venerdì 11 febbraio 2011

Il salotto del martedì - verso "Il diario di Jane Somers", di Doris Lessing


Autrice di innumerevoli romanzi e racconti, icona di svariate cause politiche e sociali, vincitrice nel 2007 del Nobel per la letteratura in quanto “cantrice dell'esperienza femminile”, la novantaduenne Doris Lessing appare, nelle rare fotografie che la ritraggono, come una specie di saggia nonna dall'ironico sorriso. Difficile identificarla adesso con la protagonista del “Diario di Jane Somers”, che però sembra per molti aspetti un testo dall'ispirazione autobiografica, in cui l'autrice ha voluto trasmetterci una sua personale problematica, dandole un significato universale.
Questo è un libro sulla vecchiaia, ma anche su molte altre cose. Sulla morte, sull'incontro con l'Altro, su come accanto a noi, sulla nostra stessa strada, camminino persone che non sappiamo vedere, finché qualcosa non ci spinge a guardarle e a farcene carico.
Un incontro fortuito (ma niente succede per caso) unisce due vite apparentemente inconciliabili: quella di Janna-Jane, bella cinquantenne di successo, una vincente, e l'esistenza marginale e disperata, ma bellicosa, di Maudie, indomita novantenne che riesce a cavarsela tra indicibili difficoltà. Che cosa spinge Janna verso Maudie? L'inestinguibile vitalità della vecchietta, la trama della sua difficile esistenza, che addirittura fornisce a Janna l'argomento di un romanzo, il senso di colpa per non aver vissuto adeguatamente la malattia della madre e del marito? O forse il bisogno di instaurare con gli altri rapporti umani più degni, meno superficiali ed egoistici?
Leggendo il diario di Jane, che accompagna la vecchia Maudie fino alla morte, con una “pietas” interamente laica, siamo spinti a porre a noi stessi domande non convenzionali, che ci interrogano nel profondo. Sempre con una vena di leggerezza tipicamente inglese (non a caso, il libro termina con la giovane nipote che offre a Jane una tazza di tè).

(a cura di Matilde Morotti)

1 commento:

  1. commento inviato da Luisa Magnani:

    Doris Lessing è una scrittrice generosa: ci regala storie, momenti di vita ed esperienze, con la larghezza e la generosità di chi sa porgere un orecchio amoroso al cuore della vita dell’umanità. Quest’attenzione è presente anche ne “Il diario di Jane Somers”, ed è accompagnata, come sempre, da una profonda ed esemplare capacità di analisi della condizione delle donne.
    Mi è piaciuto seguire il tessuto di questa narrazione, scegliendo alcune chiavi di lettura: l’amore, la crisi dei rapporti familiari, la società inglese del dopoguerra, ma ho trovato particolarmente interessante partire dalla parola “stile” che frequentemente ricorre nelle riflessioni della protagonista: Jane ha conquistato uno stile, Joyce ha uno stile, le giovani Phyllis e Hill devono apprendere o migliorare il loro stile con l’aiuto e l’esempio di chi ha più esperienza.
    Jane ha imparato a vestirsi, a pettinarsi, a curare il proprio corpo con stile: sa fare le scelte giuste e tutti riconoscono la sua “distinzione”. Ma sa avere stile anche nella vita? Il suo stile è forse questione soltanto di buccia esterna? Jane si trova di fronte a questi interrogativi. Anche se all’inizio non ne è pienamente consapevole, si rende però conto che lo stile è capacità e possibilità di scelta, sempre, e non solo nella cura dell’esteriorità.
    Come tutto ciò che vale, anche l’acquisizione di uno stile di vita richiede un lungo e duro apprendistato e dei maestri; incontrando Maudie, una vecchissima signora, malandata e indigente, Jane istintivamente coglie la possibilità di fare un percorso utile per rispondere ai suoi quesiti in un modo fattivo e potente: quello che trasforma, che sa tirare fuori.
    Il collo incrostato, gli abiti che hanno perso ogni freschezza, la vita in una casa maleodorante, il danaro più che contato non possono nascondere del tutto uno stile che c’è. E Maudie di stile ne ha: ha amato la perfezione nel lavoro, ha lottato per vivere senza compromessi, rispetta la vita che ha vissuto, aspira alla cura amorosa che viene dall’amicizia e dal riconoscimento del suo proprio valore. Tra Jane e Madie si instaura uno scambio di doni: da una parte l’amicizia, la presenza, la cura, dall’altra i comportamenti dignitosi, i racconti della vita, la descrizione della società nella quale ha sviluppato la sua personalità scontrosa e libera. Jane, dall’incontro con Maudie, è fattivamente stimolata, nella sua carne stessa e nella sua mente, a scegliere la qualità di quelle azioni che fanno di lei una persona unica, cioè una persona che ha stile. (Luisa Magnani)

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