venerdì 19 novembre 2010

Un libro, un film - verso 'Il lungo addio', di Raymond Chandler

Per quelli che amano i polizieschi d’azione, fatti di violenza, alcol, droga e dark ladies procacciatrici di sventure, i romanzi di Raymond Chandler fanno al caso loro.

Il linguaggio è quello spiccio ("cercai qualcosa da mettere sotto i denti… mandai giù un cocktail tutto d’un fiato… pensai che la cosa migliore fosse tagliare la corda…") e il protagonista, l’investigatore Philip Marlowe, è un duro, senza peli sulla lingua, ma a guardar bene intimamente etico e di buon cuore, reso cinico e sprezzante dal mondo sordido della metropoli.

Un sottobosco di personaggi dal sapore pulp, che spiazzano il lettore con barocchi colpi di scena, popolano gli spazi di Marlowe. Tipi che prendono la vita di petto, aggressivamente, che non hanno paura dei lati oscuri dell’esistenza e che Marlowe (Chandler) guarda con apparente distacco ma in verità scruta, soppesa, viviseziona con fine psicologia, fino a ricercarne i più umani 'perché' (il perché di tutto quell’alcol, il perché del potere corrotto, dei suicidi, dei tradimenti, dei delitti) e li rivela attraverso una sapiente semina di indizi e dialoghi brevi e brillanti.

Anche Il lungo addio, scritto nel '53, (in un momento estremamente triste della sua vita a causa della malattia incurabile dell'amatissima moglie, che morirà l'anno successivo) è una combinazione di questi ingredienti: raffinatezza stilistica, uno sguardo impassibile, probabile pretesto per una riflessione più ampia.

L’inizio: casualmente il detective Philip Marlowe si imbatte in Terry Lennox, personaggio un po’ inquietante, bevitore impenitente, che lavora nel mondo del cinema, marito di Sylvia, figlia di un miliardario. I due simpatizzano e si incontrano di tanto in tanto per bere un bicchiere. Un giorno Marlowe, assecondando il desiderio di Lennox che vuole andarsene, decide di accompagnarlo alla frontiera messicana, ma al suo ritorno una sorpresa lo aspetta. Sylvia è stata trovata morta ammazzata, Lennox è sospettato d’omicidio e Marlowe viene accusato di complicità e finisce in galera...("Avevo bisogno di fortuna... diavolo ne avevo bisogno a vagoni…"). Dunque l’amicizia è tradita. Lennox si è servito di lui. Il solitario Marlowe, convinto di avere trovato un amico, si deve ricredere.

Dopo escono dall’ombra altri personaggi, complicati intrecci parentali, interni alto borghesi, mogli infelici, scrittori dall'apparente successo ma umanamente falliti, il tutto costantemente annaffiato da fiumi di alcol.

Un libro sugli ideali infranti? Sui codici d’onore spezzati? Sul potere? Sulla solitudine e la corruzione metropolitana? Sugli inconsolabili addii? Provare a leggere... e farsi un’idea!

"La letteratura seria non esiste" diceva Chandler convinto dell’ utilità estetica delle sue storie. L’autore, uomo borghese, prodotto della middle class americana, cresciuto in Inghilterra, sposato con una modella bellissima, ex commercialista licenziato per problemi di alcol, era intenzionato con i suoi romanzi a creare un nuovo genere giallo, fatto di gusto fine, di trame di commedia, di sottofondi romantici, insomma un genere più vicino alla strada ma non basso come la strada. Il successo gli ha dato ragione.

Elena Bellei, conduttrice del GdL 'Un libro, un film'

1 commento:

  1. Era dalla scoperta dell’intenso Cornell Woolrich che non leggevo un noir, e grazie a questa scelta del gruppo caduta su "Il lungo addio”
    ho avuto l’occasione di riscoprire la ‘differenza’ che smarca questo genere dal semplice
    giallo/poliziesco o dalla fiction di intrattenimento costruita principalmente sugli eccitanti meccanismi di
    suspence. Certo anche ne "Il lungo addio" questi meccanismi sono presenti: una certa messa
    in scena del dramma, del colpo di scena, della suspence, della soluzione elegante in una intricata partita di scacchi, ma come in ogni sapiente noir il centro, il punto focale, il climax è da ricercare altrove. Questo noir di Chandler ci parla di ‘altre verità’ che poco dipèndono dall’attesa soluzione della sciarada poliziesca che arriverà puntualmente (e forse anche il mistero del medaglione Artists Rifles indossato da Eileen Wade oltre a fungere da tassello-chiave nel puzzle, potrebbe avere implicazioni più sottili, psicologiche,simboliche).
    Ma dove cercare quindi il cuore segreto de "Il lungo addio"?Io l’ho cercato alla luce di una dichiarazione dello stesso Chandler: “There are two kinds of truth: the truth that lights the way and the truth that warms the heart”.
    Questo connubbio auspicato da Chandler, nei processi di scrittura, mi sembra compiutamente realizzato ne “Il lungo addio”:
    - portando il climax sulle situazioni erotiche-sentimenali sui cui poi cala ogni volta il sipario dell’addio (the truth that warms the heart);
    - lungo tutto un percorso sulle strade della perdizione popolate da una galleria di figure autodistruttive (Terry Lennox, Earl e il dottor Verringer, lo scrittore Roger Wade, Eileen Wade) e visitate da Marlowe, come in un girone dantesco, nello loro dimore da sogno sulle colline di IdleValley (the truth that lights the way).

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