mercoledì 17 novembre 2010

Il salotto del martedì - 9 novembre 2010 - La macchia umana

Philip Roth, La macchia umana, Einaudi.
Un romanzo illeggibile, che esalta la condotta di un personaggio immorale, il quale, incapace di accettare la propria condizione d’origine, vive una vita di bugie, di falsità, di maschere, di inganni?
Un altro romanzo maschilista, come tutti i romanzi di Philip Roth?
Una splendida tessitura di innumerevoli storie, sulla trama della storia di Coleman Silk?
Il dono di uno scrittore fertile e generoso?
Dove ci siamo collocati? contro Coleman e Faunia ? "abbiamo operato" per il loro esilio morale?
Oppure ci siamo affiancati a Zuckerman, il narratore, nella sua investigazione, calda di amicizia ed empatica, di una porzione di umanità che sta per gran parte di essa?
Piccolo campionario dei nostri sentieri di esplorazione dell’opera di Philip Roth, uno scrittore che favorisce domande più che risposte.
Tutti i personaggi di questo affresco americano custodiscono segreti, macchie segrete.
Perché Coleman, brillante professore, preside di facoltà attivo ed efficace, che è "nero", ma con tratti che possono farlo passare per "bianco", negli anni della segregazione sceglie di lasciarsi alle spalle le sue radici e di vivere la sua singolare rimozione? Perché Faunia, che ha vissuto perdite crudeli e violenze familiari, sceglie un profilo di vita senza qualità, nascondendo a tutti la propria cognizione del dolore? Perché Delphine Roux (in un certo senso l’antagonista di Coleman), brillante studiosa, esilia la sua giovinezza avida di vita in un’appartata università americana? Perché Les Farley, ex marito di Faunia, reduce della guerra del Vietnam, è perso irrimediabilmente in un orrore rabbioso, minaccioso, vendicativo? Ogni rivelazione dei loro segreti porta in sé il ragionevole dubbio che la verità non si possa mai cogliere pienamente, che non si possa costruire una storia di purificazione, una narrazione lustrale: … noi lasciamo una macchia, lasciamo una traccia, lasciamo la nostra impronta. Impurità, crudeltà, abuso, errore, escremento, seme: non c’è altro mezzo per essere qui…
Storie parallele, ciascuna nella propria singolarità, che diventano interessanti nel momento del "disastro", quando l’energia vitale che fa succedere le cose, la rabbia che difende, la seduzione che cattura, vengono giocate dal Caso.
Lo spirito del romanzo è spirito di complessità. Ogni romanzo dice al lettore: "Le cose sono più complicate di quanto tu pensi". Parola di Milan Kundera.

(a cura di Luisa Magnani)

[nella foto Philip Roth]

2 commenti:

  1. Mi pare che la sintesi, suscitando più domande che risposte, colga l'aspetto più affascinante del libro:uno specchio della multiforme varietà della vita.

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  2. un romanzo veramente brutto, inutile, scritto male.

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