intendersi non solo anagraficamente, ma come lettura pessimistica dell’ingenuità adolescenziale che si tramuta in furbizia calcolatrice, passando attraverso il disincanto e l’amarezza.
Il denaro è il congegno che innesca l’intera vicenda: la ricchezza che da Mr. Touchett, attraverso Ralph, passa ad Osmond, rende l’ignara Isabel un semplice strumento. Se all'inizio Isabel sembra utilizzare coscientemente il proprio denaro per avere potere su Osmond, in seguito diventa un manichino nelle sue mani. Osmond, pura crudeltà, tratta la propria vita, e quella di chi lo circonda, come un'opera d'arte, sacrificando il sentimento all’estetica .
Viene proposto un confronto – tutto interno ai libri letti dal Gruppo di Lettura – con Revolutionary Road di Yates: Ralph, come John, solletica i personaggi a ragionare, a vedere oltre le convenzioni. Mentre Isabel, April ante-litteram, subisce la fascinazione della cultura europea e, allo stesso modo, si lascia sedurre 'dall'uomo più interessante che abbia mai conosciuto'.
Sempre Ralph, malato come Henry James, può essere considerato il suo alter ego, colui che crea le condizioni affinché le vicissitudini di Isabel prendano il via.
Nell'ultima pagina Isabel è come abbagliata dall'illuminazione della passione fisica, fino a questo momento espulsa completamente dall'opera. Se il libro è misurato, privo di qualsiasi riferimento alla sessualità dei personaggi, il film restituisce loro una carnalità altrimenti assente. Il film, che perde molto nel confronto con la finezza dell'indagine psicologica di James, vede però una magistrale interpretazione 'luciferina' di John Malkovich.
Come ha sostenuto lo stesso James, il finale del libro è apertissimo. Isabel torna a Roma e lascia Osmond o si sottomette a lui? Ricomincia con un nuovo amore? Salva Pansy o la abbandona al suo destino? L'immaginazione, la qualità più spiccata di Isabel, può quindi soccorrerci nel provare a fantasticare su cosa potrebbe aver fatto la giovane Archer dopo il bacio con Caspar Goodwood.
La memoria, invece, può aiutarci a integrare il resoconto, volutamente lasciato incompleto, proprio per dare spazio agli spunti e alle riflessioni di chi ha partecipato all'incontro di giovedì scorso.
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Uno dei temi che attraversa tutto il libro mi pare il contrasto luce/buio, senza che si sciolga mai del tutto il dubbio se Isabel sia più attratta dall'una o dall'altro. Alcuni esempi. Isabel si appresta a partire per l'Europa, ed ha già chiaro che non desidera sposarsi; al primo posto mette l'indipendenza e la capacità di vivere da sé e per sè. "In fondo all'anima, però, ma molto in fondo, le ondeggiava una vaga idea che se una certa luce fosse spuntata ella avrebbe potuto anche abbandonarsi completamente: ma quest'idea era troppo tremenda per essere attraente".
RispondiEliminaE ancora, Osmond è il buio: non sol perché buio è l'ambiente dove vive (regno dell'oscurità, del mutismo e della rassegnazione) ma perché, col tempo "era come se Osmond con deliberatezza, quasi con malignità, spegnesse a una a una tutte le luci". E tuttavia questo buio continua ad esercitare una grande forza di attrazione su Isabel. Fino all'ultima pagina, dove - dopo un bacio di Caspar che è "come un lampo acciecante", subito dopo, "quando l'oscurità ritornò, ella fu libera".
Quanto al finale aperto, mi piacerebbe pensare che Isabel torni a Roma per lasciare Osmond e salvare Pansy, ma non credo che la storia ci porti lì: Pansy è stata "costruita" per l'obbedienza e la modestia, è stata vinta. E Isabel vede davanti a sé soltanto "un sentiero molto diritto" (espressione che a tutto fa pensare, meno che a un ritorno alla pienezza della vita).
Ho l'impressione che ciò che affascina del romanzo "Ritratto di Signora" sia la maestria con cui H.J descrive il modo del tutto irragionevole della protagonista di prendere le decisioni. Senza basarle cioè su alcunchè di solido: nè sulla ragione, nè sul sentimento ( Isabel non ama nel senso nobile del termine Osmond). In questo modo H.J ci stupisce ad ogni riga perchè Isabel sceglie sulla base delle sensazioni-emozioni del momento , come noto molto più fluide della ragione e dei sentimenti.
RispondiEliminaPer inciso, molti studiosi ritengono che noi assomigliamo molto di più ad Isabel di quanto crediamo.
Isabel si contraddice continuamente ed è quindi in effetti impossibile prevedere che cosa Isabel deciderà per il futuro ed è forse per questo che H.J "deve" lasciare il finale parzialmente aperto.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaFinale aperto?
RispondiEliminaIsabel VEDE che la strada davanti a sè è dritta:la sua spontaneità ed ingenuità sono state tradite,punita l'eccessiva sicurezza in sè e nella sua situazione di INDIVIDUO LIBERO, anticonvenzionale.L'inevitabilità del destino,la cultura puritana nella quale era vissuta,sebbene rifiutata a livello cosciente,è ancora lì.Isabel non può che decidere in maniera coerente con l'educazione americana ricevuta: affrontare il proprio destino a testa alta, accettando il fallimento delle sue speranze, riconoscendo che la coscienza di sè si acquisisce attraverso la sofferenza,dunque tornando a Roma,ai doveri di moglie e di madre che si era impegnata ad assolvere e rispettare.
I personaggi di H.J.non sono eroi d'azione ma di lotte morali: la COSCIENZA è il terreno,il tema ed il protagonista della sua arte, l'uomo nel dramma psicologico e morale.
"Ritratto di signora" è lo studio appassionato dell'esperienza sentimentale e morale di Isabel Archer; molto poco accade nel senso di "incidenti" ma tutto invece scaturisce dall'INDAGINE critica della protagonista (Ed. BUR Prefazione pag.31).Questi momenti dilucida analisi introspettiva producono più azione di quanto non avrebbero potuto fare 20 "incidenti".
Spesso nelle storie di H.J. non accade nulla e l'azione sta nel NON ACCADERE (es."La belva nella giungla".
Non mi sento di condividere l'analisi fatta da Enrico sull'irragionevolezza della protagonista.
RispondiEliminaIsabel è affascinata da Osmond fin dal primo incontro (Ed.BUR pag.299/300)"...era originale senza essere eccentrico,raffinato...", la corteggia con riservatezza da uomo adulto, non è ossessivo. Durante il soggiorno romano è descritto "...ricco di tatto, gaiezza, buon umore,ottima guida perchè colto, piacevole da ascoltare per la proprietà di linguaggio che lo distingue, opportuno negli interventi", "...si divertiva come può divertirsi un uomo disincantato...".
Le si dichiara con tono discreto, quasi impersonale, le dice chiaramente che non ha nè ricchezze, nè fama, nè vantaggi estrinseci, nè posizione di alcun genere: non può offrirle null'altro che la sua compagnia.
Alle parole di Gilbert, Isabel sente non più solo il terrore di "dover scegliere e decidere, ...ma qualcosa dentro di sè che le sembrava ispirata e fiduciosa passione,...come una grande somma ammassata in una banca..., sente che è arrivato il momento di cominciare a spenderla”(pag.351).
Isabel accetta di sposare Osmond un anno più tardi,dopo una permanenza lontana dall'Italia e dall'ambiente fiorentino, perchè non vede "gabbie dorate"che la minacciano,non sente di dover rinunciare al bene per lei più prezioso: l'autodeterminazione.
Intravede un'esistenza da benefattrice piuttosto che da beneficiaria: grazie alla propria solidità patrimoniale sarà in grado di garantire a Gilbert una vita da esteta: circondato dal BELLO, nutrirà il suo spirito così spesso frustrato.
Ultimo elemento, ma non certo trascurabile,il nuovo stile di vita a Roma della famiglia Osmond permetterà a Pansy un matrimonio conveniente e, sopratutto,una vita accanto al padre ed a lei, Isabel,che ha vissuto in prima persona la triste esperienza di orfana.
Il senso di umanità,verso Gilbert e Pansy,il fascino dell'uomo vissuto,misurato,il bisogno di essere "faber" del proprio destino, la superiorità economica che le avrebbe permesso di sentirsi libera, accanto a quell' "ispirata e fiduciosa passione" provata per Osmond rappresentano le forze che la convincono a capitolare.
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