giovedì 1 dicembre 2011
Uomo e donna li creò - verso "Leielui" di Andrea De Carlo
“Se poi troverà un uomo davvero sulla sua lunghezza d’onda gli spiegherà il segreto semplice dello stare in aria. In effetti le piacerebbe poter condividere questa sensazione, avere qualcuno con cui esplorare le possibilità degli avvitamenti e delle capriole, degli inseguimenti in su e in giù, puntando verso il cielo attraverso le nuvole…..” .
Con un sogno comincia la storia di Clare Moletto, americana, di origini italiane, precaria in un call center, separata da Luigi, uscita da una brutta storia con Alberto, fidanzata di Stefano, prossimamente innamorata di Daniel. Clare sogna di volare. Ma… “Non c’è nessun fiume fresco sotto di lei, solo le lenzuola scomposte del suo letto singolo. Nella sua piccola stanza nel brutto piccolo appartamento al primo piano nella periferia sudovest di Milano”.
Anche Daniel (i due non si sono ancora incontrati) sogna. E’ in una casa in affitto nel sud della Francia, c’è un giardino e uno laghetto d’acqua stagnante dove galleggia un libro, e ci sono due scoiattoli che se lo mangeranno.
L’angoscia che sta dentro al sogno profetico non è tanto diversa da quella che accompagna Daniel nella vita reale (lui è uno scrittore che ha esaurito la sua vena creativa).
Lei è bella, tonica, sfuggente, si sposta, corre (a piedi), appena può scappa, e cerca il vero amore.
Anche lui corre, ma in macchina, inseguendo qualcosa. Corre bevendo vodka, (ha una vecchia Jaguar) e fortunatamente ha un incidente, non grave, così incontra Clare e s’innamora.
L’artista parzialmente maledetto, il cinismo del mondo moderno, il fidanzato borghese con la mamma appresso, i sensi di colpa di lei, l’ex fidanzato violento, e anche la festa in spiaggia con falò e chitarra, sono fin troppo prevedibili per non credere in una strizzatina d’occhio col lettore. (“Un paio di inverni fa quando si era rotto l’impianto di riscaldamento (lui) aveva preso a bruciare i libri nel camino del soggiorno”). Addirittura!
Pare tutto già visto in questo Leielui (titolo scritto tutto unito come a dire che la fusione dei due amanti è autentica e che l’amore totalizzante esiste davvero). Ma oltre a questo l’autore di Treno di panna e Uccelli da gabbia e da voliera cosa vuole suggerire? Forse che Uomini e Donne vivono dentro i loro stessi stereotipi, recite sociali, pantaloni e sottane sbagliate, ma rassicuranti. (Molti gli aperitivi nella parte milanese del libro, fateci caso. E al cameriere si chiede… “Un Negroni sbagliato”, ovvero con ingredienti riveduti e corretti). Allora bisognerà darsi da fare per passare oltre lo sbaglio, oltre la cortina delle finte identità, per trovare una donna in carne ed ossa sotto il blezerino o un uomo nudo e crudo sotto la corazza. Darsi da fare, muoversi, correre. C’è un grande movimento nella storia: spostamenti fisici e mentali, viaggi, fughe e inseguimenti, attacchi scorretti, scuse, provocazioni e rispostacce, reazioni a catena. Quasi un appello: l’amore è movimento, salviamoci dalla staticità del rapporto, salviamoci dalla noia, magari anche dalla morte. Donne e uomini, sembra volerci dire De Carlo, hanno occhi diversi per guardarsi dentro e per guardare fuori, parole e pensieri lontani fra loro anni luce, differenti memorie, differenti ferite. Chissà che le loro infinite differenze non si possano ricomporre in un titolo unico se ci si lavora su, se si fa piazza pulita delle finte illusioni, se si cerca un po’ più di verità dentro se stessi. Almeno provarci. Poi prima o dopo questo Negroni dovrà pure avere un nome. Se non è un Negroni cos’è?
Con un sogno comincia la storia di Clare Moletto, americana, di origini italiane, precaria in un call center, separata da Luigi, uscita da una brutta storia con Alberto, fidanzata di Stefano, prossimamente innamorata di Daniel. Clare sogna di volare. Ma… “Non c’è nessun fiume fresco sotto di lei, solo le lenzuola scomposte del suo letto singolo. Nella sua piccola stanza nel brutto piccolo appartamento al primo piano nella periferia sudovest di Milano”.
Anche Daniel (i due non si sono ancora incontrati) sogna. E’ in una casa in affitto nel sud della Francia, c’è un giardino e uno laghetto d’acqua stagnante dove galleggia un libro, e ci sono due scoiattoli che se lo mangeranno.
L’angoscia che sta dentro al sogno profetico non è tanto diversa da quella che accompagna Daniel nella vita reale (lui è uno scrittore che ha esaurito la sua vena creativa).
Lei è bella, tonica, sfuggente, si sposta, corre (a piedi), appena può scappa, e cerca il vero amore.
Anche lui corre, ma in macchina, inseguendo qualcosa. Corre bevendo vodka, (ha una vecchia Jaguar) e fortunatamente ha un incidente, non grave, così incontra Clare e s’innamora.
L’artista parzialmente maledetto, il cinismo del mondo moderno, il fidanzato borghese con la mamma appresso, i sensi di colpa di lei, l’ex fidanzato violento, e anche la festa in spiaggia con falò e chitarra, sono fin troppo prevedibili per non credere in una strizzatina d’occhio col lettore. (“Un paio di inverni fa quando si era rotto l’impianto di riscaldamento (lui) aveva preso a bruciare i libri nel camino del soggiorno”). Addirittura!
Pare tutto già visto in questo Leielui (titolo scritto tutto unito come a dire che la fusione dei due amanti è autentica e che l’amore totalizzante esiste davvero). Ma oltre a questo l’autore di Treno di panna e Uccelli da gabbia e da voliera cosa vuole suggerire? Forse che Uomini e Donne vivono dentro i loro stessi stereotipi, recite sociali, pantaloni e sottane sbagliate, ma rassicuranti. (Molti gli aperitivi nella parte milanese del libro, fateci caso. E al cameriere si chiede… “Un Negroni sbagliato”, ovvero con ingredienti riveduti e corretti). Allora bisognerà darsi da fare per passare oltre lo sbaglio, oltre la cortina delle finte identità, per trovare una donna in carne ed ossa sotto il blezerino o un uomo nudo e crudo sotto la corazza. Darsi da fare, muoversi, correre. C’è un grande movimento nella storia: spostamenti fisici e mentali, viaggi, fughe e inseguimenti, attacchi scorretti, scuse, provocazioni e rispostacce, reazioni a catena. Quasi un appello: l’amore è movimento, salviamoci dalla staticità del rapporto, salviamoci dalla noia, magari anche dalla morte. Donne e uomini, sembra volerci dire De Carlo, hanno occhi diversi per guardarsi dentro e per guardare fuori, parole e pensieri lontani fra loro anni luce, differenti memorie, differenti ferite. Chissà che le loro infinite differenze non si possano ricomporre in un titolo unico se ci si lavora su, se si fa piazza pulita delle finte illusioni, se si cerca un po’ più di verità dentro se stessi. Almeno provarci. Poi prima o dopo questo Negroni dovrà pure avere un nome. Se non è un Negroni cos’è?
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Buongiorno a tutti.
RispondiEliminaMi è piaciuto meno questo libro dell'altro eppure ho avuto più da dire, forse ha fatto più discutere un pò tutti.
Ci terrei solo a dire una cosa: nel finale della chiacchierata di gruppo ha parlato un signore (di cui scusatemi non ricordo il nome) che ha fatto un lungo monologo criticando anche aspramente i giudizi espressi fin lì da tutti noi.
Ora, ognuno è libero di dire ciò che vuole ed esprimersi come meglio crede per quanto mi riguarda però non capisco tanta veemenza. Io sono stato il primo a dire che non trovavo corretto esasperare una critica disprezzando, come si era fatto fin lì, esageratamente la creazione di una persona in nome della cultura, tutti hanno il diritto e il dovere di esprimersi anche se a noi non piace il loro operato o se c'è altra gente che avrebbe meritato di più la possibilità di vedere stampato un suo libro. Dopo di che mi è sembrato che si è discusso più amabilmente cercando anche gli elementi interessanti e positivi del libro.
Quindi capisco che al signore piaccia De Carlo però non è il modo di conversare in un gruppo di lettura, tirando dritto a un'obiezione che un altro fa alzando la voce. Dire poi che se uno racconta una verità è assurdo chiamarla stereotipo proprio non lo accetto. E' un discorso che mostra lacune per quanto riguarda il discorso uomo-donna, che è poi ciò su cui si basano i nostri incontri.
La discriminazione sessista si basa sullo stereotipo inculcato nella nostra cultura. Non si scappa da questo, credo ne siamo tutti consapevoli. Per cui è fondamentale capire cos'è uno stereotipo.
Le donne che devono occuparsi solo di casa e figli, le donne che sono perennemente insicure e dipendenti dall'uomo, le donne che non sanno guidare, le donne che sono per forza più dolci e romantiche o che sanno guardare tutto con gli occhi dell'anima, le donne che vogliono darla via per fare soldi e carriera perchè costa meno sforzo, le donne sempre sottomesse perchè gli piacciono i bastardi, ecc. sono tutti stereotipi dell'accidente! Cioè non vuol dire che non sia vero che molte donne sono così ma non lo sono tutte e soprattutto, come diceva la Marzano, lo sono perchè è la società che non gli dà alternative, quindi assurdo fargliene una colpa eccessiva. Così come è assurdo fare una colpa eccessiva a molti uomini che sono lo stereotipo imposto dalla società.
Se uno stereotipo è uno stereotipo, caro signore, io non so come altro chiamarlo... vogliamo chiamarlo luogo comune?!
Detto questo volevo condividere una lettera aperta a Michela Marzano che scrissi dopo aver letto Sii bella e stai zitta. All'interno di questo mio scritto ci sono due post che ho scritto che rappresentano bene il discorso dello stereotipo che mi piacerebbe dividere con voi e anche il pensiero espresso alla Marzano vorrei condividere.
Per completezza vi do anche gli indirizzi del commento radio che cito nella lettera alla Marzano e un altro post sullo stupro morale che spesso la donna riceve da questa società malata.
http://iosonoincazzatonero.blogspot.com/2011/12/lettera-aperta-michela-marzano.html
http://iosonoincazzatonero.blogspot.com/2011/11/frequenza-incazzata-nera-moon-trein.html
http://iosonoincazzatonero.blogspot.com/2010/12/donne-stuprate-dalla-societa.html
Grazie della cortese attenzione, buona domenica a tutte e a tutti.