
(a cura di Edda Reggiani)

La rincorsa affannosa di Lei e
Lui, continuamente interrotta e rilanciata dallo squillo del cellulare, è
descritta da De Carlo con un taglio cinematografico e un'ampia profusione di
dettagli. Da cosa è giustificata questa scelta stilistica? Se da un lato è
indubbio che, nella quotidianità, quasi tutte le storie d'amore sono lunghe,
lente e noiose, dall'altro la letteratura mostra numerosi esempi di vicende
banali narrate in modo appassionante e scorrevole.
È possibile affrontare un tema delicato e complesso come quello della condizione femminile nell'Italia di oggi con uno stile semplice e divulgativo, senza cadere nella banalità? Secondo Michela Marzano, autrice di Sii bella e stai zitta, la risposta è affermativa. Tale approccio semplifica inevitabilmente le questioni in gioco; tuttavia, dato l'intento educativo, oltre che illustrativo, che guida il lavoro di Marzano, la scelta di uno stile accessibile risulta pressoché necessaria.
Vito Mancuso, La vita autentica, Cortina 2009
Parte il corso di scrittura "Leggere/Scrivere - Scrivere/Leggere", condotto dallo scrittore Ugo Cornia. I lavori del gruppo sono documentati nel blog http://www.comune.modena.it/biblioteche/leggerescrivere/.
Dopo aver condotto le loro vite per vie diverse, spesso dolorose e cariche di grandi ripensamenti, i due genitori si ritrovano e si ricostruisce anche un dialogo con i figli su nuove basi.
Si riparte con i gruppi di lettura (e non solo...) della stagione 2011-2012.
l'altro, che tendevano a mescolarsi nella testa, per una serie di echi.
Il secondo, Il vino della solitudine, di Irène Némirovsky (Adelphi 2011), definito il più autobiografico e personale dei libri della scrittrice ebrea di origini russe, che pochi anni dopo morirà in un campo di concentramento, racconta dell'infanzia infelice della piccola Hélène, la cui madre è troppo concentrata su di sé o impegnata a farsi corteggiare dal suo giovane amante per accorgersi del bisogno di amore della figlia. Anche qui dunque un sofferto rapporto madre-figlia. E anche qui una figura femminile diversa dalla madre, che si fa carico di amare e ascoltare Hélène, Madamoiselle Rose, l'amata istitutrice, il cui nome si sostituisce a quello della madre nelle preghiere serali. Hélène, che intanto si trasforma da bambina un po' goffa in affascinante giovane donna, medita verso la detestata madre la più crudele delle vendette. Ma alla fine prevale in lei il desiderio di andare oltre. Da un'infanzia infelice non si guarisce mai, eppure “non si può essere infelici quando si ha questo: l'odore del mare, la sabbia sotto le dita... l'aria, il vento”. Gli anni dell'infanzia sono stati terribilmente duri – dice ancora la Némirosvky - “ma mi hanno temprata, hanno rafforzato il mio coraggio e il mio orgoglio. E questo mi appartiene. E' la mia ricchezza inalienabile. Sono sola, ma la mia solitudine è aspra e inebriante”.

Chiara Frugoni. La voce delle immagini. Pillole iconografiche dal Medioevo, Einaudi 2010.
A chi non è mai capitato, ad una mostra o in museo, di leggere termini astrusi sulle didascalie di un quadro o di una scultura, di giudicare incongruente la serenità di una Madonna ai piedi del figlio crocifisso oppure di non capire la disposizione delle figure e degli edifici in un quadro che non rispetta le proporzioni e ci racconta una storia con mille dettagli incomprensibili?
“Se non conosciamo il significato di una lingua rimaniamo magari colpiti dalla sua musicalità, ma la nostra superficiale comprensione non permette un dialogo e un arricchimento. Le immagini medievali si esprimevano con una loro lingua fatta anche di gesti in codice, di convenzioni architettoniche, di dettagli allusivi, di metafore, di simboli: se non li conosciamo, quelle immagini non hanno voce”.
Chiara Frugoni – studiosa del Medioevo - si è messa nei nostri panni e con il rigore dello storico che non dimentica mai di citare le fonti, ci offre preziose chiavi di lettura alle opere degli artisti medievali. Grazie al suo aiuto impariamo a riconoscere i gesti del comando, della sottomissione e dell’umiltà; le posture della sconfitta, dell’opposizione, della sofferenza e della perplessità: sentimenti e passioni che non possono trasparire dai volti, quasi sempre impassibili. Dai gesti della parola riconosciamo le situazioni narrative; risaliamo alle fonti dell’iconografia degli evangelisti, delle gerarchie angeliche e in particolare degli arcangeli; impariamo a riconoscere le fogge dell’abbigliamento liturgico, i segni di identificazione e di discriminazione imposti ai diversi (ebrei ed eretici soprattutto) e quelli utili a distinguere puntigliosamente i beati dai santi, i santi defunti da quelli dipinti quando ancora erano in vita. Nelle composizioni architettoniche dei quadri le leggi della prospettiva a volo d’uccello sono ricondotte ai canoni estetici e alle necessità didattiche della Chiesa del tempo. E ancora, le raffigurazioni di Cristo in Croce - trionfante o sofferente - e l’iconografia della Passione, con il significato simbolico degli animali del Bestiario.
Un saggio che cattura più di un romanzo.
Frank Schätzing, Il quinto giorno, Nord 2005
Alla fine è arrivata la notte. E la città ha regalato parole. Avete idea di quante parole sono state dette, lette e cantate in una sola notte? Nemmeno il rombo delle Rosse le ha fatte tacere. (Neanche il raduno delle Lambrette). Sono state annunciate, accompagnate, amplificate e si sono moltiplicate all’infinito perché, dopo, davanti a un frizzantino fresco, hanno continuato a girare.
È possibile essere dalla parte di un assassino?
In realtà è presente anche il desiderio di riscatto, attraverso l’istruzione e la bellezza, tanto che Balram coltiva il sogno di fondare una scuola che privilegi la poesia, ma sia anche realista: “una scuola senza Buddha e senza Gandhi”, che renda i ragazzi come suo nipote consapevoli delle loro capacità.
Se avete letto Cuccette per signora di Anita Nair, ricorderete la stazione di Bangalore, in cui fino al 1998 sopravviveva l'antiquata usanza dei posti in treno riservati alle donne.
Stevens, protagonista di Quel che resta del giorno, è il modello di una figura al tramonto: il maggiordomo incaricato di gestire tutti gli aspetti pratici della grande residenza di un influente membro dell’aristocrazia britannica. Il viaggio attraverso la campagna inglese, offerto dal nuovo padrone americano, diventa quindi l’occasione di riflettere su una professione che ha assorbito ogni istante della sua vita.
Quante storie sono contenute in W o il ricordo d’infanzia? Ci sono l’incontro di Gaspard Winckler all’Hotel Berghof, i ricordi d’infanzia dell’autore, la descrizione della società W. Considerata indipendentemente, nessuna di queste è una vera e propria “storia”: la vicenda di Gaspard Winckler s’interrompe quando dovrebbe cominciare, alla partenza per W; la descrizione della società W è una sorta di saggio; i ricordi d’infanzia sono frammenti tra loro scollegati. Qual è il tratto d’unione intorno a cui si intrecciano questi testi?
È un gruppo di individui adulti, disponibili a condividere il racconto della personale esperienza di lettura di un testo, per lo più di narrativa, scelto preliminarmente, di comune accordo. In realtà il GdL legge e rilegge: prima legge il testo, poi ne ascolta altre possibili letture, intanto lo ripercorre e in qualche modo lo rilegge. Far parte di un GdL significa far tesoro della lettura individuale per riportare ad altri emozioni e pensieri che essa ha riportato a noi; è fare tesoro anche delle letture altre, scoprendo:
-libri che avrei sempre desiderato leggere, ma non sapevo esistessero
-il rispetto reciproco
-l'ascolto
-l'orgoglio di essere un lettore
-che leggendo sento, penso, conosco me stesso attraverso la lettura
-che tengo traccia delle mie letture
-che una lettura diversa dalla mia è possibile
Leggere solo libri, mai fotocopie
Mantenere una regolare scadenza degli appuntamenti, in genere mensili
Rispettare gli altri: non interrompere, non sovrapporre le voci, evitare colloqui a “due”, lasciare spazio anche ai meno esuberanti; chi non è mai intervenuto ha la precedenza su chi interviene per la seconda o la terza volta
Non ripetere ciò che altri hanno già detto, ma cercare di contribuire con qualcosa di nuovo e personale
Ricordare che non esistono torto o ragione, solo differenze di opinioni
Ciò che accomuna i membri del gruppo è la lettura di quel particolare testo; è bene perciò attenersi il più possibile ad esso. Anche i contributi critici utili per approfondire possono essere una ricchezza, purché non si dimentichi che ciò che mette tutti sullo stesso piano, al di là delle differenze umane e culturali, è aver attraversato la lettura di quel libro